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Roma

MARINO, TAMMARO SU DIVINO AMORE: “VIZIO SU PROTOCOLLO D’INTESA CON REGIONE: E’ SCORCIATOIA E MANCA DATA APPOSIZIONE TRA LE PARTI”.

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Tempo di lettura 3 minutiLa maggioranza: “Non siamo dei disonesti, se ci sono delle illegalità, spetta agli organi amministrativi e alla Procura evidenziarle"

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Daniela Zannetti

Palazzo Colonna, Marino. Il primo punto all’ordine del giorno del Consiglio comunale di palazzo Colonna del 1 febbraio “prometteva” una discussione molto accesa sull’urbanistica, una bufera di neve, come l’allerta incombente sui Castelli Romani. Il clima del Consiglio ha invece ricalcato quello metereologico esterno: sferzate di vento gelido, neve mista a pioggia e ampie schiarite. I consiglieri e gli assessori della giunta Palozzi sarebbero stati diffidati a non procedere col progetto edificatorio sull’area Mugilla, deliberato dal C.C. nell’agosto 2011. (n. 39 del 03.08.2011). Ad intraprendere un’azione extra consiliare è stato il consigliere di minoranza Adolfo Tamarro, esponente della lista civica “Rinascita di Marino”, a margine di un ricorso presentato al Tar da “ADA” Argine Divino Amore, un gruppo di oltre 120 famiglie, più due avvocati e un urbanista, contro la “filosofia criminale di consumo” di un territorio protetto in gran parte da sovraintendenze archeologiche e relative annessioni al parco dell’Appia Antica. Nonché, contro il protocollo d’intesa tra il sindaco Palozzi e la Regione Lazio relativo il Programma Integrato di Intervento in Località Mugilla (dei richiedenti Soc. Cristina S.r.l. e Soc. Le Mole Due S.r.l.), considerato dall’Ada irregolare. Il protocollo d’intesa e l’approvazione del progetto darebbero il via libera all’adozione di una variante al PGR (la quinta) con una cementificazione che intacca e cala su un’area ad alto contenuto storico paesaggistico, che tocca i confini del parco dell’Appia antica, l’agro romano e il Parco dei Castelli Romani e che certamente è appetibile e contesa dai costruttori. Dell’azione di opposizione, dall’assise riunita al palazzo dalla cui aula consiliare inevitabilmente lo sguardo corre verso il mare (via Appia e Divino Amore) e con esso le mire di espansione edilizia del Comune, se ne aspettavano in consiglio le controdeduzioni della maggioranza. Nulla. Le diffide non sarebbero arrivate a tutti i consiglieri, il deliberato di agosto rimane approvato. “Non siamo dei disonesti, se ci sono delle illegalità, spetta agli organi amministrativi e alla Procura evidenziarle”, dice il consigliere Minotti che rammenta come i troppi vincoli sulle aree verdi abbiano creato, nel tempo, molto abusivismo. “E andava capita l’apertura politica fatta da quest’amministrazione già nel 2007 – aggiunge e spiega Minotti – per raggiungere un percorso unitario su di un’urbanistica fatta non di strappi, dopo le note programmatiche del commissario prefettizio Santoriello cui abbiamo dato continuità, recuperando lo standard di molte aree compromesse”. Marino è uno degli enti locali più commissariato d'Italia, undici commissariamenti a oggi. E pensare che era considerata una delle principali roccaforti della sinistra nei Castelli Romani sino alle elezioni del 2006 che hanno decretato la vittoria del Popolo della libertà e del sindaco Adriano Palozzi in carica al suo secondo mandato. “Persa un’occasione storica”, conferma l’on. Ugo Onorati sui tavoli aperti del 2007, ma il riesame di stasera non completa la complessità di quei fatti e non giustifica un’urbanistica “on demande” gestita a fronte di una domanda individuale e assenza di una visione complessiva del territorio, con risoluzioni parziali che lo contraddicono”. “Cinque varianti al piano regolatore generale e nessuna azione concreta sui nodi principali” a detta del consigliere Ciamberlano capo Gruppo del Pd e, “dati terrificanti sulla qualità della vita dei cittadini interessati dalla variante”, a parere di Tammaro che chiede nel suo intervento quale urgenza ci sia di costruire per 12.500 nuovi residenti. “La scorciatoia, l’iter che scavalca norme e uffici, che – sempre secondo Tammaro – tra le confusioni normative sulle aree protette, fa saltare tutte le norme urbanistiche, il protocollo d’intesa che non contiene la data di apposizione delle firme delle parti e la richiesta diretta delle società immobiliari, non rendono trasparente l’operazione, tantomeno in grado di produrre un’economia produttiva ma solo un grosso consumo del territorio e, una grossa pressione abitativa già alle stelle”. La giunta resta impassibile, nello slalom tra norme regionali, varianti al piano regolatore e le documentate “performance” dell’opposizione, anzi loda i consiglieri “motivati”. “Costruzione del futuro” per Minotti. “Vediamo il rovescio della medaglia, abbiamo delocalizzato le cubature e impedito 180 mila metri di cubatura contro servizi primari”. Il “verdetto” finale dell’assessore all’urbanistica Bartoloni in attesa di quello del Tar.

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