Cronaca
MARCELLO LONZI: LA RELAZIONE DEL MEDICO LEGALE
Tempo di lettura 10 minutiAutorizzati dalla signora Ciuffi, madre di Marcello alla pubblicazione di questo documento, ricordiamo che in seguito a tale relazione, la Procura ha nominato il prof. De Ferraris
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cmontagna
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di Christian Montagna
Livorno – Continua l'inchiesta del nostro quotidiano per fare luce sulla morte di Marcello Lonzi avvenuta l'11 Luglio 2003 all'interno del Carcere "Le Sughere" di Livorno. Autorizzati dalla signora Ciuffi, madre di Marcello alla pubblicazione di questo documento, ricordiamo che in seguito a tale relazione, la Procura ha nominato il prof. De Ferraris che però non ha concordato con queste dichiarazioni differenti anche da quelle del precedente medico legale prof. Bassi Luciani. Il prof. Alberto Bellocco, medico chirurgo specialista in medicina Legale e delle Assicurazioni ha così espresso il suo parere in seguito all'incarico dell'avvocato Donnaruma e della signora Ciuffi:
PARERE PRO VERITATE IN MERITO AL DECESSO DEL SIG. MARCELLO LONZI
Su incarico dell’avv. Erminia Donnaruma e della sig.ra Maria Ciuffi, madre del sig. Lonzi, ho preso visione della documentazione medico legale in merito al decesso del sig. MARCELLO LONZI
nato a Livorno (LI) il 25.10.1973, deceduto in data 11.07.2003 presso il carcere “Le Sughere” di Livorno
Lo scopo dell'indagine è quello di esprimere un parere in merito ai due esami autoptici a cui fu sottoposto il cadavere del sig. Lonzi e di valutarne le possibili cause del decesso. In premessa ritengo necessario precisare che lo scrivente non ha partecipato alle operazioni autoptiche e che non gli è stato possibile esaminare il dossier fotografico delle due autopsie.Al fine di rendere più comprensibile le considerazioni che seguiranno si suddividerà il parere in 4 paragrafi:
· nel primo riporteremo sommariamente le risultanze dell’ autopsia effettuata dal dott. Bassi Luciani in data 12.07.2003;
· nel secondo riporteremo le risultanze dell’autopsia su cadavere esumato effettuata dal prof. De Ferrari in data 27.10.2006;
· nel terzo evidenzieremo come l’ora del decesso è diversa da quella affermata dal dott. Bassi Luciani;
· nel quarto evidenzieremo le incongruenze in merito ai soccorsi prestati presso la causa circondariale “Le Sughere” di Livorno;
· nel quinto esamineremo le cause del decesso.
1) sintesi dell’Autopsia effettuata dal dott. Bassi LucianI in data 12.07.2013
Prima di riportare quanto di nostro interesse, ci corre l'obbligo di ricordare che, in quanto seguirà, verranno volontariamente omesse tutte quelle affermazioni relative a quanto riferito al dott. Bassi Luciani dal detenuto che condivideva la cella con il Lonzi e dai sanitari intervenuti successivamente in quanto discordanti con quanto in atti; in pratica ci si soffermerà esclusivamente sui dati di interesse medico legale obiettivati dal dott. Bassi Luciani. Dalla relazione risulta che nel corso del sopralluogo effettuato alle ore 23,15 dell’11 luglio 2003 presso la casa circondariale “le Sughere” di Livorno, la temperatura rettale del cadavere del Lonzi era di 35,5 e la temperatura ambientale di 26,5. Purtroppo però nel determinare l’ora del decesso non ne tiene conto (sic) basandosi invece su prove verbali a lui riferite. Nell’elaborato, tra l'altro, viene descritto che: “le risultanze di interesse medico-legale… il cadavere giace supino ed indossa solo calzoncini corti e slip, e al piede destro calza una ciabatte infradito. Sotto al capo v’è modesta quantità di sangue; il volto è imbrattato di sangue vomito. In sede frontale sinistra ferita lacero contusa longitudinale che si approfonda sino quasi al piano osseo dalla quale è fuoriuscita e continua fuoriuscire abbondante quantità di sangue. Altra ferita lacero-contusa al terzo medio del sopracciglio sinistro che raggiunge l’arcata sopraccigliare, anch'essa longitudinale. Una terza ferita lacero contusa interessa l’emilabbro superiore di sinistra; essa è irregolarmente lineare, ha disposizione prevalentemente longitudinale; non sembra essere trapassante anche se alla faccia interna corrispondente si osserva netta infiltrazione emorragica con superficiale soluzione