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Editoriali

L’italietta delle offese (anche agli italiani) di un ex presidente in declino e i capriccetti a 5 stelle

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Proprio così. Berlusconi, dopo avere dichiarato che i Cinquestelle sarebbero ‘una massa di disoccupati che non hanno mai fatto nulla nella vita, e che non prenderei neanche a pulire i cessi nelle mie aziende’, si è detto ‘disgustato del voto degli Italiani, che hanno votato malissimo’. Potremmo chiamare queste ultime manifestazioni ‘colpi di coda’, come accade ad un animale in agonia, che si dimena per creare maggior danno possibile a chi l’ha ferito a morte. Certamente non ci si poteva aspettare una tale reazione da parte di un uomo che una volta era un brillante imprenditore, grande mediatore, famoso per mettere tutti d’accordo. Ricordiamo quel sorriso accattivante che incantava le persone.

Berlusconi ha cambiato espressione, non ha più ‘quel’ sorriso, e ciò che gli si legge in viso è tanta rabbia

Certamente uno così dovrebbe tirare i remi in barca e farsi da parte. Nonostante la fedeltà di Salvini, che ha mostrato di seguirlo fino alla fine, è riuscito a litigare anche con lui, quando ha detto di cercare l’appoggio del PD per formare un governo. Secondo lui, il PD sarebbe ‘un partito avanti anni luce rispetto ai Cinquestelle’. Senza ricordare che quelli stessi che lui oggi avrebbe voluto accanto per formare a tutti i costi un governo, fanno parte della combriccola filo-UE che lo ha disarcionato nel 2011. Pace fatta, quindi, con Salvini, e dichiarazioni che rinnegano la sua pretesa intenzione di andare con il PD, pur fresche di stampa. In definitiva, gli Italiani hanno finalmente votato, e se il risultato non è quello che lui avrebbe gradito, il Cavaliere non può dichiararsi disgustato dal loro voto, né dire che hanno ‘votato malissimo’. Questo è offensivo. Forse sarebbe stato più contento se i voti li avessero dati tutti a Forza Italia, un partito ormai vecchio e scaduto come il suo leader, che non presenta nulla di nuovo agli elettori, e che annovera nelle sue schiere elementi che con la giustizia hanno avuto a che fare, i cosiddetti ‘impresentabili’: che poi l’impresentabilità in questi casi è soggettiva, e dipende da chi la decreta o da chi la rifiuta. Le promesse di flat tax, di aumento delle pensioni minime a mille euro e di posti di lavoro, non sono bastate a far conseguire un buon risultato alla compagine in declino. Ormai gli elettori sono vaccinati contro le promesse elettorali, da qualunque parte provengano. Il programma di M5S, o quello della lega, evidentemente sono risultati più appetibili, e più affidabili – fino a prova contraria. Ma questa è la classe politica che abbiamo e ce la dobbiamo tenere.

Il pericolo per l’Italia sarebbe stato un governo Forza Italia-PD

Non Centrodestra-PD, perché Salvini, con coerenza, ha dichiarato che non parteciperebbe ad una soluzione politica con i Dem, e che in questo caso, che don Silvio vada pure da solo. Abituato a comandare, forse B. non si rende conto appieno del peso di ciò che dice: dichiarare che ‘vuole’ fare un governo di Centrodestra è totalmente velleitario, e non tiene conto dei passaggi democratici che contemplano che il presidente Mattarella dica la sua. Speriamo che la ‘pausa di riflessione’ che il Presidente s’è preso gli porti consiglio. Comunque, dopo la frettolosa riconciliazione con Salvini, la situazione, che pareva risolta dopo la sparata di B., si ripresenta come prima. con l’aggravante della sentenza di Palermo sulla trattativa Stato-mafia che coinvolgerebbe anche B. e il suo governo. Di Maio, infatti, gettando benzina su di un fuoco ormai solo brace, ha dichiarato, se ce ne fosse stato bisogno, che questa sentenza ha definitivamente chiuso ogni possibilità di alleanza con FI: dichiarazione decisamente ipocrita, visto che già dall’inizio lui stesso ha negato qualsiasi soluzione del genere. Un Berlusconi ormai patetico nel suo velleitarismo, con il volto segnato da troppe operazioni di lifting. Un Berlusconi tirato in ballo, nel processo relativo alla trattativa Stato-mafia a Palermo, dal P.M. Nino Di Matteo – prontamente smentito e querelato – a proposito della connivenza con la mafia per il presunto tramite di Dell’Utri – il quale ormai probabilmente non uscirà più di galera.

A latere, ci sentiamo di spendere una parola per i servitori dello Stato, condannati a pene pesanti

Non hanno evidentemente agito di propria iniziativa, ma soltanto per obbedire a ordini precisi. I mandanti non appaiono nella sentenza del Tribunale di Palermo: sono tranquillamente a casa loro, con il sedere al caldo. Ma si sa, i militari sono lì per obbedire agli ordini, e per fare da scudo ai potenti, a volte. Dall’altra parte, una parola di elogio merita Salvini. Ripetutamente tacciato di razzismo, non solo nei confronti dei neri ma anche del meridionali, accusato d’essere populista e giustizialista, e chissà di quante altre malefatte – proprio da quella sinistra che B. avrebbe sollecitato per un governo comune, – Matteo Salvini ha conservato la calma e la coerenza, cercando di rendere concreto il risultato elettorale. Allora, chi è che ha più il senso dello Stato, o della democrazia? Certo chi fa i capricci come B. e Di Maio, che non perdono occasione per insultarsi a vicenda, – mentre l’Italia ha bisogno di chi la governi, e non di chi fa i propri interessi alla faccia del popolo, – non è adatto a governare. Di fronte alla sovranità del popolo tutti dovrebbero fare un passo indietro. B. vuole governare a tutti i costi, calpestando quei valori democratici che rimprovera ad altri di non avere, e non trovando di meglio che insultare tutti gli Italiani, che avrebbero ‘votato malissimo’.

Di Maio & Co. s’impuntano come un mulo su di una strada di montagna, a rischio di cadere nel burrone con tutti i bagagli e con il cavaliere

L’unico, che ci sentiamo di assolvere, in questa situazione, è proprio Matteo Salvini. All’orizzonte nuove elezioni, o, peggio, un governo tecnico teleguidato dalla UE, del quale abbiamo già una infelice esperienza nel governo Monti. Non ci resta che sperare nella Lega, non più Lombarda. Se son rose fioriranno, dice il proverbio. Ma che si diano una mossa. Nel frattempo Martina, con il suo solito sorriso sardonico, bagna il pane, contando i giorni del non-governo – quarantotto – e facendo la parte di chi, all’opposizione per dichiarazione autonoma, guarda la barca del nemico affondare, mentre i buoni stanno all’asciutto. E mentre Renzi ogni tanto fa una puntatina in Qatar – con volo dello Stato? – certamente non per compiti istituzionali, ma per gli affari suoi e di Carrai, suo amico. Pare che la piccola ma ricchissima nazione mediorientale abbia già investito più di sei miliardi di dollari in Italia, acquistando fra l’altro alberghi ed edifici storici di prestigio, sponsorizzata da don Matteo. Soldi grossi, insomma, e, come dice il proverbio, chi va al mulino s’infarina. Ma questo riguarda i compiti istituzionali di un senatore PD?

Roberto Ragone