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di Angelo Barraco
Boston – Dzhokhar Tsarnaev, l’attentatore della maratona di Boston è stato condannato a morte mediante iniezione letale. La decisione è stata presa dai giudici dopo ben 15 ore di camera di consiglio. La camera di consiglio composta da diversi giudici ha aveva deciso la condanna a morte per il giovane attentatore, colpevole di 30 capi di accusa e di cui 17 di essi sono punibili con la pena di morte. Nell’attentato vi furono 3 vittime e circa 260 feriti.
Ma ripercorriamo i fatti: l’attentato fu fatto il 15 aprile 2013 ed è stato considerato il peggiore attacco terroristico in America dopo l’11 Settembre 2001. Il giovane aveva 19 anni all’epoca dei fatti e portò al termine il folle piano insieme al fratello maggiore Tamerlan Tsarnaev, morto in una sparatoria con la Polizia. I due costruirono due ordigni, due “pentole bomba” con all’interno chiodi. L’attentato cagionò la vita a tre persone, tra cui un bimbo di 8 anni, Martin Richard. Malgrado il folle gesto, i genitori del piccolo Martin hanno chiesto che venisse risparmiata la vita al killer che invece, è stato condannato ad una iniezione letale. Sono stati presi in considerazione alcuni aspetti a favore del killer e della sua vita, come la giovane età al momento del folle gesto compiuto e quella dell’assenza di precedenti penali. Ma tali elementi sono stati nettamente superati da fattori come l’aggravante della premeditazione, la pianificazione della strage, crudeltà ed efferatezza, uso di armi di distruzione di massa, aver causato la morte di persone innocenti come un bambino e l’aver preso di mira un evento che rappresenta la storia degli Stati Uniti, ovvero la maratona. Nel collegio giudicante vi è stato un piccolo gruppo di tre giurati che ha ritenuto Dzhokhar come vittima del fratello, e ha ritenuto che abbia agito sotto l’influenza del fratello maggiore e della sua figura dominante. L’accusa nell’arringa finale ha detto: “L'imputato merita la pena di morte, non perché è violento, ma perché è crudele. Per la sua volontà di distruggere la vita di altre persone per un'idea”. Lui presenziava in aula, ha ascoltato le parole in silenzio, a braccia conserte e poi si è allontanato dall’aula con il suo avvocato. Dzhokhar adesso verrà trasferito presso il braccio della morte nel penitenziario di Terre Haute, in Indiana. Dove tra qualche anno verrà condannato a morte. Intanto c’è chi si oppone alla pena di morte fuori dal carcere, e ad opporsi sono degli attivisti. Amnesty a in merito alla pena di morte del giovane dice: “Questa non è giustizia, condanniamo l'attentato e piangiamo per le vittime. La pena di morte pero' non e' giustizia. Alimenta la violenza e non impedisce che altri commettano crimini simili in futuro”.
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