Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 2 minuti
dI M.L.S.
Roma – Una pietra sopra, almeno per ora, alla bocca del vulcano dell’inchiesta su “Mafia Capitale”, che ha impegnato il Tribunale del Riesame di Roma nel convalidare la seconda tranche dell’inchiesta. Rigettate, dunque, le richieste di revoca degli arresti, rafforzate, invece, le ipotesi investigative e la tesi che vedrebbe la presunta organizzazione capeggiata da Massimo Carminati, come un’associazione di stampo mafioso.
Dietro le sbarre. Restano, dunque, dietro le sbarre di una cella, l’ex capogruppo Pdl a Via della Pisana e attuale consigliere regionale Luca Gramazio, ritenuto esponente del clan. A fargli compagnia, Nadia Cerrito, il “braccio imprenditoriale” del sodalizio, segretaria e stretta collaboratrice di Salvatore Buzzi.
Domiciliari. La misura cautelare in carcere si è trasformata in arresti domiciliari per Mirko Coratti, ex presidente dell’Assemblea capitolina e per Francesco Ferrara, de “La Cascina”, insieme a Claudio Bolla e Michele Nacamulli, uno dei collaboratori di Buzzi. Confermata la misura detentiva casalinga, invece, per Andrea Tassone, ex presidente del X Municipio (Ostia), Mario Cola, ex dipendente del Comune di Roma Capitale, Fabio Stefoni, ex sindaco di Castelnuovo di Porto.
Indagati a piede libero. Rimangono indagati ma in libertà: Pierina Chiaravalle, Emilio Gammuto, e Angelo Marinelli. Provvedimento meno pesante, invece, per Marco Bruera, Stefano Venditti e Gaetano Altamura.
Volti noti. Le linee dell’inchiesta escono da questa seconda tranche praticamente immutate, come d’altronde la posizione di Gramazio, consigliere comunale ed esponente, secondo il collegio, dell’organizzazione mafiosa. Per i magistrati, infatti, Luca Gramazio:”Prima consigliere al Comune di Roma poi Consigliere regionale del Lazio”, avrebbe messo :“Al servizio dell’organizzazione le sue qualità istituzionali”, svolgendo la sedicente funzione di: “ Collegamento tra l’organizzazione la politica e le istituzioni” ed elaborando:“Insieme a Fabrizio Testa, Buzzi e Massimo Carminati, le strategie di penetrazione della Pubblica amministrazione”. I pm Paolo Ielo, Luca Tescaroli e Giuseppe Cascini non hanno dubbi, Gramazio sarebbe intervenuto: ”Direttamente e indirettamente nei diversi settore della Pubblica amministrazione di interesse dell’associazione”.
Mirco Coratti, ex presidente dell’Assemblea capitolina, sarebbe stato invece al soldi di Buzzi. Secondo la procura, avrebbe ricevuto 100mila euro, con la promessa di altri 150mila nel caso in cui si fosse “attivato” in merito alla richiesta, avanzata da Salvatore Buzzi, di sbloccare un pagamento di 3 milioni di euro sul sociale.
Altra “stella” del firmamento capitolino e figura chiave negli affari illeciti di “Mafia Capitale” sarebbe stata Tiziano Menolascina, della coop La Cascina. Il Menolascina, si sarebbe servito di Luca Odevaine, ex componente del tavolo tecnico dell’immigrazione per il ministero dell’interno, in modo tale da stringere illeciti accordi per l’assegnazione dell’appalto di Mineo.
Correlati