di continuo. Le tre lesioni sono disposte sulla medesima linea. I dati tanatologici rilevati alle ore 23,15 dimostrano ipostasi al primo stadio, alle sedi declivi rispetto alla giacitura supina, di colore rosso violaceo, attingenti dalla linea ascellare anteriore; esse risalgono altresì al volto, al collo e dalle regioni claveari. La rigidità è assente alla mandibola, al collo ed agli arti superiori, ed in inizialissima fase di formazione agli arti inferiori. La temperatura rettale è di 35,5° C, quella ambiente è di 26,5° C. Non feci nell'ampolla rettale. Nel cavo orale presente discreta quantità di vomito alimentare di colore tendente al grigio rossastro, nel quale si osservano apparentemente delle verdure. Ponendo il cadavere su un fianco, dalla ferita lacero contusa alla fronte fuoriesce abbondante quantità di sangue che forma attorno una piccola pozza”Le operazioni peritali necrosettorie iniziarono alle 15.00 del 12 luglio 2003 presso l'obitorio del cimitero comunale "La Cignia” di Livorno.Dall'esame esterno si ha notizia che il cadavere del signor Lonzi pesava 77 KG ed era lungo 183 cm. Vengono descritte le ipostasi, segnalato che sul torace ci sono tre elettrodi adesivi per la registrazione di ECG, segnalati e descritti i numerosi tatuaggi presenti e le preesistenti cicatrici cutanee, misurate e specificata la posizione delle ferite lacero contuse in sede frontale sinistra, al sopracciglio ed al labro superiore omolaterale. Viene precisato che la ferita interessante il limite esterno del labbro superiore si approfonda nel cavo orale, descritta la mancanza di numerosi elementi dentali, segnalato che “ all'interno del cavo orale è presente vomito alimentare.” e che a livello del collo è presente un segno di agopuntura alla faccia laterale sinistra.. contornato da orletto ecchimotico. “Al torace, anteriormente, pressoché sulla proiezione dell'arcata costale, a 4,5 cm dalla linea mediana, superficiale escoriazione a "V”, molto aperta, lunga 16 mm, larga 1 mm, discretamente infiltrata.”Null'altro viene descritto all’ esame esterno del cadavere.Nella parte riguardante la sezione cadaverica nulla di particolare viene descritto all'apertura del capo ad eccezione di una ecchimosi in corrispondenza della ferita lacero contusa alla regione frontale e una piccola ecchimosi in corrispondenza dell'osso frontale. Al livello del collo viene segnalata, in corrispondenza del segno di agopuntura in regione laterale sinistra, una infiltrazione ematica.A livello dell’esofago si segnala che in trachea è presente materiale alimentare. All'apertura del cavo toraco-addominale il dottor Bassi Luciani afferma: “si rimuove il piastrone sternale che è sede di frattura della seconda costa di sinistra, in sede iuxta-cartilaginea, con minima infiltrazione ematica circostante.” Viene segnalata ulteriormente una piccolissima infiltrazione ematica di 0,5 cm a livello della cava inferiore alla radice. Il cuore viene descritto come peso di 370 g. Nulla all’epicardio salvo alcune petecchie ecchimotiche di dimensioni comprese tra la punta e la capocchia di spillo situate alla faccia diaframmatica dell'organo.In particolare a pagina 13 del proprio elaborato viene precisato "nulla da segnalare a carico della gabbia toracica, ove si eccettui la frattura della seconda costa di sinistra, già descritta".Nella descrizione dell’apparato polmonare viene precisato che i “..bronchi contengono,…., materiale alimentare analogo a quello osservato nel cavo orale al momento del sopralluogo; esso è presente non solo nei bronchi di grosso calibro ma anche in alcuni di quelli a medio calibro. Alla sezione del parenchima si constata condizione di congestione ed anche di edema….”Lo stomaco viene descritto come ripieno di "abbondante quantità di materiale alimentare di colore roseo-grigiastro nelle quali si riscontrano pasta, carne e verdura (melanzane);”Pur rimandando all’elaborato peritale citato, null'altro di rilievo viene descritto. Sulla scorta di questi dati il dottor Bassi Luciani afferma che:
1 Nel caso presente l’accertamento dell’epoca della morte non riveste particolare importanza, in quanto il momento dell’obitus è noto, essendosi verificato tra le ore 19,50 e le 20,14 del 12 luglio 2003, momento dell’esatta constatazione del decesso”.
