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Roma

MARCO RAPO: "L’OSSERVATORE LAZIALE, PRATICAMENTE MI ACCUSA DI REATO, EVIDENTEMENTE INSIEME ALL’ATTUALE AMMINISTRAZIONE. VEDIAMO COME PERCHÉ O PER CHI".

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Redazione

Marino (RM) – Ai sensi dell'art. 8 della legge sulla stampa 47/1948 riceviamo e pubblichiamo

 

La notizia è la seguente: “Appalti Pubblici, Marino: Cottimo per pochi intimi, Fabrizio Rapo si è infatti aggiudicato l’appalto con la Cogema Costruzioni Srl per 417 mila e rotti euro.” L’articolo è di Chiara Rai.

La pubblicazione è di quelle belle pesanti e la notizia è talmente grave che per essere seria dovrebbe essere accompagnata da denunzia alle Autorità competenti per la punizione dei colpevoli, altrimenti va ascritta di diritto nell’alveo della stampa più bieca come è questa che ha voluto colpirmi.

Ora, poiché io rispondo del mio operato di fronte ai cittadini (perché, io, nei Tribunali ci vado da legale e perché prima del Giudizio supremo ho ancora un bel po’ da fare nel mio modesto tentativo di ammodernare, intanto, il paese in cui vivo), affido questa mia replica alla rete, ossia al mezzo più democratico e visibile che oggi esista.

Voglio quindi dare ancora maggiore eco alla “notizia del giorno” e quindi soddisfazione al redattore, ma i cittadini devono sapere quello che penso al riguardo.

La prima perla giornalistica è la seguente: “Ma qui oltre il cottimo, indovina chi viene a cena? Niente meno che i ‘Rapo’. Ma ben due ‘Rapo’ perché uno sarebbe stato troppo ‘normale’”. 

Noterete che una testata giornalistica che scrive “i Rapo”, oltre ad essere diffamatoria, non può che attirarsi il giudizio di essere ridicola perché “i Rapo” a Marino sono una famiglia onesta che vive dei propri lavori. 

Ma chi sono poi “i Rapo”? Siamo io e mio fratello Fabrizio? Oppure siamo tutti e tre i fratelli più il padre, il capo famigghia? Una testata giornalistica seria dopo aver detto “i Rapo” dovrebbe spiegare, altrimenti quel giornale è la zavorra di questa società. 

Detto ciò, siccome la mia famiglia la conosco bene, lo spiego io chi è: mio fratello Fabrizio è l’amministratore della società, mio fratello Luca è ancora troppo giovane per prestare la giusta attenzione a certo giornalismo locale, mio padre è colui che è stato più volte Consigliere comunale a Marino, Assessore all’Urbanistica, Presidente del Consiglio, L’UNICO VOTO CONTRARIO AL P.R.G. DI MARINO; poi ci sono io che ricopro la carica di Consigliere comunale di opposizione da 7 anni. Dunque, altro che “cena”, io non conosco il metabolismo della giornalista né il suo appetito ma qui, come si dice, “non c’è trippa per gatti”.

Poi l’articolo in questione viene alla notizia, al fatto: “con i fondi (P.L.U.S.) 2007/2013 il Comune ha inteso recuperare la sala del teatro di Villa Desideri per un importo pari a  430.550,00 euro soggetti a ribasso d’asta oltre oneri per la sicurezza di Euro 19.450,00 per un totale di Euro 450.000,00. E fin qui tutto nulla di particolare, se non fosse che nonostante non abbia proceduto alla pubblicazione del bando di gara ma abbia operato mediante procedura negoziata, siano state invitate 5 societa’: Una di Campagnano, due di Roma, una di Marino e l’ultima di Ciampino (quest’ultima fino a poco tempo fa sita allo stesso indirizzo dell’altra “marinese”). Le società di Marino e di Ciampino risultano amministrate da Rapo Abbondio e l’altra da Rapo Fabrizio, quest’ultimo è il figlio di Abbondio Rapo e fratello del consigliere di opposizione Marco Rapo. Non stupisce dunque che oltre ad aver partecipato la famiglia Rapo, abbia vinto Fabrizio Rapo. Si è infatti aggiudicato l’appalto con la Cogema Costruzioni Srl per 417 mila e rotti euro. Ci si chiede perché non siano state invitate le ditte locali per permettere che l’economia locale ne benefici e perché le uniche due ditte di Marino facciano riferimento all’unica famiglia dei Rapo. Coincidenze?”.

