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Scienza e Tecnologia

Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics, la raccolta definitiva

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Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics è una collezione di 7 videogiochi 2D nati dalla collaborazione pluriennale tra Marvel e Capcom. Questa nuova e lucidata Fighting Collection non è solo una riproposizione di alcuni vecchi (seppur amatissimi) titoli, ma rappresenta una svolta pazzesca per il futuro di questo franchise che i fan aspettavano spasmodicamente da anni. Il Valore di questo cross-over risiede nel fatto che è riuscito da sempre ad unire Oriente e Occidente, infatti da un lato ci sono i combattenti dei picchiaduro della software house giapponese e dall’altro i supereroi (buoni e cattivi) dell’americana Marvel. Un insieme di combattenti assolutamente accattivanti e grintosi che hanno sempre attratto l’attenzione dei players di ogni età. L’uscita di questo titolo ci ha riportato alla memoria i giorni spensierati in cui alcuni dei titoli presenti nella collections erano presenti nelle sale giochi e i ragazzini di allora passavano i pomeriggi sfidando amici o il difficile livello di sfida offerto dal cabinato arcade. Insomma questa raccolta è un tuffo nel passato che include ben sette perle, compreso un picchiaduro a scorrimento poco conosciuto (The Punisher). Nel pacchetto c’è insomma la storia della trionfale collaborazione tra Capcom e Marvel prima che esplodesse nello splendido Marvel Vs. Capcom 3: un percorso impreziosito da netti miglioramenti alla giocabilità, funzionalità online e piccoli grandi extra gioco dopo gioco. Come appena accennato, Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics rappresenta un percorso evolutivo che segna indelebilmente gli anni ’90 degli ultimi, grandi picchiaduro 2D sviluppati in casa Capcom. L’inizio, in ordine cronologico, non è esattamente dei più sfolgoranti ma la compagnia giapponese l’ha comunque incluso nel pacchetto per amor di completezza. The Punisher esce nel 1993 e diventa subito un grande successo arcade. Capcom ripropone la formula dei suoi Final Fight e Captain Commando, rappresentando fedelmente il personaggio di Frank Castle, antieroe Marvel senza poteri, ma con un’immensa esperienza militare. Nel gioco, il Punitore combatte orde di nemici per arrivare a Kingpin, passando sopra i cadaveri di scagnozzi come Bushwacker o Mosaico, affiancato da Nick Fury. Il picchiaduro, diviso in stage e a scorrimento come da tradizione, si distingueva per la violenza sopra le righe, lo stile fumetto, molto fedele ai fumetti Marvel con tanto di onomatopee, e una tecnologia inedita che permetteva di schierare fino a dieci sprite nemici contemporaneamente. Il gameplay è abbastanza classico: attacchi concatenabili, mosse speciali che consumano l’indicatore della vita, oggetti da raccogliere per guarire o aumentare il punteggio, armi da mischia e da fuoco a consumo. Un arcade d’altri tempi, duro e puro.

