MAFIA CAPITALE, BUZZI VUOTA IL SACCO: DALLA REGIONE AL CAMPIDOGLIO, DA MARINO A ZINGARETTI.

di Matteo La Stella
Roma
– Non si ferma l'inchiesta che dallo scorso dicembre sta mietendo vittime all'interno dei palazzi del potere capitolino.

La prima stoccata al “Mondo di mezzo” era stata affondata sulle note cantate da Roberto Grilli, lo skipper della coca che aveva iniziato a collaborare con la procura di Roma. Le indicazioni fornite da quest'ultimo avevano instradato il lavoro dei Ros e dei magistrati, capace di accendere i riflettori sull'esercito in forza al business della politica. Uno stop ad alta tensione, poi, aveva preceduto la stoccata al così detto “Mondo disopra”, quello dei politici corrotti, degli appalti mai appaltati e dei favori dietro compenso. Uno spaccato sorto nel mare della politica, solcato poi dal peschereccio della giustizia che aveva iniziato ad issare a bordo i pesci grossi, politici ben informati sull'ingranaggio del malaffare; fonti da cui attingere informazioni per continuare ad alimentare le indagini. Tanta carne al fuoco che, però, brucia solo in parte poichè le parole di alcuni "signori" chiamati in causa nell'inchiesta, lasciano il tempo che trovano.

Negli ultimi mesi, ad ogni modo, i procuratori romani sono stati impegnati fuori sede, a Cagliari per l'esattezza, nel carcere di Badu'e Carros dove da dicembre scorso è rinchiuso l'ex ras delle coperative, Salvatore Buzzi, desideroso di offrire collaborazione alla giustizia. Tanto impaziente da sollecitare più volte l'interrogatorio per cambiare le sue sorti difronte all'Autorità Giudiziaria, da mattatore ad agnello del sistema. L'interrogatorio arriva nelle giornate del 23 e 24 giugno, quando Buzzi, issato sul ponte dell'imbarcazione fregiata sullo scafo dal nome “Giustizia”, si gonfia come un pesce palla, pronto a puntellare chiunque con i suoi spilli dolorosi. Durante l'interrogatorio, tenuto dal Procuratore aggiunto Michele Prestipino insieme al sostituto Paolo Ielo, l'imprenditore ammette tutto ciò che lo incastra nelle intercettazioni. In seconda battuta, poi, racconta episodi vissuti in prima persona, conditi spesso e volentieri da deduzioni e voci di terzi raccolte qua e là, scrivendo, da grande conoscitore, l'ultimo capitolo emerso fin'ora, di un libro a cui mancano ancora quintali di pagine. Buzzi, quindi, imbraccia una mitraglietta carica di verità potenziali, ed apre il fuco in direzione del Campidoglio e della Regione Lazio, ricostruendo gran parte del mondo in cui ha vissuto, convinto che il fine giustifica i mezzi, e che quindi :” Per un fine nobile- fosse giusto utilizzare- mezzi, diciamo, ignobili”.

Appalti senza bando in Campidoglio. Durante il colloquio con i procuratori, il ras delle cooperative punta l'arma sul Campidoglio. Apre il fuoco a più riprese, centrando anche quella che definisce l'”invadenza della politica”. Cita il sindaco Ignazio Marino, da lui definito “marziano”, per un appalto da 78 milioni gestito senza bando di gara. Qui, secondo l'indagato, entrerebbe in scena l'”invadenza della politica”, subentrata insieme al sindaco-chirurgo, poiché, spiega:”Con il cambio di giunta che c'è tra Alemanno e Marino, c'abbiamo che la politica… gli assessori contano di meno, si interessano di meno dei processi amministrativi, e quindi prevalgono i dirigenti”. Il primo cittadino, dunque, secondo Buzzi:”Ha fatto gestire un appalto da 78 milioni di euro. Una cosa scandalosa” commenta. La bozza di progetto, stando sempre alle parole di Buzzi, riguarderebbe uno Sprar (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati). In mancanza di posti per i rifugiati, ne sarebbero stati messi al bando 18mila con offerta al ribbasso.

