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Cronaca

LORIS STIVAL: VERONICA PANARELLO RESTA IN CARCERE

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Tempo di lettura 2 minutiIl ricorso presentato dall’avvocato Francesco Villardita puntava alla scarcerazione della donna, ma è stato rigettato dalla I Sezione Penale della Corte di Cassazione

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di Angelo Barraco

Roma – Veronica Panarello resta in carcere. E’ questa la decisione presa dalla Corte di Cassazione in merito alla posizione della ventiseienne accusata di aver strangolato e gettato nel canale il figlio, Loris Stival, il 29 Novembre del 2014 a Santa Croce Camerina. Il ricorso era stato presentato dall’avvocato Francesco Villardita e puntava alla scarcerazione della donna, ma è stato rigettato dalla I Sezione Penale della Corte di Cassazione, confermate dal Tribunale di Catania con l’ordinanza di rigetto del 3 gennaio. Il ricorso presentato dagli avvocati era costituito da 21 motivazioni che avrebbero dovuto far uscire dal carcere la donna.
 
IL MOVENTE DEL DELITTO
Uno dei punti era l’assenza del movente del delitto, l'insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza e l'illogicità dell'ordinanza del riesame. Nei punti è indicato un elemento che avrebbe potuto far uscire la donna dal carcere poiché l’orario della morte non sarebbe tra le 9 e le 10, come dichiarato dalla perizia della Procura, ma sarebbe da collocare ad un orario più postumo, e proprio in quell’ora la donna aveva un alibi. Questa circostanza era stata esposta durante una puntata di “Quarto Grado” in cui è stato detto che il definitivo esame autoptico effettuato sul piccolo Loris ha stabilito che il bimbo sarebbe morto tre o quatto minuti dopo essere caduto nel canale di scolo del “Mulino Vecchio” e di aver sbattuto il cranio.
 
Un’altra contestazione che viene fatta riguarda gli esiti delle immagini delle telecamere e secondo l’avvocato della donna il fatto che la macchina si dirigesse verso il canalone non può considerarsi un indizio di colpevolezza che può portare alla custodia in carcere della donna. L’accusa sostenuta dal procuratore Carmelo Petralia e dal sostituto Marco Rota si basa sulle presunte bugie dette dalla donne, poiché sostiene di aver accompagnato il figlio a scuola, ma le videocamere del paese non la inquadrano, altro elemento sono le fascette consegnate alla maestra che risultano compatibili con il laccio usato per strangolare Loris. La ricostruzione ha retto al vaglio del Gip e ha portato al fermo avvenuto il 12 dicembre.
 
L'AVVOCATO
La Cassazione non ha rilevato vizi di motivazione. L’avvocato Francesco Villardita, a proposito del rigetto ha affermato "Prendiamo atto della decisione e aspettiamo le motivazioni. Battaglieremo al processo che è la fase in cui si ristabiliscono gli equilibri tra accusa e difesa perché ci muoviamo in una fase cautelare dove ad essere valutati sono indizi e non prove”.