2 “la causa della morte del Lonzi deve essere così ricondotta ad un evento naturale per patologia spontanea”.
Nel motivare questa causa di morte afferma, in maniera palesemente errata, che vi era una cardiomegalia, ("aumento ponderale (370 g)”) associata ad ipertrofia ventricolare sinistra ed una coronaropatia.Per giustificare il decesso afferma che "Il momento precipitante è rappresentato dall'ostruzione di un ramo coronarico già ristretto da una placca aterosclerotica in conseguenza di una sua rottura…". Giustifica le ferite lacero contuse al capo come “…avvenute simultaneamente per l’urto del capo contro lo spigolo della porta della cella, o, meglio, contro l’imbotte della medesima o contro la grata”.Nelle conclusioni precisa: "La causa della morte del Lonzi deve essere ricondotta ad evento naturale per patologia spontanea.”Successivamente afferma che il decesso sia da attribuire “a causa naturale, e cioè a sindrome della morte improvvisa conseguente, con maggiore probabilità, ad aritmia maligna in un soggetto portatore di ipertrofia ventricolare sinistra e di coronarosclerosi con severa stenosi del ramo discendente della coronaria sinistra”Si omette in questo paragrafo di sottolineare, come sarà evidente in seguito all’autopsia su cadavere esumato effettuata dal prof. De Ferrari, che il dott. Bassi Luciani ha omesso alcuni dati, non irrilevanti, come la frattura di 7 costole e dello sterno e che non ha esaminato le marezzature presenti a livello lombare, del polso e dell’arto inferiore sinistro.Certamente, tali reperti, mi riferisco soprattutto alle fratture costali e dello sterno infiltrate descritte dal prof. De Ferrari, supportate non solo da rilievi fotografici ma anche strumentalmente tramite radiografie, avrebbero consentito di valutare meglio il caso.Tali condizioni fratturative non possono sfuggire a nessuno medico che esegua una autopsia ancor più se, come descritto da prof. De Ferrari , infiltrate e pertanto maggiormente e facilmente visibili all’esame autoptico.Incredibilmente ed inspiegabilmente il dott. Bassi Luciani afferma nel suo elaborato che la gabbia toracica era indenne da fratture, fatta eccezione di una frattura a carico della II costola.
2) ESTRATTO DALL’AUTOPSIA EFFETTUATA SU CADAVERE ESUMATO IN DATA 27.10.2006 DAL PROF. FRANCESCO DE FERRARI.
L’autopsia su cadavere esumato effettuata dal Prof. De Ferrari ha permesso di accertare, nonostante il tempo trascorso dall’epoca della morte (circa 3 anni), che le fratture costali erano 7, alcune delle quali scomposte e, soprattutto, erano infiltrate.L’infiltrazione, oltre a rendere maggiormente visibili durante l’autopsia le fratture, indica che al momento dell’evento fratturativo vi era circolo sanguigno e quindi il soggetto era ancora “vivo”. ( L’infiltrazione emorragica è un comune segno medico legale di vitalità).“Al torace si apprezza la frattura dello sterno al secondo spazio intercostale, nonchè la frattura di alcune coste a carico dell'emitorace sinistro e precisamente: la II posta sulla linea ascellare anteriore, la III costa sulla linea ascellare media, la IV costa sulla linea ascellare anteriore, V-VI-VII costa su una linea obliqua leggermente al davanti della linea ascellare anteriore, la VIII costa con frattura incompleta, in corrispondenza del margine superiore, sulla linea ascellare anteriore; tutte tali fratture presentano ancora apprezzabili infiltrazione emorragica dei tessuti molli e muscolari circostanti. I vari organi, presenti all'interno della cavità toraco-addominale, sono stati selezionati nel corso dell'autopsia a suo tempo eseguita dal dott. Bassi Luciani, e, per quanto possibile evidenziare stante la putrefazione, non presentano alterazioni degni di nota; in particolare appare difficilmente "leggibile" il cuore, proprio per l'avanzata putrefazione. Sempre l'ispezione esterna si sono rilevate aree di