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Editoriali

L'OMBRA DEI POTERI FORTI: ORA IL ‘REMAIN’ HA ANCHE UN MARTIRE

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Tempo di lettura 4 minuti La Cox, secondo i giornali, era minacciata di morte da parecchi mesi, ma nessuno se ne era preoccupato

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di Roberto Ragone
Stando a ciò che riferiscono le ultime notizie, Ellen Jo Cox, parlamentare laburista inglese e sostenitrice della permanenza del’Inghilterra in Europa, sarebbe stata assassinata da uno squilibrato.  All’inizio sembrava che qualcuno lo avesse udito gridare “Britain First”, un po’ come l’”Allah Aqbar” dei musulmani quando si fanno esplodere, ma poi il comitato che porta questo nome ha smentito ogni appartenenza dell’assassino alla loro organizzazione. Successive indagini hanno portato a ricostruire la personalità del 52enne Tommy Mair, formalmente neonazista affiliato alla National Alliance, un tempo la prima organizzazione neonazista degli Stati Uniti; sostanzialmente una mente debole, alla mercè di chi lo avesse voluto ultilizzare. Tommy Mair, una mina vagante, una scheggia impazzita a disposizione di chiunque lo avesse voluto usare per qualsiasi motivo, e l’occasione è arrivata. È troppo facile attribuire l’omicidio soltanto a Mair, tirando in ballo le sue idee razziste e neonaziste.

La Cox, secondo i giornali, era minacciata di morte da parecchi mesi, ma nessuno se ne era preoccupato, non solo di indagare sulle minacce, per sincerarsi se fossero o meno preoccupanti, ma neanche di fornirle una scorta. Mettere un agente di polizia o due accanto ad un parlamentare minacciato di morte non richiede mesi di tempo, e sarebbe bastato questo per neutralizzare un attentatore folle, armato, per di più, di un'arma autocostruita, oltre che di un coltello, per adoperare il quale ha necessariamente dovuto avvicinarsi alla vittima fino ad un contatto fisico. Qualsiasi passante benintenzionato, a quel punto, avrebbe potuto sventare la minaccia, con buone probabilità di successo.

Si è parlato di razzismo e di neonazismo, ma i mandanti potrebbero essere ben altri, vista la posizione della Cox e la sua rappresentatività in Parlamento. Qualcosa tipo una vittima scarificale, designata da 'Poteri Forti' per creare un'emozione nell'opinione pubblica, notoriamente legata, in Gran Bretagna, ai valori della tradizione e della monarchia, quindi più propensa di altre nazioni all'uscita da un'Europa che potrebbe snaturare questi valori. Quindi un'ondata emozionale contraria alla Brexit. Immaginiamo di dover scrivere la trama di un film di James Bond, utilizzando fatti e persone del momento.

Tutto ciò che diremo da adesso in poi è fantasia, condita con un pò di suspence, perciò non la prendete per buona. Dunque: in questi giorni tutto il Regno Unito è in fibrillazione, spaccato in due da una Brexit che ha preoccupato molto i ‘Poteri Forti’, quelli che dell’Europa hanno fatto la loro mangiatoia. Frequenti  e febbrili sondaggi hanno portato a concludere che, a pochi giorni dal voto al referendum, i sostenitori dell’uscita dell’Inghilterra dall’Europa delle banche e delle lobby erano in netta e crescente maggioranza. Occorreva escogitare qualcosa per riportare le sorti a favore del ‘Remain’. Le conseguenze dell’uscita dell’Inghilterra dall’Europa sarebbero state forse fatali per tutta l’Unione, tenuta insieme con lo sputo dopo l’invasione dei migranti e i problemi di accoglienza di alcuni Paesi membri. 

