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Cronaca

L'indiano, la bambina e il procuratore di Ragusa: "Non voleva rapirla". Nuovi testimoni confermano

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Tempo di lettura 3 minutiRam Lubhay con precedenti penali e senza permesso di soggiorno che il 16 Agosto sul lungomare di Scoglitti, nel ragusano, aveva tentato invano di sequestrare una bimba di 5 anni

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di Paolino Canzoneri

 

LANTERNA DI SCOGLITTI (RG)  – Il procuratore capo di Ragusa Carmelo Petralia, da quanto si legge in una intervista rilasciata da Repubblica-Palermo sul caso del cittadino indiano di 43 anni Ram Lubhay con precedenti penali e senza permesso di soggiorno che il 16 Agosto sul lungomare di Scoglitti, nel ragusano, aveva tentato invano di sequestrare una bimba di 5 anni, ridimensiona e sgonfia la vicenda asserendo che il reato sarebbe quello di "presa della bambina in braccio", reato praticamente inesistente perchè non previsto dal nostro codice. Questa vicenda aveva suscitato forte indignazione in tutta Italia e sul web non solo per il raccapricciante tentativo di rapimento ai danni di una bimba di appena 5 anni, ma per la clamorosa mancata convalida del fermo del sostituto procuratore Giulia Bisello dopo l'arresto dell'indiano in spiaggia da parte dei Carabinieri e l'interrogatorio protrattosi fina a tarda notte.

 

Il procuratore di Ragusa Carmelo Petralia sulla mancata convalida del fermo aveva commentato: "Rientra nei suoi poteri, ma avrei gradito una dichiarazione di solidarietà nei confronti di un magistrato che applica la legge e fatta segno di pesanti e volgari offese". L'indiano era stato quindi rilasciato a piede libero nell'attesa di una convalida del fermo e quindi non più trattenuto nella caserma dei Carabinieri. Il cittadino indiano aveva preso in braccio la bimba e fuggendo era stato inseguito dagli stessi genitori che in un disperato inseguimento erano riusciti a riprendere la bimba mentre l'indiano si dileguava in tutta fretta, tutto questo sotto gli occhi di molte persone che hanno collaborato a delineare un identikit che ha permesso ai Carabinieri in poche ore di rintracciare l'individuo che durante gli interrogatori aveva sostenuto: "Non lo so perchè l’ho presa in braccio, non mi ricordo, ero ubriaco, avevo bevuto un cartone di vino". Trascorse parecchie settimane dalla vicenda e dal clamore mediatico che ne è conseguito il procuratore nella sua relazione agli ispettori ha preparato, in attesa dell'espulsione del cittadino indiano, la richiesta di giudizio immediato per l'accusa di sottrazione di minore e clandestinità, reati che non andrebbero oltre i due anni di reclusione di cui però non è prevista custodia nel Cie di Caltanissetta e nella sua relazione asserisce: "Il caso è nato da un improvvido comunicato stampa ed è stato creato da una campagna mediatica talmente forte che adesso qualsiasi altra testimonianza dovesse arrivare deve essere considerata inutilizzabile perchè passibile di un eccessivo condizionamento". Ad infittire e complicare un caso che apparentemente sembrava semplice da risolvere, la testimonianza di nuovi testimoni che escludono l'allontanamento frettoloso dell'indiano con la bambina. E Petralia aggiunge: " Il papà con la bambina a fianco (non tenuta per mano) e alcuni amici stava rientrando dalla spiaggia, la mamma si era attardata. Si avvicina questa persona che in zona è conosciuta, un ambulante che in spiaggia vende piccoli oggetti, fa tatuaggi e non è ritenuto pericoloso. Si avvicina alla famiglia, guarda la bambina, le sorride, le fa una carezza e la prende in braccio. Il padre resta interdetto, lui non si muove, passano non più di 45 secondi e il padre, giustamente infastidito, gli dice di posare la piccola e gliela toglie dalle braccia. L’indiano resta imbambolato, non scappa, non dice niente." L'allarme non è neanche dato dai genitori ma da un amico che avvisa i Carabinieri dicendo: 'C’è un uomo che ha tentato di prendere una bambina'. I Carabinieri accorsi sul posto trovano l'indiano ad un centinaio di metri dal gruppo familiare e lo portano in caserma. Conclude Petralia: "Un fermo tecnicamente sbagliato. L'indiano passa una notte in cella e lì si scatena un delirio mediatico di una violenza inaudita tale da inquinare il dato probatorio che con calma siamo riusciti a ricondurre alla realtà. Una cosa deve essere chiara: noi possiamo anche avere sbagliato, l’ispezione è anche doverosa, ma su vicende così delicate si deve agire con serenità e non sull’onda di un’emotività incontrollata".

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