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Luigi Di Maio candidato premier e leader movimento dopo le primarie online M5s. L’esito della consultazione è stato comunicato a Rimini. “La responsabilità che mi avete affidato – ha detto il vice presidente della Camera – è grande ma tutti insieme ce la possiamo fare perché noi siamo il M5S e non dobbiamo mai dimenticarlo”. “Porterò avanti il mio ruolo con disciplina e onore”, aggiunge. “Il nostro sarà il governo della riscossa degli italiani. Formeremo una squadra di governo di cui essere orgogliosi”. Alle prossime elezioni “gli italiani dovranno scegliere tra vivere e sopravvivere“.
Meno di 40 mila votanti segnano il passaggio epocale del M5S. E Grillo, che tra un blues e un altro sembra vibrare della sua libertà riconquistata di uomo di spettacolo, lo sintetizza emozionato così: «Prima abbiamo liberato la rabbia con un urlo e il nostro diritto al grido. E ora stiamo andando verso una nuova dimensione e tra gridare e il futuro ci vuole un detonatore…». Quel detonatore si chiama Di Maio, 31 anni, da Pomigliano d’Arco, vicepresidente della Camera e da ieri non solo candidato premier, ma anche capo politico. Ancora la risata rivelatrice di Grillo: «Da domani il capo politico del M5S non avrà più il mio indirizzo. Le denunce non arriveranno più a casa mia…eh, eh, eh…Sono cazzi tuoi Luigi». Grillo tornerà ai suoi show, finalmente sgravato – spera – dai ricorsi che lo hanno sommerso in questi anni per colpa di uno statuto che non c’è e di regole troppo ballerine. È soprattutto per questo che ha abdicato. Ma non se ne andrà del tutto. Resterà garante, padre nobile, un genitore che tiene d’occhio i figli da casa. «Io non so dove stiamo andando ma non posso uscire dal Movimento perché è nel mio dna».
I geni si ereditano ma per Di Maio non sarà semplice. Il suo è già il discorso di un candidato pronto alla sfida. Sminuisce il flop dei voti sul sistema Rousseau, «perché sono i milioni di voti degli italiani che ci servono per vincere». Annuncia di voler abbattere la legge elettorale in discussione alla Camera, il Rosatellum Bis, «fatta per trasformare il primo partito nel Paese, il M5S, nell’ultimo in Parlamento». Promette «una squadra di governo di capaci», prima delle elezioni, e assicura di essere cosciente «che il compito che mi è stato affidato non è di cambiare il M5s, ma di cambiare il Paese». «Non possiamo illuderci di governare il Paese solo con chi ci vota, ma abbiamo il dovere di coinvolgere tutti coloro che non ci hanno votato. Noi non siamo entrati nelle istituzioni per impadronircene».
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