colorito Bruno-nerastro in corrispondenza del polso sinistro, ove si è praticata una incisione della cute e del sottocute e muscolatura, con colorazione bruno-nerastra. Sono state praticate incisioni anche in regione lombare destra ove era presente un'area pure di colorito più scuro, con colorito bruno-nerastro anche dei tessuti sottostanti. Per controllo si è praticata incisione in altra zona in sede glutea destra, che invece non mostra alcuna apparente infiltrazione dei tessuti profondi. "Tali dati “vitali” consentono di affermare che, al momento degli eventi fratturativi, il sig. Marcello Lonzi era vivo e che il dott. Bassi Luciani ha incredibilmente omesso di descrivere le numerose (7) fratture costali e la frattura dello sterno che presentavano, anche a distanza di anni, chiari segni di infiltrato emorragico che certamente era presente ed impossibile da non vedere nel corso dell’autopsia del 2003.Inoltre ha anche omesso di descrivere le marezzature cutanee che erano ancora, nel 2006, sfumatamente visibili, nonostante l’evidente evoluzione putrefattiva, a carico del polso sinistro e in regione lombare destra.Tali reperti notati ed esaminati dal prof. De Ferrari nel corso dell’autopsia su cadavere esumato tre anni dopo il decesso avrebbero consentito, se fossero stati “visti” dal dott. Bassi Luciani, una lettura diversa delle cause che provocarono il decesso di Marcello Lonzi.
3) CONSIDERAZIONI SULL’ERRATA INDICAZIONE DELL’ORA DEL DECESSO
In ultimo, ma non di secondaria importanza, risulta per la ricostruzione dei fatti l’ora del decesso.Da quanto viene affermato dal dott. Bassi Luciani, Egli la stabilì sulla scorta delle affermazioni testimoniali e non già sulla scorta di quanto da Egli stesso esaminato.In pratica Egli afferma che il decesso sarebbe avvenuto tra le ore 19,40 (orario del presunto allarme) e le ore 20,14 (orario della costatazione del decesso da parte dei soccorritori del 118 intervenuti).Nella sua relazione Egli afferma, inoltre, di aver provveduto al rilievo della temperatura rettale e della temperatura ambientale che sarebbero state alle ore 23,15 del 11.07.2003: “temperatura rettale è di 35,5° C, quella ambientale è di 26,5°C”.Purtroppo dimentica di utilizzare questi dati per stabilire l’orario del decesso.È prassi Medico-Legale comune infatti, per stabilire l’ora del decesso, l’utilizzo del monogramma di Henssge.Se ciò fosse stato fatto, tenuto conto del peso corporeo di 77 Kg (anche questo accertato dal dott. Bassi Luciani) avrebbe potuto stimare come probabile orario del decesso le ore 17,10 del 11.07.2003.Il calcolo è stato effettuato secondo quanto raccomandato nel lavoro scientifico “ The estimation of the Time period since Death in the early post-mortem period”, 2nd edition, Arnold press, by Henssge, Knight Madea, Krompecher And Nokes.
Tali dati consentono di affermare che:
1) Il decesso è avvenuto alle ore 17,10 e non già alle 19,50;
2) al momento degli eventi fratturativi il sig. Marcello Lonzi era vivo;
3) Incredibilmente, il dott. Bassi Luciani ha omesso di descrivere le numerose (7) fratture costali e la frattura dello sterno che presentavano, anche a distanza di anni, chiari segni di infiltrato emorragico che certamente era presente ed impossibile da non vedere nel corso dell’autopsia del 2003.
4) Il dott. Bassi Luciani ha omesso di segnalare ed esaminare le marezzature cutanee presenti sul cadavere a carico del polso sinistro, in regione lombare destra, condizioni evidenziate tre anni più tardi dal prof. De Ferrari durante l’autopsia su cadavere esumato nonostante l’evoluzione putrefattiva.Tali reperti notati ed esaminati dal prof. De Ferrari nel corso dell’autopsia su cadavere esumato tre anni dopo il decesso avrebbero consentito, se fossero stati “visti” dal dott. Bassi Luciani, una lettura diversa delle cause che provocarono il decesso di Marcello Lonzi.
