MALASANITA’ PRONTOSOCCORSO SANT’ANDREA NESSUSA RISOLUZIONE PER LA DISASTROSA SITUAZIONE SI PASSA DALLO STATO DI AGITAZIONE SINDACALE ALL’ASSEMBLEA PERMANENTE A PARTIRE DA DOMANI

Nessuna risoluzione concreta è stata inoltrata dalla direzione dell’ospedale Sant’Andrea, in merito alle evidenti carenze organizzative che sottopongo sia i lavoratori che i malati stessi del pronto soccorso a vivere in gravi condizioni quotidiane. Il segretario nazionale “Si Cel” replica alle minacce partite dal Direttore Generale del Sant’Andrea. Domani dalle 15:30 si costituirà l’assemblea permanente davanti al pronto soccorso fino all'adozione di soluzioni concrete per le problematiche evidenziate, aderiscono anche il Coordinamento Regionale della FLP Sanità (aderente alla Federazione CSE Sanità) e il Coordinamento Aziendale Ospedale S. Andrea di Roma della FLP Sanità e del CSA di Cisal Università

di Cinzia Marchegiani

Roma – Una situazione drammatica che stenta a essere figlia di un paese civile è nella realtà vissuta sia dagli operatori sanitari e dagli stessi malati che quotidianamente lavorano e vivono al pronto soccorso all’ospedale Sant’Andrea di Roma. Il girone infernale così definito non vuole essere affrontato e risolto dalla stessa amministrazione dell’azienda sanitaria che non ha accennato nessuna volontà di risolvere la gravosa situazione denunciata dal comunicato dei lavoratori aderenti al Sindacato Italiano – Confederazione Europea del Lavoro (SI CEL) dell'Ospedale sant'Andrea di Roma inviato lo scorso 17 maggio al Direttore Generale Dr Egisto Bianconi, Direttore Sanitario Dr Francesco Stella e per conoscenza alla Coordinatrice Pronto Soccorso Dr Tranne. Il “SI CEL” l’aveva annunciato quasi un mese fa, che il 12 giugno sarebbe entrato in assemblea permanente nei locali dell'Azienda finché le trattative con l’azienda ospedaliera non si fossero concretizzate nel ridare dignità sia ai lavoratori che ai pazienti del Pronto Soccorso. Purtroppo lo stesso stato di agitazione sindacale perorato finora sembra non abbia partorito alcuna risoluzione, anzi, il Direttore Generale, Dr Egisto Bianconi lo ha classificato come comportamento illecito ai sensi della Legge 146/90 cui seguiranno gravi sanzioni. Il Segretario Nazionale SI CEL federazione Sanità Pubblica, Alessio Minadeo Segretario Nazionale non ha atteso molto a rispondere alle gravi minacce del Direttore poiché in una lunga lettera spiega nel dettaglio come questa forma di protesta non produca alcun disservizio dei lavoratori dipendenti, poiché non si tratta di uno sciopero, anzi viene garantito il servizio secondo orario stabilito, vengono regolarmente effettuati straordinari e per tale motivo non era dovuta alcuna comunicazione alla Commissione di Garanzia Scioperi nei servizi pubblici essenziali, mentre la manifestazione che avrà luogo il 12 cm nel perimetro aziendale (di cui è stata data comunicazione preventiva alla Questura) non può essere oggetto di limitazione alcuna da parte di chicchessia, a meno che non si abbia l'intenzione di limitare una libertà sindacale nonché individuale dei lavoratori prevista dalla legge, nel qual caso i provvedimenti saremo noi a prenderli. Lo stesso Minadeo annuncia che sarà richiesta l'apertura della procedura di conciliazione e raffreddamento presso il Ministero del Lavoro, in vista di eventuali altre azioni sindacali, nonché per derimere al cospetto delle autorità competenti una querelle che riguarda un reparto di fondamentale importanza per l'utenza che vi afferisce e per l'Azienda stessa: il Pronto Soccorso. Con l’occassione viene rinfrescato al Direttore Genetale che proprio le innumerevoli lettere inoltrate alla Direzione dell’Azienda Ospedaliera, denunciavano la situazione dei pazienti e dei lavoratori del Pronto Soccorso che ormai da anni è insostenibile: “decine e decine di pazienti che stazionano per giorni sulle barelle, con la luce accesa 24 ore al giorno, con soli 3 bagni a disposizione (di cui solo uno agibile dai disabili), in promiscuità e con personale insufficiente a garantire un'adeguata assistenza (un normale reparto di degenza prevede 23 posti letto al massimo e l'assistenza viene garantita da almeno 2 infermieri, nell'area barellati dei codici verdi raramente si scende al di sotto dei 30 pazienti e l'infermiere dedicato è uno).” Si affianca a questa battaglia di dignità dei lavoratori e dei malati anche la il Coordinamento Regionale della FLP Sanità, aderente alla Federazione CSE Sanità e Confederazione CSE, e il Coordinamento Aziendale Ospedale S. Andrea di Roma della FLP Sanità e del CSA di Cisal Università. La coordinatrice regionale della FLP Sanità, la dott.ssa Elena Izzo in virtù della mancanza di adeguate risposte da parte della Direzione vuole far sentire la voce dei lavoratori e il loro disagio appoggiando e partecipando alla manifestazione permanente davanti al Pronto Soccorso fino all'adozione di soluzioni concrete problematiche evidenziate, indetta insieme con il SI CEL. Questa estate sarà rovente e si preannuncia un vero braccio di ferro, tra amministrazione e lavoratori, quest'ultimi evidentemente sfiniti da una situazione gravemente cristallizzata in uno ProntoSoccorso romano che fotografa un sintomo di profondo malessere umano, sanitario e di civiltà. “Se la Direzione Generale per anni non si è presa la responsabilità di adottare misure reali e concrete per salvaguardare non solo la salute, ma anche la dignità dei pazienti, Il SI CEL le sue responsabilità se le prende, ribadendo a piena voce che il 12 verrà effettuata una manifestazione sulla questione e che a seguire entrerà in assemblea permanente fino a quando non verranno intraprese misure idonee ad una concreta soluzione della situazione, anzi mi riservo di far visionare l'allegato della presente mail agli avvocati del SI CEL al fine di verificare se si ravvisino gli estremi di condotta antisindacale” conclude nella nota il segretario Nazionale Minadeo. Domani al Sant’Andrea, come spesso accade in Italia, si incatenano le responsabilità di chi dovrebbe garantire dignità e sicurezza nell’ambiente di lavoro. La sanità laziale è sotto una mannaia di tagli continui che vengono scaricati sulle spalle degli operatori sanitari che ora stentano a credere di vivere in un paese che fino a poco tempo fa era l’eccellenza nel mondo.