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MASSACRO DEL CIRCEO: PARLA LA GENETISTA MARINA BALDI

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Tempo di lettura 3 minutiBaldi: "Le ossa erano immerse nella terra, quindi lo stato di conservazione era pessimo"

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di Angelo Barraco
 
Roma – Il massacro del Circeo è una di quelle pagine nere della storia italiana che sono indelebili, irremovibili a causa dell’efferata crudeltà messa in atto da Angelo Izzo, Andrea Ghira e Gianni Guido ai danni di Donatella Colasanti e Rosaria Lopez, due ragazze che all’epoca dei fatti avevano rispettivamente 17 e 19 anni. Due ragazze di bell’aspetto e che vivevano in condizioni economiche modeste che vengono portate in una Villa si San Felice Circeo. Ghira, Izzo e Guido torturano per 36 ore le ragazze con bastonate, violenze sessuali. Le chiudono in bagno ed esercitano ripetute violenze fisiche. Rosaria Lopez è morta a seguito dell’immersione della sua testa nella vasca da bagno piena d’acqua che ne ha causato l’annegamento, aveva subito anche numerose violenze fisiche. Donatella Colasanti invece si è salvata perché si è finta morta. Nel 1976 arriva il processo: ergastolo per Izzo, Ghira e Guido. Ma Ghira non c’è poiché si da latitante e fugge nella legione spagnola.  Nel 2004 Izzo ottiene la semilibertà e uccise Maria Carmela Linciano (49 anni) e Valentina Maiorano (14 anni), madre e figlia. Le donne vennero legate, soffocate e sepolte nel cortile di una villetta in provincia di Campobasso. Gianni Guido, il terzo killer del Circeo viene affidato ai servizi sociali in data 11 aprile 2008, dopo 14 anni nel carcere di Rebibbia. E’ evaso dal carcere diverse volte e per 11 anni ha vissuto all’estero, in carcere ha trascorso poco meno di 22 anni. 
 
Oggi il caso può considerarsi ufficialmente chiuso poiché è arrivata la conferma che il corpo sepolto nel cimitero di Melilla appartiene ad Andrea Ghira. La conferma arriva dalla consulenza sui resti del corpo che è stato riesumato in data 15 gennaio 2016 dopo che la Procura ha deciso di riaprire nuovamente il caso e mettere la parola fine su questa orribile vicenda. Il Corriere Della Sera, che ha dato la notizia esclusiva, riporta che la “relazione dei medici legali nominati dall’accusa, i professori Giovanni Arcudi e Giuseppe Novelli, stabilisce con assoluta certezza che il materiale organico analizzato è dell’unico dei tre mostri del Circeo sottrattosi alla giustizia, già prima della sentenza all’ergastolo pronunciata in primo grado nel 1976”. La consulenza conferma quindi l’esito degli esami effettuati nel 2005, Massimo Testa De Andres è Andrea Ghira. 
 
Noi de L’Osservatore D’Italia abbiamo intervistato in esclusiva la Dott.ssa Marina Baldi, Biologa e specialista di Genetica Medica nonché consulente tecnico in materia di genetica forense che è stata contattata dall’Avvocato Chiriatti per conto della famiglia Lopez per seguire la vicenda.
 
– E’ ufficiale, i resti rinvenuti a Melilla sono di Andrea Ghira: I tempi che hanno portato alla tanto attesa conferma sono stati lunghi, come mai?  
Al momento la notizia è solo giornalistica e non abbiamo ancora avuto modo di vedere la relazione tecnica depositata in procura. Comunque le procedure che devono essere utilizzare per l'analisi da ossa sono lunghe e complesse e in questo caso la situazione era peggiorata dal cattivo stato di conservazione delle stesse. È stato quindi necessario un lungo trattamento di decalcificazione che ha preso tanto tempo.
 
– Qual’era lo stato di conservazione delle ossa di Ghira e quali sono state le difficoltà in cui vi siete imbattuti?
Le ossa erano immerse nella terra, quindi lo stato di conservazione era pessimo. Terra, muffe e batteri hanno reso difficile l'estrazione del DNA, che può avvenire solo dopo lunghi periodi di incubazione e lavaggi accurati. Inoltre è stato necessario utilizzare kit di amplificazione tra i più moderni ed efficaci, in grado cioè, di consentire l'ottenimento di profili leggibili anche a partire da campioni degradati.
 
– Che genere di analisi vengono effettuate sulle ossa?
L'analisi effettuata è stata la classica analisi forense del DNA nucleare, che ormai viene eseguita su salme anche scheletrizzate senza problemi interpretativi
 
– Come mai l’esito di 10 anni fa non diede certezza assoluta?
10 anni fa i kit di amplificazione erano meno sensibili e non fu possibile estrarre ed analizzare il DNA nucleare, ma solo il mitocondriale che non serve per l'identificazione personale, ma consente solo di attribuire un soggetto ad una famiglia con una parentela per via femminile.
 
– Quando ha iniziato ad occuparsi della vicenda e in che veste?
Sono stata contattata dall'Avvocato Stefano Chiriatti per seguire la vicenda per la famiglia di Rosaria Lopez, dopo alcuni anni dalla prima esumazione. Preparai una relazione in cui evidenziavo che l'analisi del DNA mitocondriale non era esaustiva,  e tale consulenza fu studiata dalla procura e dai suoi consulenti i quali confermarono le mie conclusioni e concordarono sulla necessità di dover procedere ad una nuova esumazione e a nuove analisi 
 
– Che opinione ha in merito a questa terribile vicenda che ancora oggi è un “nervo scoperto” per l’Italia ma che oggi finalmente ha avuto un epilogo?
Sono contenta che sia finita e che si sia messo un punto fermo su una vicenda che ha sconvolto una generazione, ma rimane l'amarezza che un efferato assassino non abbia fatto nemmeno un giorno di carcere.

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