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MAFIA: ALTRI GUAI IN VISTA PER IL PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA SICILIA

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Tempo di lettura 5 minutiDopo la Procura di Caltanissetta, anche quella di Catania ha acceso i fari su Antonello Montante

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di Enzo Basso
Ad aprire le danze è stata la Procura di Caltanissetta. Ma altri guai al capo di Confindustria Sicilia Antonello Montante potrebbero presto arrivare dalla Procura di Catania. Qui, al fascicolo già aperto sul conto dell’imprenditore nisseno, si sono aggiunte le esplosive dichiarazioni di Nico Marino, ex assessore regionale all’Energia del governo Crocetta, che ha polemicamente rassegnato le dimissioni ed è tornato ad indossare la toga di magistrato alla Corte di appello a Roma.

Le pressioni di D’Alia al centro dell’indagine “gli affari in corso” con la Regione del presidente di Unioncamere Sicilia, balzato agli onori della cronaca per il rating di legalità di Confindustria, che investe direttamente il governo Crocetta, del quale Montante è stato il principale sponsor.
Il senatore Gianpiero D’Alia, che ha sempre rivendicato il ruolo di “padrino” per avere pressato su Casini perché si desse il via libera alla candidatura alla Presidenza della Regione dell’ex sindaco di Gela, in un momento in cui il governo Crocetta vacillava, ne ha preso le distanze con una imperdonabile gaffes
politica: “Crocetta? Mi è stato segnalato dal presidente di Confindustra Montante e da Bernava della Cisl…”.

Parole che ora pesano come pietre E investono un governo che della legalità ha fatto il suo tratto di svolazzante marketing sui media. Dal governo Lombardo in poi, l’assessorato alle Attività Produttive, è stato appannaggio di Confindustria, quasi fosse un partito della legalità, con Marco Venturi prima e Linda Vancheri poi.

Oggi le situazioni sono ribaltate Marco Venturi, secondo le indagini della Procura di Caltanissetta, che lo ha sentito a verbale, è uno dei principali accusatori di Montante e dei suoi metodi di gestione del potere associativo, non solo ad Assindustria.
Una crisi che investe anche i rapporti dello stesso Montante con il vicepresidente nazionale di Confindustria, Ivan Lo Bello, già al Banco di Sicilia, ora nel consiglio di amministrazione di Finmeccanica, il cuore degli affari di Stato.

Un terremoto silenzioso, imbarazzante, che zittisce tutti i politici A tuonare sono solo i Grillini. Chiedono subito le dimissioni di Montante da tutte le cariche operative, come fa il vicepresidente nazionale dell’Antimafia, Claudio Fava.

Poi solo imbarazzati silenzi. Di Crocetta, che ha continuato a incontrare l’imprenditore e si limita a dire “speriamo si chiarisca tutto”, e di Beppe Lumia, per anni l’alfiere dell’esperienza di legalità che si è visto prima condannare l’ex presidente Raffaele Lombardo e ora si trova al centro di una più che imbarazzante danza di vorticose indagini dove non si capisce, come cantava Giorgio Gaber, “dov’è la destra e dov’è la sinistra”, dove sta la mafia e dove sta l’antimafia. Proprio in compagnia di Lumia, ha raccontato il magistrato Nico Marino ai suoi colleghi etnei, in una imbarazzante riunione all’hotel Excelsior di Catania, Montante avanzò pressioni sul tema dei rifiuti e delle discariche, lì dove ha interessi manifesti il vicepresidente regionale dell’associazione Giuseppe Catanzaro, gestore della discarica di Siculiana, entrato in rotta di collisione con il magistrato assessore per una serie di ispezioni disposte dalla Regione nelle discariche siciliane, a Mazzarrà Sant’Andrea, alla Oikos di Motta Sant’Anastasia e in quella dell’Agrigentino.

Arriva il commissario Se i primi due impianti sono poi stati chiusi per ordine della magistratura, quello di Catanzaro ha superato indenne le ispezioni e continua a lavorare a tamburo battente nell’emergenza continua della Sicilia che va avanti con una ordinanza al mese. Sempre alla ricerca di un “piano b” che non arriva, compresoil trasferimento
all’estero dei rifiuti.

Un fatto che preoccupa molto il governo nazionale
, che ha deciso un nuovo “commissariamento” dell’Isola. Nel nuovo piano nazionale sono previsti due inceneritori, uno dei quali a San Filippo del Mela nella centrale Edipower acquisita al 100% dalla A2a nel’ambito del riordino della ex Edison. Decisione presa senza consultare il presidente della Regione Siciliana che continua a dichiararsi contro e a chiedere un piano più articolato con sei mini inceneritori.

