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di Maurizio Costa
Parigi – L'Egitto vuole fare sul serio e, dopo la lunga serie di bombardamenti sulla Libia, intende anche creare una coalizione sotto l'egida dell'Onu per eliminare l'autoproclamato califfato di Abu Bakr al-Baghdadi dal paese confinante. “Non c'è nessun'altra scelta – ha dichiarato al-Sisi ad una radio francese -. Dobbiamo agire insieme”.
Tutto è cominciato dal video rilasciato dall'Isis sabato scorso, che immortalava 21 cristiani copti egiziani che venivano sgozzati sulle coste libiche. Dopo questa presa di posizione, il governo egiziano ha subito attaccato le postazioni dell'autoproclamato califfato in Libia, perché l'Egitto ha il diritto “di difendersi dalle offensive dell'Isis”, ha dichiarato al-Sisi.
Anche la Francia potrebbe prendere parte alla coalizione anti-Isis in Libia. È dal 2011 che non scaturiva una crisi così profonda nel territorio nord-africano. In quel periodo stava cadendo Gheddafi, leader storico della Libia, oggi rimpianto da molti cittadini, che vedevano in lui un punto di aggregazione e un uomo che “non ha mai fatto entrare i jihadisti estremisti in Libia”.
Secondo al-Sisi “quella fu una missione incompiuta. Abbiamo abbandonato i libici nelle mani dei jihadisti”. Il problema è che in Libia, adesso, oltre all'Isis, c'è una guerra civile interna che va avanti da ormai molti anni. A Tobruk c'è la sede del governo di Abdullah al-Tani, riconosciuto dalle potenze internazionali perché eletto dal popolo. A Tripoli, invece, ha sede il governo di Omar al-Hasi, che rappresenta il Congresso nazionale libico.
Intanto in Italia si accende il dibattito su un possibile intervento in Libia. Matteo Renzi dice di aspettare, mentre Berlusconi ammette che un attacco potrebbe ristabilire la pace. L'ambasciatore italiano in Libia, Giuseppe Buccino Grimaldi, ha dichiarato a “Radio Anch'io” che non bisogna drammatizzare la situazione: “Dire che Sirte o Tripoli sono in mano all'Isis è assolutamente sbagliato".
Questa notte sono continuati i raid egiziani in Libia, che hanno causato "decine di morti". A Derna la situazione sarebbe insostenibile. Secondo al-Hasi, questi bombardamenti sono "attacchi terroristici" che minano la stabilità della Libia.
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