Parlando invece di Children of the Atom, il picchiaduro uno contro uno con protagonisti i celebri mutanti creati da Stan Lee, possiamo dire che è il primo rudimentale esperimento di Capcom pensato per trasportare in ambito fighting game dei personaggi dotati di poteri incredibili. Un titolo imperfetto da cui, negli anni, si sono susseguiti altri titoli sempre più ricchi e dettagliati. Collisioni imprecise, combo infinite e un bilanciamento che lascia a desiderare sono sicuramente degli elementi che al giorno d’oggi fanno sorridere. Tuttavia, guardando il titolo con gli occhi analitici di chi vuole comprendere la storia di un franchise, non si può non ammirare l’enorme lavoro fatto da Capcom, l’art design ispiratissimo e le favolose transizioni tra stage che caratterizzano il primo, fondamentale, esperimento di questa saga. Parlando invece di Marvel Super Heroes possiamo dire che resta un prodotto rigorosamente 1v1 ma si sposta nell’universo allargato dei supereroi Marvel, con personaggi come Spiderman, Captain America e Hulk. Il combo system e il sistema di collisioni risultano più raffinati, mentre l’introduzione delle Gemme dell’Infinito, da raccogliere e utilizzare durante gli scontri, aggiunge una componente di imprevedibilità alle battaglie. Impreziosisce l’offerta una eccellente colonna sonora, che crea alcune tra le icone musicali dell’epoca CPS2 con il suo sound tipicamente digitale ma riconoscibilissimo. Seguono i due esperimenti crossover: X-Men vs Street Fighter e Marvel vs Street Fighter, che segnano l’approdo della saga nel sistema tag team. Il primo titolo, entrato nella storia con l’iconica stretta di mano tra Ryu e Cyclops, risulta un netto passo avanti rispetto a tutto ciò che c’era prima. Un’azione decisamente più moderna, combo aeree più raffinate e l’aggiunta di meccaniche tag indicano l’inizio della “maturità” di questo franchise che comincia ad assumere una forma propria. Il secondo capitolo crossover di questa carrellata non differisce molto dal primo se non nel roster e in alcune meccaniche minori, e potremmo quasi considerarlo una sorta di “patch” primordiale dell’epoca dei cabinati. I personaggi dell’universo Marvel e X-Men cominciano ad avere un assetto definito, con un set di mosse migliorate e più funzionali negli scontri. Con Marvel Vs. Capcom: Clash of Super Heroes, dopo diversi esperimenti tra X-Men, Marvel e Street Fighter, Capcom ha capito che poteva riunire tutto in unico pacchetto e senza limiti per via del nome del gioco. In effetti, se nel titolo si inserisce solamente X-Men o Street Fighter, di certo non ti aspetti la presenza di Morrigan da Darkstalkers nel roster. Da qui l’idea di creare un prodotto più ampio e che includesse personaggi proveniente da serie differenti. La formula del 2vs2 funzionava e Capcom ha deciso di adottarla anche per questo capitolo, aggiungendo allo stesso tempo dei personaggi assist non giocabili da poter far intervenire in maniera limitata per creare diverse combo. Ma è con Marvel Vs.Capcom 2: New Age of Heroes che questa raccolta raggiunge il suo culmine. Il titolo infatti è un punto di arrivo e un nuovo inizio, con un roster impensabile di ben cinquantasei personaggi che includono tutti quelli proposti nei giochi precedenti più nuove leve come SonSon e Amingo lato Capcom o Cable e Marrow lato Marvel. Il titolo uscito nel 2000 combina anche sprite 2D e spettacolari scenari 3D con un’effettistica all’avanguardia e animazioni straordinarie a scapito di una definizione sensibilmente più bassa. La realtà è che il gioco è talmente caotico, sfavillante e veloce che neanche si notano le sbavature. Marvel Vs. Capcom 2 infatti permette di formare squadre composte da tre personaggi e rifinisce il sistema Variable Assist del titolo precedente: il giocatore sceglie una versione α, β o γ di ogni personaggio, determinando il tipo di Assist a ogni richiamo. Come se ciò non bastasse, una nuova tecnica permette di forzare l’avversario allo scambio – magari richiamando in combattimento un personaggio che sta recuperando in panchina per dargli il colpo di grazia – e le Hyper Combo possono essere combinate in una devastante super mossa tripla oppure lanciate in sequenza e temporeggiate per buona misura. In virtù di queste aggiunte e manovre, Capcom snellisce anche il sistema di controllo, che ora propone due calci e due pugni invece di tre, stabilendo uno standard per i picchiaduro futuri.

