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Editoriali

L’Italia terra di santi dissacrati, poeti politicanti e navigatori di denaro pubblico

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La constatazione

Fu destino o fu un caso, un progetto o un incidente di percorso. Fu per incuria o per ignoranza, per impudenza o per audacia. Tutto questo poco importa. Quello che conta è ciò che si vede e cioè il fallimento, il degrado, il pauperismo, la paura e l’incertezza. Il declino che impera, un popolo che arranca nel buio, cercando una via di sopravvivenza in questa landa, dominio di lupi e iene. Mai l’Italia , terra di santi, poeti e navigatori avrebbe sognato di generare tanti dissoluti, empi e dissacranti; mai tanti prosaici, grossolani, materialistici; mai una classe politica così rozza e assetata di potere, incapace di pensare e tanto meno di provvedere al bene del paese.
Così è, se vi pare perché come scrisse Pirandello, è praticamente impossibile conoscere la verità perché questa non è “una” ma è “molteplice” come molteplici sono i punti di vista dei politici.

La premessa amara

Bussano alle porte le elezioni europee. Tutti vogliono concorrere e tutti cercano l’accoppiamento. Non mancano i transfughi da un paese all’altro come Sandro Gozi dal PD che trasloca verso En Marche di Macron e Caterina Avanza che trasmigra per le europee dall’En Marche di Macron al PD di Zingaretti.
A conferma,che quello che conta per loro è una poltrona a Bruxelles, hanno inventato la lista internazionale dove figurano Calenda, Renzi e Gentiloni.
Luigi di Maio dichiara, raggiante di gioia:” Siamo molto orgogliosi di aver trovato importanti convergenze con i polacchi di Kukiz’15, i croati di Zivi zig e i finlandesi di Liike Nyt. Con loro, trasformeremo l’Europa in una terra di opportunità per giovani, imprese e famiglie”.
Chi l’avrebbe mai pensato che Kukiz, Zivi e Liike deterrebbero la soluzione per farci uscire dalla crisi!
Salvini corteggia l’attuale premier ungherese Viktor Orbán colui che non ha paura di dichiarare che la democrazia è illiberale e dice: “Stiamo costruendo uno stato volutamente illiberale, uno stato non liberale”, perché “i valori liberali dell’occidente oggi includono la corruzione, il sesso e la violenza”. Chi capisce cosa vuol dire Orban è bravo.
Ma non finisce qui perché alla maratona del 26 maggio, corsa all’ultimo voto per la spartizione delle poltrone a Bruxelles, concorre tutta la galassia di sinistra e centro sinistra con l’immancabile Boldrini, Bonini per più Europa, Sel, Fi, Possibile di Pippo Civati, Partito comunista dei lavoratori e tanti e tanti altri.
Manca la sorpresa in mezzo a tanto grigiume e tanto déjà vue
Ad iniziare da Zingaretti, segretario PD, figura che degnamente rappresenta il grigiore in cui è piombato il partito di Berlinguer, di Natta e di Togliatti non riesce a “dire cose di sinistra” come avrebbe chiesto Nanni Moretti. Berlusconi, facendo spola tra Arcore ed il S.Raphael annuncia gli apocalissi e di più non sa dire.
Per Di Maio tutto va bene, madama la marchesa! Monti evoca la patrimoniale, Salvini lo stoppa, Tria fa lo gnorri e Conte fa il pesce in barile. Il presidente è super partes, lui qui lo dice e qui lo nega, intanto la magistratura fa il bello ed il cattivo gioco e mentre loro sparlano l’Italia va a ramengo.

Terra di santi dissacrati

Sono fatti che non bucano la stampa, come si suol dire, però sviliscono il tessuto sociale. Allentando l’attenzione da fatti di tanta gravità, forse non oggi, ma domani si ripercuoteranno su tutta la vita sociale. A Villa di Villa di Mel, in provincia di Belluno, “i soliti bravi” hanno decapitato le statue di Gesù e di Sant’Antonio che teneva in braccio Gesù bambino.
Sulla statale nordest di Udine l’immagine del Cristo in croce è stata presa a sassate.
A Gemona del Friuli (Udine) è stata danneggiata gravemente la chiesa vecchia di Sala.
Alla chiesa di S.Pietro e Paolo a Majano, provincia di Udine, è stato profanato il tabernacolo e sono state sparse per terra le ostie consacrate.
L’ultimo orrendo e stupido atto è stato compiuto da quel personaggio che a Trieste, nella chiesa San Giovanni Decollato, durante la Messa di Pasqua, ha profanato l’Eucaristia, portandosela in giro, bestemmiando e riprendendo tutto con il cellulare.
Sono tutti fatti che non hanno interessato la grande stampa ma certamente hanno scavato un solco nella società che non riesce a reagire. Se si vuole essere intellettualmente onesti , si dovrebbe ammettere che diversi parroci stanno contribuendo a questa triste ondata di decadenza

Terra di poeti politicanti

Si è parlato della corsa all’ultimo voto dei partiti verso le poltrone di Bruxelles. Si è accennato al grigiume ed al “niente sotto vuoto” dei programmi elettorali. Vuoto completo, vuoto spinto. Un bla bla generico e banale che lascia senza parola i commentatori televisivi ed i soliti politologi. Quarantasette partiti e partitini aspirano di atterrare in Europa per cambiarla. Ci sarebbe da dire “andate avanti che a noi viene da ridere”. Chi di loro andrà a difendere il turismo italiano, l’agricoltura italiana,il know how italiano, le imprese italiane, l’arte, la cultura e l’artigianato italiano? Chi sta parlando di un regime fiscale comune a tutti i paesi membri? Chi sta portando proposte per regolamentare il costo della mano d’opera, comune a tutti gli stati membri? Parlare della immigrazione è cosa buona e giusta ma non basta.
Trasferire gli emigrati dalla povertà dell’Africa a quella Italiana, dalla disoccupazione africana a quella italiana, dal degrado africano a quello italiano non ci sembra che ci sia niente di evangelico! Tutt’altra cosa è l’accoglienza e l’integrazione.

Terra di navigatori di denaro pubblico

Parlare di navigatori di denaro pubblico è come aprire una porta aperta; sporgersi pericolosamente verso una voragine. Anagrammando il divino Dante nazionale, sarebbe come se ci si trovasse nel mezzo del cammino della vita quotidiana per poi ad un tratto ritrovarsi in una selva oscura dove la retta via si era smarrita. Difficile spiegare quanta scura e torbida sia questa navigazione e quanta paura suscita su chi l’attraversa. Dalle Dolomiti ai monti Peloritani, alle Madonie e ai Nebrodi, è un unico fiume carsico di corruttori ed evasori che non risparmiano la politica, la Giustizia , il Corpo della Guardia di Finanza, il Corpo forestale dello Stato le istituzioni centrali e periferiche e, ahinoi, in qualche caso, l’onta lambisce persino la Chiesa.
In un colloquio con Civiltà Cattolica, lo stesso Papa Francesco così dichiarava: “In Vaticano c’è corruzione. Nella barca di Pietro alcuni marinai remano contro.”
Se lo dice il Papa chi siamo noi per metterlo in dubbio?
Non è mai troppo tardi e la speranza è l’ultima a morire. Tutti gli italiani sperano e si augurano che all’intera classe politica, il lungo letargo, possa avere portato consiglio ed inizino a preoccuparsi veramente per il bene del Paese.

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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