MASSACRO DEL CIRCEO: È DI ANDREA GHIRA QUEL CORPO SEPOLTO A MELILLA

di Angelo Barraco
 
Roma – È /* Style Definitions */ table.MsoNormalTable {mso-style-name:"Tabella normale"; mso-tstyle-rowband-size:0; mso-tstyle-colband-size:0; mso-style-noshow:yes; mso-style-priority:99; mso-style-qformat:yes; mso-style-parent:""; mso-padding-alt:0cm 5.4pt 0cm 5.4pt; mso-para-margin-top:0cm; mso-para-margin-right:0cm; mso-para-margin-bottom:10.0pt; mso-para-margin-left:0cm; line-height:115%; mso-pagination:widow-orphan; font-size:11.0pt; mso-ascii- mso-ascii-theme- mso-fareast- mso-fareast-theme- mso-hansi- mso-hansi-theme-} ufficiale, il corpo sepolto nel cimitero comunale di Melilla è di Andrea Ghira. La conferma arriva dalla consulenza sui resti del corpo che è stato riesumato in data 15 gennaio 2016 dopo che la Procura ha deciso di riaprire nuovamente il caso e mettere la parola fine su questa orribile vicenda. Il Corriere Della Sera, che ha dato la notizia esclusiva, riporta che la “relazione dei medici legali nominati dall’accusa, i professori Giovanni Arcudi e Giuseppe Novelli, stabilisce con assoluta certezza che il materiale organico analizzato è dell’unico dei tre mostri del Circeo sottrattosi alla giustizia, già prima della sentenza all’ergastolo pronunciata in primo grado nel 1976”. La consulenza conferma quindi l’esito degli esami effettuati nel 2005, Massimo Testa De Andres è Andrea Ghira. 
 
Rosaria Lopez e Donatella Colasanti erano due giovani ragazze, rispettivamente di 19 e di 17 anni, che vivevano nel quartiere romano della Montagnola e provenivano da famiglie modeste. Un giorno conoscono Gianni Guido e Angelo Izzo, tramite un amico comune dei due, tale incontro avviene fuori da un cinema. Dopo questo primo incontro, Izzo e Guido proposero a Donatella e Rosaria e ad un’altra loro amica –che non si presentò all’ultimo minuto all’appuntamento- di rincontrarsi qualche giorno dopo per una festa che si sarebbe tenuta a casa di un amico. Pochi giorni dopo avvenne l’incontro: Donatella Colasanti raccontò così quella giornata: “Tutto è cominciato una settimana fa, con l'incontro con un ragazzo all'uscita del cinema che diceva di chiamarsi Carlo, lo scambio dei numeri di telefono e la promessa di vederci all'indomani insieme ad altri amici. Con Carlo così, vengono Angelo e Gianni, chiacchieriamo un po', poi si decide di fare qualcosa all'indomani, io dico che non avrei potuto, allora si fissa per lunedì. L'appuntamento è per le quattro del pomeriggio. Arrivano solo Angelo e Gianni, Carlo, dicono, aveva una festa alla sua villa di Lavinio, se avessimo voluto raggiungerlo… ma a Lavinio non arrivammo mai. I due a un certo punto si fermano a un bar per telefonare a Carlo, così dicono; quando Gianni ritorna in macchina dice che l'amico avrebbe gradito la nostra visita e che andassimo pure in villa che lui stava al mare. La villa era al Circeo e quel Carlo non arrivò mai. I due si svelano subito e ci chiedono di fare l'amore, rifiutiamo, insistono e ci promettono un milione ciascuna, rifiutiamo di nuovo. A questo punto Gianni tira fuori una pistola e dice: "Siamo della banda dei Marsigliesi, quindi vi conviene obbedire, quando arriverà Jacques Berenguer non avrete scampo, lui è un duro, è quello che ha rapito il gioielliere Bulgari". Capiamo che era una trappola e scoppiamo a piangere. I due ci chiudono in bagno, aspettavano Jacques. La mattina dopo Angelo apre la porta del bagno e si accorge che il lavandino è rotto, si infuria come un pazzo e ci ammazza di botte, e ci separano: io in un bagno, Rosaria in un altro. Comincia l'inferno. Verso sera arriva Jacques. Jacques in realtà era Andrea Ghira, dice che ci porterà a Roma ma poi ci hanno addormentate. Ci fanno tre punture ciascuna, ma io e Rosaria siamo più sveglie di prima e allora passano ad altri sistemi. Prendono Rosaria e la portano in un'altra stanza per cloroformizzarla dicono, la sento piangere e urlare, poi silenzio all'improvviso. Devono averla uccisa in quel momento. Mi picchiano in testa col calcio della pistola, sono mezza stordita, e allora mi legano un laccio al collo e mi trascinano per tutta casa per strozzarmi, svengo per un po', e quando mi sveglio sento uno che mi tiene al petto con un piede e sento che dice: "Questa non vuole proprio morire", e giù a colpirmi in testa con una spranga di ferro. Ho capito che avevo una sola via di uscita, fingermi morta, e l'ho fatto. Mi hanno messa nel portabagagli della macchina, Rosaria non c'era ancora, ma quando l'hanno portata ho sentito chiudere il cofano e uno che diceva: "Guarda come dormono bene queste due". I killer lasciarono la Fiat 127 con i corpi di Rosaria e Donatella nel bagagliaio in Via Pola, quartiere “Trieste”. Donatella, piena di sangue e stremata dalle violenze subite, si mette a lamentarsi. L’auto viene intercettata e i Carabinieri, alle ore 23:00, scoprono Donatella Colasanti ancora viva e Rosaria Lopez priva di vita. Il 29 luglio arriva la sentenza di primo grado per Guido, Izzo, Ghira: ergastolo. Quest’ultimo però non c’è poiché si rifugia in Spagna e si arruola nella Legione Spagnola.