Lo sfascio dell’EU sarebbe fatale per i piani dei ‘Poteri Forti’, che non potrebbero più controllare tutti e 28 i Paesi in un solo cesto, imponendo loro politiche commerciali tipo ITTP. Ricordiamoci che le leggi dell’Europa sono prevalenti su quelle di ogni singolo Paese, cioè che in pratica abbiamo, tutti noi, perso ogni possibilità sia di stampare moneta, sia di promulgare leggi che possano essere di vantaggio alla nazione, se non con il beneplacito del Consiglio Europeo – che sappiamo bene da chi è controllato; oltretutto le disposizioni del Consiglio non sono appellabili, vanno eseguite e basta, pena salatissime multe. Oltre alle grosse somme di denaro da versare ogni anno nelle sue casse, senza averne un reale beneficio, a vantaggio di una Unione i cui interessi sono molto lontani dai reali bisogni dei comuni mortali, tutta tesa a politiche per noi incomprensibili.

Un granellino di sabbia, ma direi una pietra d’inciampo,  rischiava perciò di far fallire tutto il piano architettato fin dal 1953, quando fu costituita la Bilderberg, la misteriosa società che, pur non essendo segreta, in realtà ha dei fini non palesi al grosso pubblico: un gruppo di persone che si riunisce alla luce del sole, ma delle cui riunioni non si sa nulla; un gruppo di persone che decide del nostro destino, e il cui scopo principale è il controllo. Si è parlato di Trilaterale, di Bilderberg, di nuovo Ordine Mondiale, il cui guru sarebbe il miliardario americano Rotschild: chiamatela come volete, ma un'ombra nera si allunga sull'Europa e i suoi abitanti, o almeno come tale viene percepita. Come Oswald ha fatto comodo a suo tempo ai reali mandanti dell’assassinio di John Kennedy, così Tommy Mair nella finzione romanzesca può far comodo a chi voleva ribaltare il risultato del referendum Brexit, almeno quello che prepotentemente emergeva dai sondaggi, creando un martire. Un fatto di sangue così impressionante non ha potuto far altro che scuotere gli Inglesi, inducendo molti a non appoggiare una fazione che si era dimostrata assassina – quella appunto contro la permanenza in Europa – e a volere in un certo senso rendere omaggio ad una donna giovane, madre di figli, sostenitrice delle classi meno agiate, proiettata verso l’integrazione, che era stata uccisa brutalmente. Il vantaggio immediato è stato delle banche, che, penalizzate alla luce dei primi sondaggi, hanno recuperato alla grande tutto ciò che sulla carta avevano bruciato nei giorni scorsi, già prevedendo una vittoria del ‘Remain’ al referendum. Cinismo? Certo, ma le banche sono ciniche per definizione; ‘Pecunia non olet’ diceva l’imperatore romano Vespasiano, l’inventore dei cessi pubblici a pagamento. Allora? Siamo veramente di fronte ad una nuova ‘Spectre’, il nemico giurato di 007, l’agente segreto dell’MI 6? Fino a che punto si può arrivare per proteggere un progetto come quello descritto? Si può arrivare all’omicidio?

A questo punto del giallo possiamo inserire un altro personaggio ben noto al grosso pubblico italiano, anche a quello che seguiva ogni pomeriggio una trasmissione molto popolare, che si ispirava a processi reali: parliamo di ‘Forum’ e del giudice Imposimato, autore di alcuni libri che riguardano i misteri della nostra nazione. Il 4 di aprile del 2013 il giudice Imposimato – molto noto non solo per Forum, ma per avere indagato sulle Brigate Rosse – in una intervista rilasciata a ‘La Zanzara’ dichiara: “Ho trovato un documento che mi ha lasciato sgomento, dove quando si parla di stragi si parla anche del gruppo Bilderberg. Un documento in possesso di un terrorista di Ordine Nuovo, Ventura. Io credo a questo documento. Ho fatto delle verifiche, e posso dire che dietro alla strategia della tensione e alle stragi c’è anche il gruppo Bilderberg, una specie di Grande Fratello che sta sopra, manovra, si serve di terroristi e massoni.” Potrebbe essere una moderna Spectre, ma ci manca lo 007 di turno. Attenzione a quell'anche pronunciato da Imposimato: significa che secondo lui dietro i misteri italiani non c'è solo la Bilderberg. A questo punto il romanzo finisce, senza una soluzione. D’altra parte i racconti più interessanti sono proprio quelli che lasciano nel lettore la curiosità, e gli danno la possibilità di immaginare la conclusione che preferisce.
 

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Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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