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Editoriali

Lombardia e Veneto, referendum: Feltri scivola sulla Sicilia

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In un suo editoriale del 1 ottobre u.s. Vittorio Feltri, argomentando sul referendum per l’autonomia della Lombardia e del Veneto, non ha perso l’occasione per esprimere tutto il suo disprezzo nei confronti del Sud. Per un meridionale che ama la propria terra, la reazione umana più ovvia sarebbe di fargli recapitare una serie di impropèri per tanta pochezza intellettuale e superficialità di analisi che spesso si evincono dagli articoli di questo giornalista, il quale più volte ha dichiarato di non essere mai stato in Sicilia e che non ha nessuna intenzione di andarci.

Nell’editoriale in questione, oltre ad offendere i cittadini meridionali in genere, perché a suo giudizio “succhiano una tetta di risorse” del Nord, attacca il direttore del Messaggero Virman Cusenza per essersi espresso contro il referendum nel corso di una trasmissione televisiva, non per i contenuti del pensiero, ma per il fatto di essere siciliano. L’unica cosa condivisibile in questo editoriale di Feltri è il cattivo uso che le amministrazioni siciliane hanno fatto (e fanno) dell’autonomia regionale per “cronica inettitudine”, ma attribuirne le cause ad un intero popolo non è onesto, ed è sintomatico di chi non conosce la storia, il territorio, la conformazione del tessuto sociale e le realtà nella quale devono operare tantissimi imprenditori e lavoratori onesti, i quali contribuiscono con grandi difficoltà e sacrifici all’economia risicata delle regioni del Sud.

Siamo consapevoli che rischiamo di essere accusati di anacronismo, ma è opportuno ricordare a questo giornalista che il Sud non è mai decollato economicamente anche per le politiche scellerate dell’Italia post-unitaria, che invece di sostenere e agevolare quanto di buono c’era nel Regno Borbonico fu impoverito per convogliare manovalanza nelle neonate industrie del Nord, che la Fiat in primis ( e tante altre industrie) non sarebbero diventate delle potenze economica senza le maestranze strappate dalle terre che coltivavano con pochi profitti, che molti governi, appoggiando le politiche dell’industrializzazione del settentrione, hanno indotto l’abbandono con leggi e provvedimenti che mortificavano l’economia agricola del meridione, purtroppo in quei governi spesso vi erano politici meridionali corrotti dagli industriali del Nord.

Vogliamo ricordare a Feltri e a tanti fanatici indipendentisti della Lega, che la Cassa del Mezzogiorno fu una “tetta” alla quale assorbirono anche tante imprese del Nord, che frequentemente, imprenditori suoi conterranei, hanno usato deplorevoli trucchi, aprendo imprese fantasma che avrebbe dovuto creare posti di lavoro, solo per drenare denaro pubblico destinato alla industrializzazione del Sud. Proprio in Lombardia e nel Veneto molte industrie, nel corso di questi ultimi decenni, si sono servite delle organizzazioni criminali per usare le campagne del Sud come pattumiere dove sotterrare scorie inquinanti e chissà quante altre schifezze frutto delle lavorazioni industriali altamente inquinanti.
Gran parte del “made in Italy”, diffuso e apprezzato nel mondo, è frutto dell’intuizione, della creatività e dell’ingegno di moltissimi meridionali, l’intero meridione d’Italia è fonte di cultura e attrae una moltitudine di turisti e studiosi da tutto il pianeta.

Se Feltri uscisse ogni tanto dalle nebbie della Brianza per trascorrere qualche giorno in Sicilia, in Calabria, in Campania, si renderebbe conto di quanta gente lavora e produce molto più dei suoi conterranei, ma con profitti molto più bassi e che se un giornalista palermitano raggiunge il successo professionale arrivando a dirigere una testata come il Messaggero, probabilmente deve aver fatto molti più sacrifici di lui per farsi apprezzare.

