MAFIA CAPITALE: IN AUTUNNO IL MAXI PROCESSO. A GIUDIZIO 59 INDAGATI. ORA L'INCUBO E' ODEVAINE

Il Gip ha richiesto il rito immediato calendarizzato per il prossimo 5 novembre, ma la politica trema per le confessioni che Luca Odevaine sta facendo ai magistrati. Per ora c'è il massimo risperbo

di Cinzia Marchegiani

Roma – Il Maxi processo su Mafia capitale si svolgerà davanti ai giudici della X Sezione Penale alla Procura di Roma e vedrà dietro il banco degli imputati 59 persone, tutti sono accusati a vario titolo di associazione per delinquere di stampo mafioso, corruzione, turbativa d’asta, estorsione, riciclaggio e usura.

Maxi processo, Mafia Capiatele prima e seconda edizione. Il Gip di Roma, accogliendo la richiesta della Procura guidata da Giuseppe Pignatone, ha disposto il processo con rito immediato per 34 persone coinvolte nella seconda parte dell'inchiesta su Mafia Capitale, tra cui troviamo Massimo Carminati, Salvatore Buzzi, ritenuti i capi del clan, oltre a molti politici e imprenditori. I pm guidati da Pignatone, dopo la ormai nota ed eclatante operazione avvenuta a dicembre 2014, avevano avviato una seconda fase dell’indagine, terminata quando il Giudice per le indagini preliminari, la dott.ssa Flavia Costantini, il 29 maggio 2015 emetteva istanza di cattura e arresto per ben 19 persone tra cui Buzzi e Carminati, mentre ad altri 25 personaggi veniva applicata la custodia cautelare, rigettando la richiesta della misura cautelare nei confronti di Fabrizio Amore, Gabriella Errico, Luca Odevaine e Giovanni Fiscon.

La seconda fase d’inchiesta su mafia capitale s’inpernia su Buzzi e i suoi contati, lo stesso gip lo definisce come “riferimento di una rete di cooperative sociali che si sono assicurate, nel tempo, mediante pratiche corruttive e rapporti collusivi, numerosi appalti e finanziamenti della Regione Lazio, del Comune di Roma e delle aziende municipalizzate”

Capi di accusa Carminari/Buzzi e soci. A Carminati e Buzzi assieme a Coratti, Figurelli, Di Ninno, Cerrito, Garrone, Bolla sono stati ascritti il reato di cui agli artt. 81 capoverso,110, 318 e 319 c.p., 7 D. L. 13 maggio 1991, n. 152, conv. nella L. 12 luglio 1991, n. 203 perché Coratti nella sua qualità di Presidente dell’assemblea del Consiglio Comunale di Roma – in concorso con Franco Figurelli, appartenente alla sua segreteria – dunque pubblico ufficiale, per porre la sua funzione di consigliere comunale e di Presidente dell’assemblea comunale al servizio dei soggetti economici riconducibili al gruppo di Buzzi nonché nel porre in essere specifici atti contrari ai doveri del suo ufficio, consistenti anche nel: 

– facilitare sul piano politico-istituzionale l’aggiudicazione di gare indette da Ama a soggetti economici del gruppo di Buzzi, tra le altre la gara n. 30/2013 riguardante la raccolta del multimateriale;
– concorrere alla formazione del consenso politico e istituzionale necessario alla conferma nella qualità di DG di Ama SPA, controllata da Roma Capitale, Fiscon, a fronte di una iniziativa dei vertici dell’amministrazione intesa alla sua sostituzione;
– concorrere alla destinazione di fondi di provenienza regionale al X municipo;
– concorrere a sbloccare fondi per il sociale, settore cui erano interessati i soggetti economici riconducibili a Buzzi;
– pilotare la nomina di un nuovo Direttore del V Dipartimento, in sostituzione della neo incaricata Gabriella ACERBI;
– formare il consenso politico e istituzionale per il riconoscimento di debiti fuori bilancio, il cui adempimento remunerava anche soggetti economici riconducibili a Buzzi, riconoscimento approvato con delibera dell’assemblea capitolina del 30.10.14
riceveva da Buzzi, che agiva previo concerto con Carminati e in accordo con Di Ninno, Cerrito e Caldarelli, promesse ed erogazioni continuative di denaro e altre utilità a contenuto patrimoniale , tra le altre:
– la promessa di 150.000 euro;
– la somma di 10.000 euro, erogata alla associazione Rigenera;
– l’assunzione presso la cooperativa 29 Giugno di persona indicata da Coratti
Con l’aggravante per Carminati, Buzzi, Di Ninno, Cerrito, Garrone e Bolla di aver agito al fine di agevolare l’associazione di tipo mafioso diretta da CARMINATI

In autunno anche i consiglieri comunali Massimo Caprari e Giordano Tredicine, l’ex presidente del Municipio di Ostia Andrea Tassone, Guido Magrini, direttore del dipartimento delle Politiche Sociali della Regione Lazio, l’ex assessore comunale Daniele Ozzimo.

