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Roma

L'INCHIESTA NCC: SU LICENZE "FACILI" INDAGA LA PROCURA DI PESCARA

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Tempo di lettura 2 minutiSei mesi fa in manette il Sindaco di Turrivalignani (Pe) Roberto Di Cecco

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Associazione a delinquere, abuso d'ufficio, corruzione, falso ideologico e materiale in atti pubblici: queste le accuse formulate dal pm del Tribunale di Lanciano, che saranno, ora, portate avanti dal pm del Tribunale di Pescara.

 

Redazione

Pescara – Il processo relativo le licenze di noleggio vettura con conducente – Ncc –  rilasciate dai comuni del comprensorio frentano e finite poi sulla piazza di Roma e' stato trasferito dal Tribunale di Lanciano a quello di Pescara. 

Il trasferimento arriva a seguito dell'esistenza di un'inchiesta in corso presso la Procura di Pescara, per reato analogo a carico dei tre imputati che lo scorso mercoledì  mattina sono comparsi in udienza. In aula si erano presentati parecchi avvocati per costituirsi parte civile nel processo: dal Comune di Roma Capitale alle varie associazioni dei tassisti. Le posizioni di Fabio Falasca e Agostino Forte, entrambi 45enni di Roma ma originari di Schiavi d'Abruzzo e Sebastiano Di Maria, 42 anni, di Manoppello, tutti sottoposti a custodia cautelare dopo gli arresti dello scorso 6 febbraio disposti dalla Procura di Lanciano, verranno dunque vagliate dal pm di Pescara, Barbara Del Bono. I tre dovranno rispondere dei reati di associazione a delinquere, abuso d'ufficio, corruzione, falso ideologico e materiale in atti pubblici: queste le accuse formulate dal pm del Tribunale di Lanciano, che saranno, ora, portate avanti dal pm del Tribunale di Pescara.

La Procura pescarese sta conducendo le indagini sulle giro di licenze Ncc false che hanno portato nei mesi scorsi all'arresto del sindaco di Turrivalignani (Pe) , Roberto Di Cecco, accusato di aver rilasciato un numero ingente di autorizzazioni N.C.C. a favore di soggetti che, in realtà, non hanno mai svolto il servizio di trasporto secondo quanto previsto dalle normative.

Le licenze, anche nel caso di San Vito Chietino e altri piccoli paesi del comprensorio frentano, secondo l’accusa venivano clonate e rivendute sul mercato romano con la compiacenza di alcuni funzionari comunali, dei due titolari di societa' di autonoleggio romane e di un intermediario abruzzese 

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