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di Simonetta D'Onofrio
Roma – La Procura di Roma ha negato a Salvatore Buzzi la richiesta di patteggiamento, che prevedeva una condanna a tre anni e nove mesi per il fondatore della cooperativa “29 Giugno”. La decisione è la seconda risposta negativa da parte della Procura alle richieste dei legali del “Ras delle cooperative”, già nel giugno scorso una richiesta di patteggiamento a tre anni e sei mesi, per i reati di associazione a delinquere, corruzione, turbativa d'asta e intestazione fittizia di beni.
In entrambi i casi, il legale di Buzzi, Alessandro Diddi, aveva escluso la possibilità di considerare applicabile al suo assistito l’aggravante del metodo mafioso, richiesta ritenuta irricevibile da parte degli inquirenti.
Salvatore Buzzi sarà quindi chiamato a processo, assieme a una cinquantina di imputati, a partire dal 5 novembre, per una serie di reati che prevendono anche la violazione dell’articolo 416 bis, eventualità che, nel caso fosse rigettata dalla corte, potrebbe far riaprire la possibilità, da parte della Procura, di prendere in considerazione la proposta di patteggiamento.
La decisione della Procura era attesa da giorni, tutti gli elementi avevano già fatto intuire il parere negativo, ma si attendeva l’ufficialità della decisione, che è giunta alla riapertura delle attività giudiziarie.
L’inserimento della posizione di Buzzi nel filone principale del processo, ricollega l’uomo delle cooperative all’altro imputato principale di Mafia Capitale, Massimo Carminati, l’altro principale artefice della vicenda che ha scosso il mondo politico capitolino, e non solo. Sarebbe stato improbabile vedere al processo solo uno dei due imputati, considerato il fitto legame di rapporti, tutti poco chiari, che i due avevano stretto.
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