4) INCONGRUENZE IN MERITO AI SOCCORSI PRESTATI NELLA CASA CIRCONDARIALE “LE SUGHERE” DI LIVORNO.
In ultimo non si possono non sottolineare le numerose incongruenze presenti in atti circa i primi soccorsi prestati al signor Marcello Lonzi.
Infatti, risulta che i primi soccorritori (forse i medici, forse il personale infermieristico, forse gli agenti di polizia penitenziaria del carcere) effettuarono un massaggio cardiaco con respirazione bocca a bocca, poi in altre che il Lonzi venne intubato ma, purtroppo, questi atti risultano inverosimili in quanto è impossibile che siano stati praticati in un soggetto con il cavo orale occupato da vomito alimentare così come descritto dallo stesso dott. Bassi Luciani. Inoltre non risulta descritto da alcuno che si provvide a verificare la pervietà delle vie aeree nè vennero mai ritrovati, neanche dal personale del 118, i mezzi utilizzati per effettuare l’intubazione alcuni dei quali sarebbero rimasti nel cadavere.A tal proposito si sottolinea, comunque, che nessun trattamento di respirazione assista può essere effettuato se il cavo orale è occupato da vomito.Inoltre tutti i manuali BLS (Basic Support Life) indicano una serie di procedure coordinate, precise e internazionalmente accettate, che prevedono di mettere il paziente in una posizione idonea all’esecuzione del tentativo di rianimazione cardio respiratoria, di valutare la pervietà delle vie aeree e solo successivamente praticare la respirazione e il massaggio cardiaco. Si tratta di quello che comunemente viene definito l’ABC del primo soccorso.Si intende per A (Airways.. passaggio d’aria) verifica della pervietà delle vie aeree.Si intende per B (breathing) dopo la fase di Airway è necessario controllare se l'infortunato respira.Si intende per C (circulation), manovre per la verifica della presenza di una circolazione interna.
5) LE CAUSE DEL DECESSO
Sono immotivate, apodittiche ed arbitrarie quelle sostenute dal dott. Bassi Luciani per quanto emerso anche dall’autopsia su cadavere esumato effettuata dal prof. De Ferrari.Le cause del decesso sostenute dal prof. De Ferrari sono viziate dal fatto che ha considerato le numerose fratture costali e sternali secondarie al massaggio cardiaco esterno, che alcuni dicono d’aver effettuato, e dal fatto che è intervenuto con una seconda autopsia su cadavere esumato in avanzato stato di putrefazione ben tre anni dopo il decesso.Comunque l’affermazione che le fratture costali siano secondarie al massaggio cardiaco non sono sostenibili in quanto, se è pur vero che in letteratura è descritta l’emergenza di fratture costali nel 33% dei casi e di fratture sternali nel 19% dei casi, mai vi è un riferimento a un quadro fratturativo così imponente come quello che ha interessato il sig. Marcello Lonzi.Le fratture descritte in letteratura interessano 1 o 2 costole e talvolta lo sterno.Per quanto attiene alle cause del decesso si ritiene che siano ascrivibili ad una morte asfittica da sommersione interna da vomito alimentare ovvero alle conseguenze di un grave politraumatismo al quale ha fatto seguito vomito alimentare e un conseguente distress cardiocircolatorio.
CONCLUSIONI MEDICO LEGALI
Sulla scorta di quanto in precedenza considerato, si può affermare che il decesso del sig. Lonzi sia avvenuto alle ore 17,15 del giorno 11.07.2003.Non pare possibile che i soccorsi nella casa circondariale “ le Sughere” di Livorno siano avvenuti con le modalità descritte in atti (respirazione a bocca a bocca, manovre di rianimazione cardio polmonare, intubazione) né che le fratture di sette costole e dello sterno possano essere conseguenza di un massaggio cardiaco esterno.Le cause del decesso sono ascrivibili ad una sommersione interna e distress cardio circolatorio secondario ad un grave politraumatismo con frattura dello sterno, di sette costole e trauma cranico con ferite lacero contuse in regione frontale sinistra.