La terza stagione di mafia Capitale, l'incubo Odevaine. Ora l’incognita è Luca Odevaine, altro pozzo misterioso di Mafia Capitale che potrebbe aprire altri scenari. L’inchiesta su Mafia capitale infatti non è terminata, mancano all’appello gli interrogatori e ovviamente le risposte di Luca Odevaine, tratto in arresto e che solo da poche settimane ha deciso di vuotare il sacco rispondendo ai magistrati, ma per ora tutto è secretato. Si preannuncia per questo una terza stagione di Mafia Capitale e molti in realtà vivono nel terrore e nel silenzio, tra cui molti politici che potrebbero essere toccati dalle sue rivelazioni.

Capi di accusa Odevaiune e soci. Luca Odevaine, è l’uomo dell’organizzazione nel mondo dell’immigrazione, e assieme a Bravo, Addeo Gerardo, Addeo Tommaso e Bruera nella qualità di collaboratori di Odevaine e sono stati accusati del reato di cui agli artt.81, 110 c.p., 318 c.p. (nuova formulazione) 319 c.p. (vecchia e nuova formulazione) perché, in concorso tra loro. Odevaine agendo nella sua qualità di appartenente al Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, riceveva da Cammisa, Ferrara, Menolascina e Parabita la promessa di una retribuzione di 10.000 euro mensili, aumentata a euro 20.000 mensili dopo l’aggiudicazione del bando di gara del 7 aprile 2014, per la vendita della sua funzione e per il compimento di atti contrari ai doveri del suo ufficio in violazione dei doveri d’imparzialità della pubblica amministrazione, consistenti, tra l’altro:
– nell’orientare le scelte del Tavolo di Coordinamento Nazionale sull’accoglienza per i richiedenti e titolari di protezione internazionale, al fine di creare le condizioni per l’assegnazione dei flussi di immigrati alle strutture gestite dal gruppo LA CASCINA;
– nel comunicare i contenuti delle riunioni e le posizioni espresse dai rappresentanti delle istituzioni nel tavolo di coordinamento nazionale;
– nell’effettuare pressioni finalizzate all’apertura di centri in luoghi graditi al gruppo LA CASCINA;
– nel predisporre i bandi delle gare suindicate in modo da garantire l’attribuzione al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo LA CASCINA di un punteggio elevato;
– nel concordare con gli esponenti del gruppo LA CASCINA il contenuto dei bandi di gara;
– nel favorire l’aggiudicazione delle gare suindicate al raggruppamento di imprese del quale faceva parte il gruppo LA CASCINA;
somme che riceveva, in parte, direttamente ovvero per il tramite di Bravo Stefano e di Bruera Marco, i quali unitamente a Addeo Gerardo e ad Addeo Tommaso curavano la predisposizione della documentazione fittizia finalizzata a giustificare l’ingresso delle somme nelle casse delle fondazioni e delle società riferibili a Odevaine;
In Roma, dal 2011 al 2014

Inoltre Odevaine assieme a Cammisa, Ferrara, Menolascina, Parabita sono accusati anche del reato di cui agli artt. 110, 81, 353 commi 1 e 2 c.p., perché, in concorso tra loro in:
– collusioni preventive, consistenti in accordi finalizzati alla predeterminazione dei soggetti economici che si sarebbero aggiudicati le gare;
– condotte fraudolente, consistenti nel concordare i contenuti dei bandi di gara in modo da favorire il raggruppamento di imprese al quale partecipavano imprese del gruppo LA CASCINA;
turbavano le procedure di gara con le aggravanti dell’essere stato commesso il fatto da parte di ODEVAINE soggetto preposto agli incanti, in Roma e in Mineo, gare indette il 5.8.2011, 30.12.2011 e 7.4.2014

Mentre il 5 novembre prossimo partirà la stagione del Maxi processo presso il Tribunale di Roma, frutto di un lavoro immenso ottenuto dalle indagini della prima e seconda edizione di “Mafia Capitale”, tutto ancora è da scrivere sulla terza stagione, quella che vede Odevaine, il vero incubo per chi sa e ancora non parla. E’ lui l’uomo chiave di un sistema di corruzione talmente grande e radicato che sembrerebbe toccare e lambire personaggi di alte sfere del governo. In tutto questo, il Comune di Roma e la Regione Lazio continuano a rimanere impassibili, in attesa che a settembre si scateni l’inferno sulla terza retata già annunciata da molti.