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Redazione
Più chiari di così si muore. Che cosa ci si poteva aspettare dal premier Matteo Renzi se non una puntata di piedi rispetto le proposte – accuse del presidente Pietro Grasso? A Rtl 102.5, il presidente del Consiglio torna a parlare della questione Senato e avverte: "Se la classe politica dice che non bisogna cambiare, faranno a meno di me e magari saranno anche più contenti". E ancora: "Su questa cosa non mollo di mezzo centimetro, andiamo diritto. Voglio che anche chi non ci crede ed è sfiduciato possa vedere che stavolta il risultato lo otteniamo". "Nessun bluff, i parlamentari vanno ridotti" – "Per ridurre i parlamentari – riprende -, evitare il ping pong delle leggi, semplificare il quadro, facciamo del Senato, come in tanti Paesi, il luogo dove siedono, senza indennità, sindaci e presidenti di Regione. Si tratta di vedere se questa volta si bluffa o si fa sul serio, perché si chiede ai senatori di superare il Senato. Non è mica facile, lo so. Ma è una questione di dignità verso i cittadini. "Basta con i professoroni. Sono trent'anni che ci sono commissioni e superprofessoroni che discutono di riforma del bicameralismo". E Pietro Grasso non crede si possa riuscire? "No, non è proprio d'accordo" con la riforma, replica Renzi.
Il premier lancia anche un avvertimento chiaro e forte ai suoi: "Provo curiosità: voglio vedere se davvero non votano. I parlamentari del mio partito che non vogliono votare" il ddl costituzionale sul Senato "dovrebbero ricordare che" quella proposta "l'ho portato alle primarie" ed è stata "votata dai nostri elettori". E che è stata vagliata "due volte dalla direzione" del Pd. "Paradossalmente per creare lavoro bisogna rimettere innanzitutto a posto le regole istituzionali: superare il Senato, eliminare i politici dalle province e l'autentica vergogna delle rimborsopoli delle Regioni cui metteremo un freno per sempre", continua, sottolineando che le riforme istituzionali non servono "solo agli addetti ai lavori ma sono anche il presupposto per poter chiedere agli imprenditori internazionali di tornare a investire in Italia, con un sistema Paese che è più capace di creare lavoro".
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