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Chiara Rai
I nostri polmoni hanno bisogno di ossigeno. Un’affermazione d’importanza vitale mentre tutto intorno l’Italia brucia. E se l’albero è un filtro che ci permette di respirare aria pulita non possiamo ridurre la penisola ad una tabula rasa. Con la "fotosintesi" si trasforma l'acqua e l'anidride carbonica in ossigeno utilizzando l'energia proveniente dai raggi solari che colpiscono le foglie. Questa si chiama natura e noi, che piaccia o no, ne siamo assoggettati. Ogni albero produce in media 20-30 litri di ossigeno al giorno, e solo gli alberi producono ossigeno. Ma molti preferiscono concludere il proprio business e lasciarci senz’aria. Ogni uomo necessita in media di 300 litri di ossigeno al giorno per vivere sano ma chi specula sui disboscamenti a questi dati non ci pensa. Nei territori devastati dalle fiamme è spesso capitato di veder sorgere edifici. Coincidenze sotto la lente del sospetto, ormai questa dinamica la conoscono tutti. Dodici anni fa, nel 2000 è stata approvata la legge 353, mediante la quale il Parlamento ha stabilito il divieto di modificare per 15 anni la destinazione d’uso delle aree colpite da incendi. Oggi non si è voluta dare applicazione a questa norma. Perché mai? La legge, per essere efficace sul campo, imponeva alle regioni e ai Comuni di effettuare un di catasto delle aree interessate, per poter individuare puntualmente quelle interessate dal divieto di costruzione. In quanti lo hanno fatto?
“Dal 1 gennaio al 12 agosto 2012 il numero dei roghi e' aumentato di circa il 79 per cento rispetto all'anno precedente, con 5.375 incendi boschivi divampati dall'inizio dell'anno''. Lo comunica in una nota il ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. In consistente aumento risulta anche la superficie totale percorsa dalle fiamme, che cresce di circa il 104 per cento rispetto al 2011. Tra le ragioni dell'aumento c'e' l'incremento degli incendi boschivi in inverno e in primavera, dovuto alle particolari condizioni climatiche e ai conseguenti fattori predisponenti sfavorevoli che hanno interessato alcune regioni settentrionali (Lombardia, Liguria, Piemonte, Friuli Venezia Giulia) e centro-meridionali (Toscana, Campania, Calabria, Lazio, Basilicata). In queste regioni si e', pertanto, verificato un aumento del 130% per cento rispetto alla media del periodo. Secondo le stime del ministero complessivamente, al 12 agosto 2012 le maggiori criticità si riscontrano in Sardegna (805), Campania (677), Calabria (635), Puglia (560), Toscana (504) e Lazio (467): in queste regioni si e' concentrato ad oggi quasi il 70 per cento del totale degli eventi e delle superfici totali percorse dal fuoco.
Oltretutto, le foreste tropicali sotto tutela stanno fallendo nel loro compito di proteggere la biodiversità, sempre più minacciate da caccia illegale, disboscamenti e incendi. Questa amara constatazione è ciò che emerge dallo studio pubblicato su Nature da più di 200 ricercatori provenienti da ogni parte del mondo.
La prima campagna del World Wide Fund For Nature (Wwf) su questo tema risale al 1975, ed è del 1976 il primo rapporto della Food and Agriculture Organization (Fao) sulle foreste tropicali. Nel 1980, con il World Conservation Strategy (Wcs), cominciano a delinearsi le prime iniziative attive volte alla conservazione del patrimonio forestale: per tutto il decennio si susseguiranno campagne contro la deforestazione e si moltiplicheranno le organizzazioni, governative e non, interessate a questi temi.
Nel 2006, oltre 68 milioni di ettari di foresta e oltre 10000 prodotti in tutto il mondo sono certificati Fsc. Oggi, la sfida è quella di tradurre le indicazioni e le buone pratiche consigliate da svariate Organizzazioni non governative (Ong) in leggi per il controllo della gestione del patrimonio forestale. L'Unione Europea (Ue) si sta muovendo in questa direzione da alcuni anni, attraverso il Forest Law Enforcement Governance and Trade (Flegt) , una legge sulla gestione e il commercio delle foreste. Siamo però ancora lontani dalla stesura di trattati internazionali vincolanti.
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