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Roma

L'INFORMAZIONE INDIPENDENTE: QUANDO LA POLITICA CERCA DI METTERE IL BAVAGLIO AI CRONISTI

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Tempo di lettura 4 minutill Sindacato Cronisti Romani e l’Associazione “I Cittadini Contro le Mafie e la Corruzione” sollevano e denunciano un iter mafioso ormai consolidato contro i cronisti e giornalisti del territorio

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di Cinzia Marchegiani

E’ diventata una vera emergenza per i cronisti che vivono il territorio e diventano gli occhi e la voce di storie di cronaca, di malapolitica e malamministrazione, ma anche di battaglie quotidiane dei cittadini troppo spesso ignorati dalle stesse istituzioni.

Gli stessi cronisti in virtù del rispetto verso quella penna e della consapevolezza del proprio ruolo come servizio al cittadino diventano purtroppo un bersaglio facile e succulento dei boss di provincia, altra denominazione non viene in mente, a chi pur di impedire l’informazione indipendente e libera da vincoli aggrediscono non solo materialmente chi per professione racconta la realtà, spesso fatta di documenti, di inchieste ma soprattutto di tempo passato a studiare intrecci e misfatti portati alla luce come liberati da quelle ombre e ragnatele costruite con abilità e precisione quasi chirurgica.

La denuncia. Il Sindacato Cronisti Romani quale gruppo di specializzazione nell’ambito della Fnsi e dell’Associazione Stampa Romana – ha rilasciato il 30 settembre 2015 un comunicato, avendo ritenuto necessario ed indifferibile schierarsi a fianco dei colleghi cronisti dell’area Tiburtina e della Valle dell’Aniene, in relazione al ripetersi di episodi di intimidazione nei confronti dei giornalisti del territorio e di restringimento degli spazi dell’informazione in un’area dove il confronto e il dibattito hanno mantenuto sempre alti livelli, coinvolgendo ampie fasce di cittadinanza sia sul piano politico che su quello amministrativo.

Il Sindacato Cronisti Romani spiega come si attuano queste forme intimidatorie: “Si esercitano con le difficoltà crescenti di un vero accesso alle fonti, con l’indisponibilità a rendere possibile tale accesso e con una diretta azione tendente a far confezionare le cosiddette notizie da parte degli uffici stampa delle varie istituzioni amministrative e politiche, invece che favorire il lavoro e l’impegno dei cronisti e l’esercizio libero e incondizionato del diritto-dovere di informare. Quando poi tale diritto-dovere viene esercitato nonostante tutto, allora si assiste nei comunicati politici e sui social media (terreno purtroppo preferito per il chiacchiericcio spesso da sottoscala) a veri e propri attacchi personali e professionali nei confronti delle colleghe e dei colleghi, come se i giornalisti avessero bisogno di curatele da parte di ‘chi capisce la situazione’, come politici e amministratori che mal sopportano le domande se non hanno già preconfezionate le risposte e non gradiscono si pongano in evidenza carenze e contraddizioni del loro dire ed agire, con ciò mortificando l’essenza della democrazia in uno dei suoi più delicati terreni di esercizio”.

Vigilanza sulle intimidazioni anche politiche. Il Sindacato Cronisti Romani assicura ai colleghi tiburtini che manterrà attenta la conoscenza e l’analisi di quanto accade in aree come quella dove loro lavorano, offrendo il proprio contributo ideale e sindacale a tutti i cronisti che ne avranno bisogno e avviando un’iniziativa di approfondimento della realtà in questione, come già accade per altre zone dove l’editoria e l’informazione locale in genere sono vive e combattive, nonostante la crisi epocale che investe il settore.

Il caso Girlando, un cronista scomodo alla mafia. Il Presidente nazionale, Antonio Turri, dell’Associazione “I Cittadini Contro le Mafie e la Corruzione” fa proprie le preoccupazioni del Sindacato Cronisti Romani in merito al pesante clima di intimidazione e di restringimento degli spazi d’informazione operati nei confronti dei cronisti dell’area tiburtina- Valle dell’Aniene. In particolare Turri esprime solidarietà e vicinanza a Giuliano Girlando, cronista del quotidiano “La Provincia” e di varie testate giornalistiche tra cui www.icittadini.it

Antonio Turri spiega: "Giuliano Girlando da anni, anche nella veste di referente della nostra Associazione oltre a quella di cronista attento e capace, denuncia il malaffare politico-amministrativo nella Città di Tivoli e nel territorio della Valle dell’Aniene attraverso inchieste che rappresentano un oggettivo pericolo per il coinvolgimento di pezzi della politica e delle Istituzioni nei consolidati sistemi mafia-corruzione, meglio noti come sistema mafia capitale. Le inchieste di Giuliano e degli altri Colleghi non piacciono ad alcuni boss politici locali e ai loro sodali che non fanno mistero della loro avversione verso una stampa libera e non soggetta ai voleri delle consorterie affaristiche sino ad oggi rimaste nell’ombra". Il presidente nazionale, Antonio Turri senza alcun remora conclude: "Giuliano Girlando non è solo e non si lascerà certo intimidire dai signori della politica criminale che da troppi anni restano impuniti, permettendo infiltrazioni e radicamento dei clan mafiosi su quell’importante territorio alle porte della Capitale".

Giuliano Girlando è un cronista ma soprattutto un ragazzo che ama la vita, la rispetta talmente tanto che ha messo a disposizione della comunità la sua penna e il suo cervello. Le sue inchieste, i suo pezzi di cronaca sono incisivi, dettagliati, e spesso aprono scenari degni di analisi e attenzione della magistratura. Storie folli verrebbe da dire, quelle documentate dai suoi pezzi d’autore, che per misteriose alchimie erano rimaste stranamente seppellite nei cassetti delle amministrazioni, impolverati e incrostati da una politica assente (o volutamente?) e una mancanza di coraggio di chi questo lavoro lo sceglie per il servizio pubblico che dovrebbe profondere.

Tutta la redazione de L’Osservatore d’Italia non solo si sente vicino a Giuliano Girlando, ma esprime totale solidarietà, dimostrazione necessaria affinché quella politica non possa più scadere in artefatti comunicati politici, spesso frutto di portavoce e/o uffici stampa condivisi sui social media per poter rivolgere attacchi personali e professionali, dimostrando di mal digerire le domande o la libera rappresentazione documenti che non sono opinabili, ma semplicemente fatti oggettivi e poco interpretabili, che diventano però memoria storica su cui i cittadini devono esprimersi e valutare ma soprattutto prendere consapevolezza. Anche l’Osservatore d’Italia con la redazione Lazio presente sul territorio conosce personalmente l’abilità vessatoria di chi è incapace di essere giudicato per il proprio operato. Giuliano siamo con te. Il bavaglio rappresenta la prima forma di mafia che va combattuta, altrimenti questo mestiere non avrebbe alcun senso, e i cittadini si dovrebbero informare solo sui siti istituzionali leggendo la propaganda dei comunicati stampa. Una deriva inaccettabile della democrazia e del progresso dell’uomo.

Horacio Verbitsky Horacio Verbitsky giornalista e scrittore argentino, uno dei principali esponenti del movimento argentino per la difesa dei diritti umani e tra i responsabili della sezione americana di Human Rights Watc con una frase spazza qualsiasi dubbio: “Giornalismo è diffondere ciò che qualcuno non vuole si sappia; il resto è propaganda. Il suo compito è additare ciò che è nascosto, dare testimonianza e, pertanto, essere molesto”.

 

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