Madalina Pavlov: parla in esclusiva il Team di esperti che indaga sul caso: "Non è suicidio"

 
di Angelo Barraco
 
Reggio Calabria – La morte di Madalina Pavlov è ancora avvolta da una fitta cortina di mistero e sono tante le domande che costantemente si pongono i genitori e gli investigatori che cercano di capire cosa sia realmente accaduto il 21 settembre del 2012 in Via Bruno Buozzi. Madalina non conosceva quel palazzo e non aveva motivo alcuno per trovarsi li quel giorno e non aveva motivo alcuno per voler porre fine alla sua vita che scorreva in modo regolare e che invece è stata interrotta bruscamente. Le indagini sulla morte di Madalina procedono senza sosta e la risposta in merito alle indagini in corso ci arriva direttamente dal team di esperti che lavora al caso: "Madalina Pavlov era una ragazza piena di vita e aveva progetti molto ambiziosi per il suo futuro e certamente non si é suicidata" ce lo riferisce Mary Petrillo, criminologa coordinatrice del Crime Analysts Team, continua la dott.ssa Petrillo "stiamo aspettando riscontri dalla Procura di Reggio Calabria circa gli spunti di indagine forniti dal nostro report sul caso, speriamo arrivino presto le risposte che stiamo cercando ed intanto Agafia, la mamma di Madalina si appresta a passare un altro Natale senza sapere chi ha fatto del male alla figlia", l'Avv. Antonio Petrongolo aggiunge  che il modus operandi, al momento, esclude, come invece qualcuno aveva insinuato, che si tratti di una morte legata alla criminalità organizzata, almeno per quanto concerne ritorsione e/o vendetta, Invece Fabio Calvani esperto informatico del Crime Analysts Team afferma un elemento estremamente importante ovvero che le telecamere poste nel punto dove è caduta Madalina hanno sicuramente ripreso qualcosa e afferma Calvani "mi auguro siano state visionate nell' immediatezza del fatto visto che molto probabilmente dopo tanti anni non credo troveremo nulla, anzi speriamo che già all'epoca dei fatti non siano state cancellate, anche involontariamente, le immagini". La dott.ssa Rossana Putignano del Crime Analysts Team afferma di aver raccolto delle testimonianze su quella serata in cui si svolgeva la manifestazione l'Happy Run a Reggio ed è emerso che verso le 20.30 diverse persone che parteciparono alla corsa ricevettero un sms sul cellulare in cui si scriveva di una ragazza “bellina” che si era suicidata o che avevano "buttato giù". Teniamo presente, afferma la dott. Putignano, che il giorno prima dell’omicidio Madalina ha ricevuto una telefonata mentre era con la sorella Elena e si è allontanata un pò e ha fatto intendere all’interlocutore che non poteva parlare. Poi ha declinato l’invito dicendo che avrebbe trascorso la serata con la sorella Elena. Con chi avrebbe dovuto vedersi Madalina la sera prima dell’omicidio? Forse se avesse accettato l'invito sarebbe andata ancor prima incontro al suo tragico destino? Per la dott.ssa Francomacaro il suicidio non è un fenomeno che può avversarsi così di punto in bianco senza almeno un segnale di disagio o malessere psicologico. La storia di Madalina sembra  non avere molto a che vedere con quella di una persona che poi ha scelto di togliersi la vita, ma al contrario un continuo tentativo quello della ragazza di emergere  e di migliorare la sua condizione. Madalina quindi non si sarebbe suicidata poiché mancano di fatto gli elementi concreti che avrebbero indotto la giovane a porre fine alla sua vita in quel modo: chi avrebbe ucciso la giovane e perché? Madalina Pavlov era una ragazza di 21 anni che viveva a Reggio Calabria con la madre e la sorella. Era una studentessa universitaria che aveva frequentato la facoltà di lingue all’Università di Messina, successivamente le sue ambizioni e le sue scelte professionali erano cambiate e aveva deciso di trasferirsi alla facoltà di Giurisprudenza della sua città. Era una ragazza dinamica e attiva nel sociale e nel tempo libero lavorava in una pizzeria  in Corso Vittorio Emanuele. Il 21 settembre del 2012 termina il suo turno di lavoro alle 15.00 e successivamente si incontra in un bar con il suo ex fidanzato, intrattenendosi con esso fino alle 17.45. Successivamente lui si reca a lavoro, rimanendoci fino a tarda serata. Madalina quel pomeriggio chiama anche un’amica che vive a Napoli dicendole che stava per realizzare il suo più grande sogno, quello di trasferirsi in Australia. Ma purtroppo quella telefonata piena di speranze, di prospettive rivolte ad un futuro oltremanica e di illusioni rivolte ad un mondo ancora tutto da scoprire si sono spezzate troppo presto. Madalina era attesa in pizzeria alle ore 19.00 ma non si presenta sul luogo di lavoro poiché la giovane muore in circostanze anomale in Via Bruno Buozzi alle ore 21.00. La morte di Madalina è sopraggiunta in seguito alla caduta dal tetto che ha determinato lesioni in diverse parti del corpo. Sono stati rinvenuti gli effetti personali della giovane tra cui: la borsa contenente il cellulare, il portafoglio e vari oggetti tra cui un voglio con su scritto “Via Bruno Buozzi” con relativa chiave che consente l’apertura della porta del terrazzo. Dagli accertamenti svolti non risulta in alcun modo che Madalina conoscesse inquilini di quel palazzo, inoltre non è chiaro come la giovane sia entrata all’interno del palazzo. Perché è importante Via Bruno Buozzi? Il 19 marzo 2016 abbiamo intervistato il legale della famiglia di Madalina, l’Avvocato Antonio Petrongolo, che con noi ha chiarito alcuni punti chiave dell’inchiesta, come ad esempio la questione riguardante il biglietto trovato in tasca e le chiavi che aprivano la porta del terrazzo e a tal proposito ci ha riferito: “Di fatto c’è questo equivoco perché, tra i beni che sono stati rinvenuti nella disponibilità di Madalina si parla di questo biglietto ma sembrerebbe che ci si riferisca al biglietto che è allegato alla chiave di accesso di apertura del terrazzo. Quindi non si capisce bene, sembrerebbe formare un corpo unico, anche se poi sembrerebbero a loro volta stati staccati. Quindi ci potrebbero essere due elementi diversi e questo ci deve anche far riflettere sul perché e sul per come Madalina avesse la chiave del terrazzo”.