Se non siamo male informati, Feltri deve l’inizio della sua brillante carriera anche ad un direttore di origini meridionali (o terrone , la definizione dispregiativa spesso usata da Feltri), Gino Palumbo, il quale gli diede l’opportunità nel 1974 di lavorare all’edizione pomeridiana del Corriere della Sera (Corriere d’Informazione), il quale per assumerlo avrà valutato le sue competenze e non l’appartenenza territoriale. La Lombardia e il Veneto sono legittimati a fare un referendum per chiedere l’autonomia regionale, ma un giornalista che li rappresenta non ha alcun diritto di usare argomentazioni offensive e denigratorie nei confronti dei meridionali per raccoglie i consensi dei propri lettori.
L’editoriale di Feltri è anche privo di intelligenza politica, visto che Salvini continua a sforzarsi di guadagnare consensi anche tra la gente del Sud che avrebbe tutte le ragioni per disprezzare il pensiero Leghista.

Vincenzo Giardino

Ambiente

Agenda 2030, sostenibilità ambientale: ecco come impegnarci

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La sostenibilità ambientale è uno dei goals previsti nell’Agenda 2030. Tale documento evidenzia obiettivi molto importanti tra cui, porre fine alla fame nel mondo, dire stop alla violenza sulle donne etc …

Nelle scuole italiane e non solo sono stati avviati progetti per arrivare ai traguardi preposti.
Negli ultimi anni, l’obiettivo della sostenibilità ambientale ha visto una maggiore consapevolezza individuale e collettiva.

All’interno di molte scuole, sono state programmate diverse attività tra cui, insegnare la raccolta differenziata, organizzare gite guidate presso inceneritori e impartire lezioni o laboratori di educazione civica e ambientale da parte dei docenti.

Ogni proposta ha rappresentato la possibilità di rendere i ragazzi e gli adulti maggiormente consapevoli di alcune problematiche legate al nostro pianeta: dalla deforestazione, alle banche di plastica che osteggiano la pulizia dei nostri mari, al riscaldamento globale fino ad arrivare alla totale trasformazione del territorio mondiale.

Molte di queste problematicità, causate principalmente dall’agire umano, vengono studiate non solo dalla scienza, ma anche dalla geografia. Siamo in un mondo globale in cui la questione ambientale e le sue possibili modifiche future preoccupano gli studiosi.
Per tale motivo il concetto di sostenibilità dell’ambiente è un argomento che sta molto a cuore agli esperti e non solo.

Tuttavia, sono nate diverse occasioni per evitare una totale inaccuratezza da parte dell’uomo. Pertanto, per sviluppare una maggiore sensibilità di fronte alla cura costante e attiva del nostro ambiente sono state previste diverse iniziative, partendo proprio dal comportamento dei cittadini stessi:

  • periodicamente si svolgono numerose campagne ambientali per sviluppare una corretta raccolta differenziata da parte dei singoli Comuni, Regioni e Stati;
  • ogni città al suo interno ha organizzato incontri in cui vengono spiegate le diverse fasi di raccolta dei rifiuti;
  • si sono definite regole precise per mantenere pulite le città;
  • di tanto in tanto ogni regione predispone seminari o incontri a tema su come incentivare l’uomo a rendere sempre più vivibile l’ambiente in cui abita;
  • molte scuole hanno sviluppato ricerche e sondaggi, tramite esperti del settore, per sensibilizzare i giovani e gli adulti a far fronte a questa urgenza di “pulizia” all’interno degli ambienti in cui si vive;
  • si organizzano, inoltre, convegni internazionali sulla sostenibilità ambientale e su eventuali nuove tecniche di intervento.

In generale, dalle scuole, alle diverse associazioni e al governo si è trattato l’argomento sulla sostenibilità, ponendo questi obiettivi come primari e improrogabili per “risistemare” il nostro pianeta.

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Editoriali

Aggressione omofoba a Roma: chi ha più prudenza l’adoperi!

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Mercoledì due ragazzi, per un bacio, sono stati aggrediti da un gruppo di egiziani al grido: “Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare” rischiando davvero grosso.


Per fortuna, invece di reagire, hanno chiesto l’intervento delle forze dell’Ordine che, prontamente, sono intervenute mettendo in salvo i due ragazzi. In queste situazioni “Ci vuole prudenza!”

È un pensiero che la mia generazione ha recepito troppe volte in malo modo e, di contro, le generazioni attuali non sanno neanche da dove provenga.

E se alla mia età arrivo a scrivere di questo è perché il clima che si respira in ogni parte del mondo predica proprio la prudenza. Assistiamo, troppe volte, a situazioni in cui le aggressioni, le violenze, i soprusi colpiscono e fanno piangere proprio perché quella virtù molto predicata e poco praticata, la prudenza appunto, viene accantonata per imporre magari le nostre ragioni di fronte a soggetti che non hanno nulla da perdere pronti a tutto e senza scrupoli.