La partita rifiuti Ma la nascita di due maxiinceneritori, ridisegna ora il mercato dell’emergenza-rifiuti: con la Sicilia ancora fanalino di coda nella raccolta differenziata e l’Unione Europea sempre pronta ad infliggere continue sanzioni per i ritardi decennali ad affrontare la problematica. Si è passati dall’emergenza degli Ato, alla vertenza di undicimila dipendenti da ricollocare non si sa più come con la riforma degli Aro.

Un disastro gestionale che come una miccia accesa si sposa a una indagine esplosiva, quella che riguarda Montante e la ragnatela diffusa dei suoi interessi. Una serie di affari che toccano nel cuore il governo Crocetta. Dai trasporti pubblici, dove Montante, titolare di una partecipazione nella Jonica Trasporti, società che fa capo all’Ast regionale, ha presentato una richiesta di risarcimento da 1, 2 milioni di euro al governo Crocetta per la mancata capitalizzazione della società, per arrivare alle scelte pilotate all’Irsap, l’ente chiamato a liquidare le ex Asi, le aree industriali, e alle Camere di Commercio. Proprio su questo fronte si sta giocando in Sicilia una cruciale partita per il controllo della Sac, la società che gestisce l’aeroporto internazionale di Fontanarossa, che sta per approdare in Borsa: Irsap e Camere di Commercio di Catania, Siracusa e Ragusa, oggi riunite sotto un unico ombrello nella Sicilia Orientale, hanno di fatto il controllo della maggioranza del capitale.

Secondo le stime dell’Imi, l’advisor che sta accompagnando a Piazza Affari la Sac, la quotazione porterà in dote allo scalo internazionale etneo una capitalizzazione di seicento milioni di euro. Affari, insomma, all’ombra del distintivo della lotta alla mafia, che hanno portato Franco La Torre, figlio del deputato Pci trucidato nel 1982 dalla mafia, ad avanzare sospetti sulla gestione di “Libera” e di alcuni esponenti dell’antimafia. Circostanze in qualche modo confermate ora dall’indagine della magistratura, che ha decimato la sezione misure di prevenzione di Palermo, guidata da Silvana Saguto e che investono direttamente anche l’Agenzia per i beni confiscati alla Mafia, della quale Antonello Montante era consigliere nazionale, carica dalla quale si è dimesso.

Un pasticcio istituzionale senza precedenti, dagli imprevedibili sviluppi giudiziari. Confindustria nazionale, dopo avere difeso d’ufficio con le dichiarazioni del presidente Giorgio Squinzi l’operato di Antonello Montante, alla luce delle nuove investigazioni ordinate in tutta Italia si mostra ora più cauta. Confindustria nazionale dovrebbe presto andare al voto per il rinnovo delle cariche elettive e a contendersi la corsa dovrebbero essere Giorgio Squinzi e Alberto Bombassei. In Sicilia, invece, il delfino di Montante, Giuseppe Catanzaro, potrebbe vedersela con Gianfelice Rocca, imprenditore sanitario dell’Humanitas.

Confindustria Sicilia è ora in una fase di stallo:
se a Siracusa, patria di Ivan Lo Bello, è stato silurato il direttore reo di avere solo trasformato un contratto co.co.co a tempo indeterminato, ed è stato inviato da Messina il commissario Ivo Blandina, a Messina ora bisogna sostituire Alfredo Schipani, un tempo re delle manutenzioni elettriche al Comune di Messina, la cui gestione è il caso di dire è “andata in corto circuito”. In Sicilia l’associazione industriale si appresta a cambiare “governance” trasformandosi in semplice entità territoriale, sotto un unico ombrello regionale.

Come ai tempi di Mimì La Cavera, il precursore della regione imprenditrice.
Che si è ora trasformata nella regione dei commissari, in bilico sulla revoca.

Come alla Camera di Commercio di Messina. Dove il commissario Francesco de Francesco è stato revocato dall'assessore Maria Lo Bello senza essere sostituto. Perché quello di Crocetta è il governo dei commissari, dalle Province, all’Irsap, all’Esa, a chi più ne ha più ne metta, ora sempre più commissariato
dall’alto, dal duo Faraone-Renzi, in bilico sul più odioso dei sospetti: il concorso esterno. Non alla Rivoluzione. Ma a certi affari “montanti”, definiti dalla procura di Caltanissetta “opachi”.