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di Christian Montagna
Libia- causto è il nuovo genocidio che si sta perpetrando ai danni degli africani in Libia. Schiavitù e discriminazione raziale alimentati da una grande possibilità di denaro fornita dai “disperati”. Li chiamano così, eppure, sono esseri umani come noi. L'orrore del genocidio si ripete a distanza di anni. Inutile negarlo, è in atto , è a Tripoli, sui barconi, nelle carceri. Stanze di pochi metri con centinaia di africani ammassati dentro o anche boscaglie in cui si nascondono come bestie, in attesa del momento in cui il mare si manifesti più propizio alle partenze. Barconi fatiscenti, privi di ogni norma di sicurezza, esposti alle intemperie: una latta di benzina, un motore trovato a basso prezzo ed ecco che si incassano altre migliaia di euro, euro con l’odore della morte. Della vita dei viaggiatori? Poco importa… In prima linea ci sono loro, gli scafisti, la reincarnazione del più grande essere malvagio che anni addietro ha colorato di sangue le pagine della storia. Sono trafficanti di esseri umani, che si arricchiscono giocando sulle vite, come fossero semplici oggetti da maneggiare, perlopiù, senza cura. Ma l’altra faccia della stessa medaglia, dello stesso olocausto, non è poi così diversa: è quella del governo che li "salva" dalle mani degli scafisti ma li condanna ugualmente. Scabbia, malaria, senza acqua nè cibo, li rinchiude in carcere, in attesa non si sa di cosa, forse, della morte. Uomini, donne e bambini privati di ogni diritto ma soprattutto della dignità; colpevoli di essere nati nelle terre dilaniate da guerre civili, in cui, governi impostori o latitanti non hanno saputo garantire protezione; nelle terre cosiddette dimenticate da tutti. Ma quando avrà fine tutto ciò? Quando si capirà realmente che siamo dinanzi al Libia-causto? Forse mai, forse non interessa capire e non interessa aiutare i più deboli: dovranno riuscirci da soli, liberarsi con le proprie forze o, forse, dovranno soccombere e accettare quello che il destino ha scelto per loro . Ma meditate, questo, non è un uomo…
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