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Esteri

MANILA: BAGNO DI FOLLA PER LA MESSA DI PAPA FRANCESCO

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Tempo di lettura 3 minutiEra stata la domanda di June, ex bambina di strada a colpire Bergoglio: "perche' Dio permette questo, e perche' solo poche persone ci aiutano?

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di Ivan Galea

Tante, tantissime persone. Alla messa di Papa Francesco al Grandstand – Rizzal Park di Manila ha partecipato una folla immensa, e ci si domanda ora se e' stato battuto il record raggiunto proprio a Manila il 15 gennaio 1995, dalla liturgia presieduta da San Giovanni Paolo II in occasione della Giornata Mondiale della Gioventu', quando i presenti furono cinque milioni. E come allora, in Sala Stampa si rincorrono le cifre: tre, dice la prima stima della polizia locale, fatta al mattino, poi si passa a quattro, quindi cinque, sei milioni…
  Impossibile in realta' contarli, perche' i settori sono gremiti all'inverosimile e non sono bastati a contenere i partecipanti, c'e' folla dapertutto sul lungomare di Manila, dove i maxi schermi sono pochi e la fede e' tantissima, come si vede al momento della distribuzione dell'Eucarestia, con le ostie che passano di mano in mano perche' il braccio del sacerdote non puo' arrivare a tutti. Francesco ha fatto un lungo giro in jeep scoperta, con gli uomini della sicurezza molto tesi perche' nella folla puo' nascondersi l'insidia. Ma tutto fila liscio e forse un milione di fedeli sono riusciti a vedere il Papa abbastanza da vicino. "Alcune realta' della vita si vedono soltanto con gli occhi lavati dalle lacrime. Siamo capaci di piangere davanti a un bambino che e' affamato, un bambino drogato, un bambino che non ha casa, un bambino abbandonato, un bambino abusato, un bambino sfruttato dalla societa'?". Questa domanda, la stessa che era risuonata a Lampedusa l'8 luglio 2013 davanti alla strage degli immigrati nel Mediterraneo, Papa Francesco l'ha rivolto nuovamente oggi a se stesso, ai governanti del mondo, e ad ogni persona che sara' raggiunta dalle sue parole, incontrando i giovani delle Filippine nei giardini dell'Universita' San Tommaso. Era stata la domanda di June, ex bambina di strada che aveva chiesto "perche' Dio permette questo, e perche' solo poche persone ci aiutano?", a suggerire a Bergoglio una coinvolgente riflessione sul dolore umano. "Una ragazza oggi ha posto l'unica domanda che non ha una risposta. E non essendo in grado di esprimerla a parole lo ha fatto con le lacrime", ha iniziato il Papa, che ha poi aggiunto: "ringrazio June, che si e' espresso con tanto coraggio. Come ho detto il fulcro della tua domanda non ha praticamente una risposta. Solo quando anche noi saremo capaci di piangere per le cose che hai detto allora saremo pronti a rispondere a questa domanda, che e' una grande domanda per tutti: perche' soffrono i bambini?". "Quando il cuore e' pronto ad interrogare se stesso e piangere, allora – ha affermato saremo in grado di comprendere qualcosa. Esiste una compassione 'mondana' che non serve a nulla. Tu hai detto qualcosa al riguardo. Una compassione che al massimo consiste nel mettere una mano in tasca ed allungare una moneta. Se Cristo avesse avuto questo tipo di compassione, sarebbe semplicemente passato, avrebbe curato tre o quattro persone e se ne sarebbe tornato dal Padre. Solamente quando Cristo pianse e fu capace di piangere, comprese cio' che accadeva nelle nostre vite". "Cari ragazzi e ragazze, nel mondo di oggi – ha continuato Bergoglio – manca la capacita' di piangere. Piangono gli emarginati, quelli che sono esclusi, quelli che vengono scartati, ma quelli che hanno una vita senza particolari necessita' non sanno piangere". "Invito ciascuno di voi – ha scandito Francesco – a chiedersi: ho imparato a piangere? Impariamo a piangere. Come June ci ha mostrato oggi.
  Non dimentichiamoci di questa testimonianza. La grande domanda sul perche' i bambini soffrono June l'ha posta piangendo. E la risposta che noi diamo oggi e': impariamo a piangere. Gesu' nel Vangelo pianse, pianse per un amico morto, pianse nel suo cuore per quella famiglia che ha perduto sua figlia, pianse nel cuore quando vide una povera vedova che ha dovuto seppellire il figlio, ma soprattutto pianse nel suo cuore e fu mosso a compassione quando vide una moltitudine di persone senza un pastore. Se non imparate come si piange non potrete essere buoni cristiani". "Questa – ha concluso – e' una sfida. E quando ci chiedono perche' soffrono i bambini? Perche' capita questo o quest'altra tragedia nella vita? La nostra risposta puo' essere o il silenzio, o la parola che nasce dalle lacrime.
  Siate coraggiosi. Non temete di piangere".