E non mi si venga a dire “ci rivuole il manganello” perché violenza chiama violenza, aggressione chiama aggressione, sopruso chiama sopruso.

Non so “offrire” una ricetta perché i tanti “Soloni”, esperti in materia, sono decenni che “toppano”, sbagliano, predicando il “dente per dente”.

Occorre “certezza di pena” e “controllo del territorio”. E se a tutto ciò aggiungiamo un “cultura woke” che, a mio avviso, vuole imporre a colpi di “politicamente corretto” scelte sulla vita di ognuno ci ritroveremo davvero a riconsiderare vero ed attuale il pensiero di Thomas Hobbes “Homo hominis lupus”, l’uomo è lupo agli uomini.

Perché l’integrazione non si impone per legge come anche l’inclusione.
Sono processi che passano attraverso l’accettazione di entrambe le parti in modo paritetico e rispettoso ognuno dell’altro.

Quindi, “prudenza” perché, come diceva Henry de Montherlant: Bisogna fare cose folli, ma farle con il massimo di prudenza”.

l’immagine rappresenta l’allegoria della Prudenza

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Editoriali

L’illusione della superiorità e l’incoscienza di chi crede di avere una coscienza superiore: Beata ignoranza!

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Nell’era dell’informazione e dell’autorealizzazione, sempre più individui si convincono di possedere una coscienza superiore, una sorta di illuminazione intellettuale e morale che li pone al di sopra della massa. Questa percezione, spesso priva di una reale base di merito, non solo è pericolosa, ma anche profondamente ingannevole. L’illusione della superiorità può infatti condurre a un’autocelebrazione sterile e alla svalutazione di tutto ciò che non rientra nella propria visione del mondo.

L’autocompiacimento dell’ignoranza

Uno dei fenomeni più diffusi è l’autocompiacimento dell’ignoranza. Alcuni individui, forti di una conoscenza superficiale acquisita attraverso fonti discutibili o parziali, si autoconvincono di avere una comprensione profonda e completa delle cose. Questo atteggiamento li porta a rifiutare qualsiasi opinione contraria, chiudendosi in una bolla di autoconferma. Il paradosso è che più limitata è la loro comprensione, più ferma è la loro convinzione di essere superiori.

La mediocrità travestita da eccellenza

Chi si illude di avere una coscienza superiore spesso ignora la necessità di un’autoanalisi critica e di un continuo miglioramento. Questa mancanza di umiltà e di riconoscimento dei propri limiti porta a una stagnazione intellettuale e morale. La mediocrità, in questo contesto, si traveste da eccellenza, mascherata da un velo di arroganza e presunzione. La vera eccellenza richiede infatti la capacità di riconoscere i propri errori e di apprendere continuamente dall’esperienza e dagli altri.

Il confronto con la realtà

Per smascherare l’illusione di una coscienza superiore, è essenziale confrontarsi con la realtà in modo aperto e onesto. Questo implica ascoltare opinioni diverse, accettare critiche costruttive e riconoscere l’importanza della competenza e dell’esperienza. Solo attraverso questo confronto si può sviluppare una vera comprensione e una consapevolezza autentica.

L’importanza dell’umiltà

L’umiltà è la chiave per evitare la trappola dell’illusione di superiorità. Riconoscere che la propria conoscenza è limitata e che c’è sempre spazio per migliorare è il primo passo verso una crescita autentica. L’umiltà permette di apprendere dagli altri e di riconoscere il valore della diversità di pensiero e di esperienza. Solo con questa attitudine si può sviluppare una coscienza realmente superiore, basata non sulla presunzione, ma sulla consapevolezza e sulla continua ricerca del miglioramento.

L’illusione di una coscienza superiore è un inganno pericoloso che porta all’arroganza e alla stagnazione. La vera superiorità non risiede nella convinzione di essere migliori degli altri, ma nella capacità di riconoscere i propri limiti, di apprendere continuamente e di confrontarsi con la realtà in modo aperto e umile. Solo attraverso questo percorso si può raggiungere una consapevolezza autentica e contribuire in modo significativo al proprio sviluppo e a quello della società.

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