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7 anni faon
“Avvocato, le scrivo questa lettera per farle sapere alcune verità sul caso di Madalina. Non voglio apparire ma neanche portarmi sulla coscienza le cose che so”.
Questa frase lapidaria e circoscritta è il preambolo di una lettera anonima pervenuta nel dicembre 2016 allo studio romano dell’Avvocato Antonio Petrongolo, legale rappresentante della famiglia di Madalina Pavlov, ragazza di 21 anni che viveva a Reggio Calabria con la madre e la sorella e che il 21 settembre del 2012 muore misteriosamente precipitando dal palazzo di Via Bruno Buozzi. Si tratta di una missiva anonima dove sono riportati elementi che confermano la tesi dell’omicidio, escludendo quindi il suicidio. La missiva non è stata spedita tramite mezzo postale ma è stata fatta recapitare direttamente nella cassetta delle lettere, attraverso un foglio piegato in quattro e con all’interno i dettagli sulla vicenda. “Madalina aveva iniziato una relazione con un uomo molto più grande di lei, con interessi nel palazzo. I due si vedevano in un appartamento del palazzo” si legge nella missiva anonima. “Madalina voleva non nascondersi più e lasciarlo se lui voleva continuare a vederla di nascosto. Diceva che avrebbe parlato se lui non si fosse deciso”.
Sono riportati inoltre alcuni dettagli specifici: “L’uomo è molto più grande di lei, uno che non vuole essere nominato, ha la sua famiglia e le sue cose, soprattutto cose. Attaccato al materiale. Uno in vista”. La missiva si conclude con: “Lui è uno conosciuto come persona per bene, un insospettabile. E’ scuro di pelle, di mezza età con un viso particolare. Conosco questi particolari perché io e Madalina eravamo amiche. Speravo che arrivaste alla verità ma gli anni passano. Un’amica”. Chi ha scritto questa lettera? Quali altri dettagli conosce questa persona? La lettera anonima traccia un solco netto sulla morte di Madalina, che ancora oggi è avvolta da una fitta cortina di mistero, tanti gli interrogativi ma poche le certezze: cosa è accaduto realmente a Madalina quel giorno?.Sono trascorsi cinque anni esatti dalla morte della giovane e pochi mesi dalla richiesta di archiviazione da parte della Procura. Un tempo che sembra essersi cristallizzato in Via Bruno Buozzi, attraverso quegli elementi che hanno fatto da contorno alla scena del crimine e che ancora oggi fomentano i dubbi degli investigatori. A distanza di cinque anni le stesse domande che si rincorrono sono sempre le stesse: cosa ci faceva Madalina in quel palazzo? Chi doveva incontrare? Perché si trovava li? Come è morta Madalina? Il caso di Madalina è seguito dal Crime Analysts Team (CAT), un gruppo di consulenti esperti che segue il caso. I consulenti della mamma di Madalina, le dott.sse Mary Petrillo, criminologa, Rossana Putignano, psicoterapeuta esperta in psicodiagnostica forense, Aida Francomacaro, psicoterapeuta esperta in psicologia giuridica e Fabio Calvani tecnico informatico forense.
Madalina Pavlov era una ragazza dinamica e attiva nel sociale e nel tempo libero lavorava in una pizzeria in Corso Vittorio Emanuele. Il 21 settembre del 2012 termina il suo turno di lavoro alle 15.00 e successivamente si incontra in un bar con il suo ex fidanzato, intrattenendosi con esso fino alle 17.45. Successivamente lui si reca a lavoro, rimanendoci fino a tarda serata. Madalina quel pomeriggio chiama anche un’amica che vive a Napoli dicendole che stava per realizzare il suo più grande sogno, quello di trasferirsi in Australia. Ma purtroppo quella telefonata piena di speranze, di prospettive rivolte ad un futuro oltremanica e di illusioni rivolte ad un mondo ancora tutto da scoprire si sono spezzate troppo presto.
La dottoressa Rossana Putignano del Crime Analysts Team afferma di aver raccolto delle testimonianze su quella serata in cui si svolgeva la manifestazione l’Happy Run a Reggio ed è emerso che verso le 20.30 diverse persone che parteciparono alla corsa ricevettero un sms sul cellulare in cui si scriveva di una ragazza “bellina” che si era suicidata o che avevano “buttato giù”. Teniamo presente, afferma Putignano, che il giorno prima dell’omicidio Madalina ha ricevuto una telefonata mentre era con la sorella Elena e si è allontanata un pò e ha fatto intendere all’interlocutore che non poteva parlare. Poi ha declinato l’invito dicendo che avrebbe trascorso la serata con la sorella Elena. Madalina era attesa in pizzeria alle ore 19.00 ma non si presenta sul luogo di lavoro poiché la giovane muore in circostanze anomale in Via Bruno Buozzi alle ore 21.00. La morte di Madalina è sopraggiunta in seguito alla caduta dal tetto che ha determinato lesioni in diverse parti del corpo. Sono stati rinvenuti gli effetti personali della giovane tra cui: la borsa contenente il cellulare, il portafoglio e vari oggetti tra cui un voglio con su scritto “Via Bruno Buozzi” con relativa chiave che consente l’apertura della porta del terrazzo. Dagli accertamenti svolti non risulta in alcun modo che Madalina conoscesse inquilini di quel palazzo, inoltre non è chiaro come la giovane sia entrata all’interno del palazzo. Perché è importante Via Bruno Buozzi? Il 19 marzo 2016 abbiamo intervistato il legale della famiglia di Madalina, l’Avvocato Antonio Petrongolo, che con noi ha chiarito alcuni punti chiave dell’inchiesta, come ad esempio la questione riguardante il biglietto trovato in tasca e le chiavi che aprivano la porta del terrazzo e a tal proposito ci ha riferito: “Di fatto c’è questo equivoco perché, tra i beni che sono stati rinvenuti nella disponibilità di Madalina si parla di questo biglietto ma sembrerebbe che ci si riferisca al biglietto che è allegato alla chiave di accesso di apertura del terrazzo. Quindi non si capisce bene, sembrerebbe formare un corpo unico, anche se poi sembrerebbero a loro volta stati staccati. Quindi ci potrebbero essere due elementi diversi e questo ci deve anche far riflettere sul perché e sul per come Madalina avesse la chiave del terrazzo”.
Angelo Barraco
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Lory
5 Ottobre 2017 at 1:07
A distanza di un anno dalla lettera, spero siano state fatte ricerche su questo uomo facoltoso che dovrebbe vivere in quel palazzo !!!