Zingaretti e il palazzo della Provincia.
Il signore della coop “29 giugno” ricarica la mitraglietta, gira il tronco e cattura nel mirino gli affari di Via della Pisana. Buzzi, in questo caso, filtra le parole di un altra testa mozzata nell'ambito dell'inchiesta su Mafia Capitale: Luca Odevaine, ex capo di gabinetto di Veltroni, già in carcere da tempo,  “Dopo che è andato via Veltroni, Odevaine è rimasto disoccupato, e Zingaretti lo ha nominato capo della Polizia provinciale”, spiega Buzzi. “ È lui-continua- che mi ha detto dell'operazione Parnasi, del palazzo della Provincia. Insomma Odevaine mi ha detto di Zingaretti. E mi ha raccontato 'sta cosa, che praticamente li le operazioni sporche le facevano Cionci, Cavicchia e Venafro. E a questo proposito mi ha detto dell'acquisto della sede della provincia”. Ielo allora ribatte:” Quindi sapeva che erano operazioni sporche”. “Si- risponde Buzzi- operazioni poco trasparenti”. Successivamente Buzzi spiega quelle che secondo lui sarebbero state le modalità per l'acquisizione del palazzo della Provincia, dettate dall'amico Odevaine, con cui dice di avere rapporti stretti dal 2011-2012. Odevaine:”mi racconta che la sede della provincia è stata comprata dal costruttore Parnasi, con contratto di acquisto, pre- contratto di acquisto… praticamente prima ancora di costruì l'immobile io già l'avevo venduto a lei -specifica Salvatore Buzzi, prima di commentare- pure io sarei capace a costruì così”. Il sostituto procuratore Paolo Ielo, allora, incalza chiedendo al re delle cooperative di farsi capire meglio. L'indagato, quindi, inizia ad entrare ancor più nel merito:” Ha visto i grattacieli che stanno all'Eur, Euroma…? Uno di quei due là è diventato la sede della Provincia, quando già si sapeva che la Provincia sarebbe stata soppressa. Quindi viene bandita la gara, Parnasi la vince.” Senza quell'operazione, aggiunge, il costruttore sarebbe andato fallito. In seguito, Buzzi, lascia trasparire altre indiscrezioni confidategli da Odevaine, riguardanti i guadagni della “cricca”. “Mi disse Odevaine” Che pensi che 'sta operazione l'hanno fatta gratis lì? I soldi che ci hanno fatto Cavicchia e compagnia ci possono andare avanti per generazioni.” Mi dice anche chi ha preso i soldi: Cavicchia, Cionci, Venafro e Zingaretti, Cionci per Zingaretti ovviamente”. Il sostituto procuratore, allora chiede se i personaggi tirati in ballo avessero preso tangenti, e soprattutto in che modo. Per tutta risposta, Buzzi conclude: “Lui racconta questi episodi, che poi alcune volte so' veri, alcune volte non so' veri”.

Assunzioni di favore.
Dai racconti di Salvatore Buzzi, però, emerge altro. La testa di serie di Via della Pisana, oltre ad aver percepito il denaro per la vendita del Palazzo della Provincia tramite l'imprenditore Cionci, avrebbe anche favorito l'assunzione,sempre secondo l'indagato, dell'ex cognato al Cns. Passaggio per cui, Zingaretti, avrebbe fatto affidamento su Pino Cinquanta, ex dirigente della cooperativa coinvolta nell'inchiesta di Napoli per i ponti aperti tra la società Cpl Concordia ed il clan dei Casalesi. Insomma, per Salvatore Buzzi:”Praticamente loro c'avevano questo rapporto storico con il presidente della Regione- si riferisce ad Odevaine e Cinquanta- che era il presidente della Provincia, insomma con Zingaretti. E questo rapporto storico…nell'assunzione dell’ex cognato, perché gli avevano assunto anche il cognato che lavorava nel Cns, che aveva avuto un'esperienza… gli avevano messo addirittura una piccola impresa, l'impresa era fallita, loro avevano preso ed avevano assunto 'sto ragazzo, non mi riesco a ricordare…cognato di Zingaretti…perché gli aveva chiesto Zingaretti questa cortesia, quindi era un rapporto che io sapevo molto forte. Cioè praticamente dottore, se no non ci capiamo, noi nasciamo come componente del Partito democratico, la componente di Marroni, D'Alema…qui stiamo in un'altra componente, stiamo nella componente Bettini-Zingaretti, sono come se fossero due partiti diversi”. Il Portavoce di Nicola Zingaretti, Andrea Cappelli, smentisce categoricamente la tesi sostenuta da Buzzi: ”Zingaretti non ha un cognato, con Cinquanta non parla da 10-15 anni e non ha mai chiesto assunzioni per nessuno”. Intanto, il numero uno della regione Lazio risponde con violenza alle accuse, e lo fa dal consiglio regionale:” Mai presi soldi per la vicenda del nuovo palazzo della Provincia… Ora chi è accusato dal carcere accusa. Io credo che l'accusato abbia il diritto di mentire sulle proprie responsabilità, ma non di calunniare terzi. Il signor Buzzi- rincara la dose Zingaretti- vuole passare è per una persona vessata dalla politica, vuole sottrarsi dall'accusa di associazione mafiosa. Ora risponderà di tutto ciò difronte alla giustizia- tuona Zingaretti- ho conferito mandato ai miei legali di querelarlo”.