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Redazione
Marino Laziale – È un vero terremoto quello che ha travolto il Comune di Marino Laziale ai Castelli Romani dove nelle prime ore di questa mattina il sindaco Fabio Silvagni è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo operativo di Castelgandolfo, diretti dal tenente Alessandro Iacovelli, insieme ad altre quattro persone. A finire agli arresti domiciliari col primo cittadino, eletto nel maggio del 2014, anche un dipendente comunale, il 56enne B.S., tre imprenditori tra i quali anche un agente della polizia stradale di Albano Laziale.
Un altro filone delle indagini condotte dai carabinieri porta ad un episodio di corruzione. Al sindaco Fabio Silvagni ed al dipendente comunale B.S. viene contestato l’incasso di un versamento del 3% su 100.000 euro eseguito dall’imprenditore marinese G.F. di 73 anni (anche lui ai domiciliari) che quest’ultimo avrebbe ricevuto come pagamento da parte del Comune per alcuni lavori edili svolti in passato. Pagamento che sarebbe stato favorito proprio dai due arrestati. Sono in corso accertamenti su lavori pubblici già eseguiti, finalizzati a verificare la regolarità delle relative procedure di appalto ed eventualmente se queste venissero in qualche modo "pilotate" in favore di imprenditori amici.
L'accusa. Al sindaco ed agli altri arrestati vengono contestati a vario titolo, in un'inchiesta durata mesi e suddivisa in almeno 4 filoni, principalmente i reati di corruzione e peculato. Il filone principale conduce alle illecite autorizzazioni per il cambio di destinazione d’uso di un terreno di 2200 metri quadri sulla via Nettunense passato da area artigianale ad area commerciale. In cambio il sindaco avrebbe ottenuto, per proprio tornaconto elettorale, l’assunzione di 14 dipendenti da lui indicati ma anche somme in denaro da destinare ad eventi organizzati dal Comune. A Fabio Silvagni la Procura di Velletri contesta anche l'induzione indebita a corrispondere “utilità a pubblico ufficiale” sollecitando i vari imprenditori locali interessati ad ottenere permessi di costruire, a versare all'Amministrazione Comunale la somma di euro 1.200 da utilizzare per finanziare le iniziative del Comune, in particolare feste e sagre, prospettando loro la mancata concessione dei permessi in caso di rifiuto al versamento. Anche in questo caso lo scopo del sindaco sarebbe quello di accrescere il proprio consenso elettorale. Al sindaco viene infine contestato il reato di peculato poiché accusato di essersi, in più occasioni, appropriato per usi personali e con la complicità di alcuni dipendenti della Multiservizi dei Castelli di Marino Spa, di carburante per la sua autovettura personale. Per il Comune di Marino un terremoto dalla portata ancora non pienamente comprensibile.
Commissariamento alle porte. L’ombra del commissariamento si allunga su palazzo Colonna ed anche se fino a questo momento il sindaco Silvagni non ha rassegnato le proprie dimissioni, ad avere “diritto di parola” in merito è il prefetto. In queste ore a guidare l’Amministrazione marinese c’è comunque il vicesindaco Fabrizio De Santis, già reggente tra il 2013 e il 2014 dopo le dimissioni dell’ex sindaco e neo consigliere regionale Adriano Palozzi.
Sequestro. I carabinieri hanno provveduto al sequestro del punto vendita di un noto marchio operante nell’ambito della ristorazione con annesso parco giochi – una struttura da tre milioni di euro – e la medesima struttura, aperta nei mesi scorsi, da controlli sarebbe risultata non conforme al Piano generale del Comune di Marino. Nell’ambito del medesimo filone sono stati arrestati anche due imprenditori. Il primo è il finanziatore del punto vendita, il 43enne D.B., operante a livello nazionale con la propria società nel settore dei servizi per i grandi eventi e per lo spettacolo di alto livello. Le società facenti capo al 43enne, una con sede nella zona sud di Roma ed una a Milano, sono state oggetto di perquisizioni da parte degli stessi carabinieri e degli uomini del 1° gruppo di Roma della Guardia di Finanza. Domiciliari anche per il 40enne G.T., agente della polizia stradale di Albano Laziale in aspettativa per malattia da molti mesi, che risultava l’amministratore unico della società che gestiva il punto vendita. Sono in corso ulteriori indagini a carico della medesima società per verificare altre concessioni ottenute in ambito nazionale.
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