Dunque il giornale si chiede se siano coincidenze, ma a chi lo chiede? E soprattutto, cosa si prefigge? Perché se si prefigge il rispetto della legalità, allora siamo tutti d’accordo: il giornale, la giornalista, io, mio padre, i miei fratelli e forse – ma devo chiedere – anche mia madre. Come mai la pubblicazione in questione non dice quante volte l’impresa de “i Rapo” ha partecipato ai bandi di gara nel nostro Comune senza aggiudicarsi l’appalto? O forse è un reato tentare di lavorare rischiando del proprio per vivere meglio che sia possibile (cosa che io auguro, auspico e mi adopererò affinché nel nostro paese riguardi tutti)? Se la signora Rai si cimenta nel giornalismo d’inchiesta, lo faccia documentandosi o denunziando, come per esempio fà Marco Travaglio, altrimenti è solo il compitino assegnato, questo si per mettere insieme ma non meritatamente la cena.

Insomma, da notare sempre l’obiettivo del giornale, quello cioè di trattare la questione non oggettivamente ma come la questione de “i Rapo”. Poi però in Tribunale mi spiegherà perché “i Rapo”, se, cioè, il plurale sia quello dell’allusione alle cosche mafiose (i Riina, i Provenzano, ecc.), oppure se è quello delle famiglie note al mondo come i reali d’inghilterra o i più famosi Forrester di Beautifull. Comunque, tanto gli uni quanto gli altri, riferimenti diffamatori sicuramente per me e per mio fratello Fabrizio, privato cittadino. 

Poi l’articolo in esame viene ad un altro aspetto: “Per chi volesse darne una lettura politica, probabilmente griderebbe subito all’inciucio tra maggioranza e opposizione. Opposizione? Oppure si fa la guerra per fare l’amore? E poi non dimentichiamoci che l’anno prossimo i marinesi torneranno alle urne e allora chissà quali saranno le dinamiche? Chi si candiderà con chi e chi farà davvero la parte dell’opposizione.”. 

Ecco, la giornalista, trattato con maggior dedizione il lato “mangereccio”, viene finalmente alla politica e che politica! Qui l’Osservatrice parla di guerra, amore e inciucio, insomma passa dalla “panza” ai piani alti, però sempre ad effetto e a sensazione perché di notizia non c’è nulla: ma quale guerra, amore e inciucio? Se sono 7 anni che faccio opposizione! La smonti, visto che i risultati raggiunti iniziano ad infastidire qualcuno. Sono più chiaro, tante volte non dovesse capire, gentile Chiara: dove è che il sottoscritto non ha fatto opposizione? Chi è che l’ha fatta? Come? Mi scriva se “i Rapo siano mai stati destinatari di un qualche mutamento di destinazione urbanistica, o forse vuol ritenere e trasmettere che l’attività economica finalizzata al guadagno e costituzionalmente garantita debba però essere preclusa a “i Rapo”? E poi scriva anche i colpevoli di eventuali condotte fraudolente, sempre perché “i Rapo” operano all’interno della legge alla quale soggiacciono anche editori, direttori e giornalisti; sicché è normale ed auspicabile che una procedura irregolare deve essere invalidata. Me lo scriva nella rituale rettifica al diffamante articolo che Le chiedo intanto qui informalmente per intero e con la stessa collocazione della notizia, anticipato che saranno presentate querele per i fatti lesivi sopra solo anticipati in forma giornalistica. Grazie tante. 

Marco Rapo"