LOTTA ALLA ZANZARA TIGRE. CHI LA FA E CHI NON LA FA

di Simonetta D'Onofrio

 

Il giorno 8 settembre, nella sede del XV Municipio, ci sarà un incontro per far conoscere le azioni intraprese dal Comune di Roma e dal Municipio per la lotta contro la zanzara tigre. Un incontro nel quale il Presidente della Commissione Ambiente del XV Municipio Marcello Ribera e la Presidente della Commissione Politiche Sociali e Sanitarie Agnese Rollo, relazioneranno su quanto è stato fatto, e su quanto si sta facendo per risolvere il problema che affligge le serate estive di molte persone.
Una scelta, quella del sindaco Marino, supportata in particolare proprio dal XV municipio, che essendo per la maggior parte composto da territorio suburbano, ha un’attenzione maggiore a questo problema, contrastata da alcuni consiglieri di opposizione, preoccupati per l’uso di pesticidi, che sono stati inseriti nella lista delle sostanze vietate dall’Unione Europea.


Gli enti interessati tendono a precisare che gli interventi di disinfestazione sono mirati a bloccare la proliferazione con sostanze larvicide, che sono a basso impatto ambientale. Una lotta che negli ultimi anni è cambiata notevolmente. Non si procede più, come avveniva fino a qualche anno fa, all’irrorazione su aree molto ampie con sostanze che uccidevano gli insetti alati, ma che provocavano una serie di problemi a persone e colture.
Da alcuni anni gli interventi sono mirati. Invece di combattere gli individui adulti, la lotta si è spostata sulle larve, più facilmente sopprimibili, senza bisogno di inquinare, con interventi mirati. Non tutti i comuni, però, hanno deciso di intraprendere questa strada. Se Roma ha programmato gli interventi, grazie all’intervento di Ama Soluzioni Integrate, e alcuni comuni come Cerveteri hanno deciso di seguire l’esempio della Capitale, molte cittadine hanno abbandonato questa misura di profilassi, come Anguillara Sabazia, dove gli interventi di disinfestazione sono assenti da alcuni anni, con conseguente proliferazione di insetti e il ricorso a procedure intensive da parte dei privati, che sono meno controllabili, e quindi potenzialmente più pericolose per la salute pubblica.