Ad ogni gioco si accompagna la possibilità di inserire uno tra 7 filtri diversi per le scanline o per smussare i pixel, ma sappiate che è tranquillamente possibile godere dell’esperienza vanilla lasciando la grafica completamente inalterata. Se la pixel art è ancora al top, il sonoro non è certo da meno, sia per la qualità degli effetti che per dettagli nostalgici come i doppiatori originali degli X-Men anni ’90, insieme ovviamente a colonne sonore controverse all’epoca ma divenute classicissime come nel caso del jazz e funk di MvC2. Se dobbiamo parlare di qualche mancanza, un rilancio delle opere di questa portata avrebbe dovuto vedere affiancato un tutorial sul come approcciarsi alle partite; quantomeno delle informazioni generali sulla funzione degli assist o sul come costruire un team, magari anche semplicemente mostrando degli esempi di trio sinergici precostruiti. Di certo il sistema di menù utilizzato non aiuta, essendo piuttosto confusionario e con opzioni sparse per varie finestre o talvolta relegate solo a specifici tasti. Nulla di troppo grave, ma un grado maggiore di pulizia da questo punto di vista sarebbe stato ben gradito. Purtroppo il titolo di Capcom è afflitto da due note dolenti, una opinabile e l’altra decisamente no. Il primo ostacolo all’acquisto potrebbe essere rappresentato dal prezzo che è sicuramente alto per una compilation di titoli degli anni passati, anche se questa è una valutazione assolutamente soggettiva. L’altra nota dolente è invece più oggettiva e riguarda il singolo slot di salvataggio rapido condiviso per tutti i giochi: si tratta di una funzionalità accessoria e del tutto facoltativa ma che purtroppo risulta assai limitata poiché ogni quick save andrebbe a sovrascrivere il precedente, indipendentemente dal gioco. Una sbavatura di poco conto che macchia però una riproposta in grandissimo stile. Tutti i giochi nella Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics hanno un valore storico non indifferente, anche quelli meno conosciuto o giocati, ma è chiaro che Marvel Vs. Capcom 2 rappresenta il titolo più completo. È ancora oggi uno dei titoli più giocati a livello competitivo ma i titoli che lo hanno preceduto, pur nella loro relativa semplicità, hanno qualcosa da dire e questa Collection li ripropone con una qualità sfavillante. Ogni titolo incluso nel pacchetto esiste in due versioni, giapponese originale e inglese, con gli aggiustamenti del caso. Ogni titolo è altamente personalizzabile. Una nutrita schermata di opzioni iniziale permette di modificare l’esperienza, andando addirittura a impostare il numero di gettoni “virtuali” a partita, il livello di difficoltà, la velocità del timer o la disponibilità dei personaggi segreti, oltre al sistema di controllo e all’assegnazione dei tasti, che include le famigerate scorciatoie per i giocatori più casual. Una seconda schermata di opzioni, accessibile dopo aver selezionato ogni gioco, consente di cambiare il formato dello schermo e le illustrazioni nell’eventuale cornice, oltre agli immancabili filtri grafici che sono tanti e, naturalmente, includono un’imitazione del nostalgico CRT. Tra le aggiunte più interessanti spiccano sicuramente la modalità Museo, in cui è possibile riascoltare ogni singola traccia musicale o ammirare le illustrazioni promozionali dei vari giochi, e la schermata delle Medaglie, praticamente una sorta di elenco di achievement per gli amanti dei collezionabili e dei traguardi. La modalità di allenamento è poi completissima e include hitbox, simulazioni di latenza, dati a vista e moltissime opzioni che permettono ai giocatori più navigati di impratichirsi alla perfezione. Detto ciò come avrete capito, Marvel vs. Capcom Fighting Collection: Arcade Classics è un titolo che a noi è piaciuto moltissimo e ci ha convinto pienamente nonostante non sia un gioco perfetto. Siamo certi che nostalgici della saga e new players potranno passare ore ed ore in compagnia dei protagonisti di ognuno dei 7 titoli. Unica vera pecca piuttosto grave a nostro avviso è la mancanza del titolo sulle piattaforme Xbox. Un prodotto del genere meriterebbe di essere giocato da tutti a nostro avviso e non soltanto dai possessori di Pc, Switch e PlayStation.

GIUDIZIO GLOBALE:

Grafica: 8
Sonoro: 9
Gameplay: 8,5
Longevità: 9

VOTO FINALE 8,5

Francesco Pellegrino Lise