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Libertà di culto, c’è chi può

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Tempo di lettura 7 minuti Il rifiuto di dedicare una via a Martin Lutero lascia il tempo che trova. Testimonia però di un clima di persecuzione e pregiudizio nei confronti di chi non vuole seguire il dettato della Chiesa cattolica, ma soltanto la Parola di Dio.

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Nel 2017 ricorre il cinquecentenario della Riforma Protestante, proprio quando al soglio pontificio troviamo un papa gesuita, Francesco, al secolo Jorge Bergoglio, il quale ha scelto il nome di Francesco con un fine molto evidente: quello di ridare alla chiesa cattolica una parvenza di francescanesimo, di ritorno alla semplicità evangelica, per cercare di riparare alla crisi di vocazioni in cui versa la Chiesa ufficiale. Nessuno infatti può negare di averne notato il crocifisso al collo, di ferro invece che d’oro, e l’uso di una piccola vettura Ford invece della papamobile. Oppure quando è andato di persona dall’ottico, pretendendo di pagarsi gli occhiali. Questo all’inizio. È stato poi costretto in seguito all’uso di quella papamobile che è in effetti una vetrina viaggiante, dalla quale si possono distribuire benedizioni, e che protegge l’illustre passeggero con i suoi vetri antiproiettile.

 

Perché è importante porre l’accento sul fatto che questo papa proviene dalla Compagnia di Gesù, fondata da Ignazio di Loyola? Ce lo spiega il presidente dell’AEI, Alleanza Evangelica Italiana, Leonardo De Chirico, in un suo discorso alla Conferenza Ligonier, che si è tenuta ad Orlando, in Florida, dal 9 all’11 marzo di quest’anno. Riportiamo da un comunicato della Alleanza Evangelica Italiana, dal titolo: “Papa Francesco vuole smontare la Riforma protestante”. “Si è parlato anche delle dinamiche del cattolicesimo contemporaneo alla conferenza annuale Ligonier tenutasi ad Orlando, Florida, dal 9 all’11 marzo 2017. Nel suo intervento di fronte a oltre quattromila persone, il vicepresidente dell’AEI, Leonardo De Chirico, ha dichiarato che papa Francesco, in ultima analisi, intende smantellare la Riforma. Nonostante le sue aperture, il Papa e la Chiesa Cattolica Romana intendono mantenere le loro posizioni contrarie allo spirito della Riforma Protestante centrato sull’autorità suprema della Scrittura e sulla giustificazione per sola fede e che sono in netto contrasto con lo spirito dell’evangelicalismo moderno. “È il primo Papa gesuita. Ricordate che l’ordine dei gesuiti fu fondato nel sedicesimo secolo per la lotta alla diffusione della Riforma” ha avvertito De Chirico. “Con il nuovo Papa, l’ordine dei gesuiti sembra avvicinarsi a noi con un volto sorridente, ma continua a portare con sé la tradizione ed anche il suo primario obiettivo e cioè quello di smantellare e decostruire la Riforma per offrire un’alternativa cattolica romana alle istanze poste dalla Riforma”.”

 

Notiamo quindi che da parte del Vaticano vengono applicati due pesi e due misure: da una parte l’avvicinamento all’Islam, religione che, nonostante le assicurazioni di chi la pratica, non mostra un volto di pace, specialmente nel paesi in cui essa è al contempo legge dello stato; paesi in cui chi si converte a Cristo viene perseguitato, imprigionato, picchiato, torturato, e decapitato, come comanda il Corano. Episodi di estremismo si sono, a questo proposito, verificati anche in Italia, non sufficientemente perseguiti come ciò che sono, cioè degli assassini a sangue freddo, commessi con crudeltà, per punire, prima della morte, il malcapitato, o la malcapitata – nel caso di ragazze che rifiutano il velo o che si fidanzano con coetanei italiani. Per contro, il matrimonio misto fra un musulmano e una ragazza cristiana, di solito porta alla conversione di lei e molte volte al rapimento dei figli, che il padre, convinto d’esserne l’unico ed esclusivo padrone, porta nel suo paese d’origine. Tutto questo senza che lo Stato italiano, il più delle volte, muova un dito per riportare in Italia bambini nati da noi, e che sono per legge italiani, avendo una madre italiana.

Di tutt’altro spessore il legame con i cristiani evangelici. Ho ricevuto qualche giorno fa sulla mia posta elettronica un invito a firmare una petizione per impedire che in una città del nord – non dirò quale, né dirò chi è il mittente – una strada venga dedicata a Martin Lutero, autore della Riforma Protestante, tacciato, nella lettera, di “empietà, crimini e vizi”, sic et simpliciter. Personalmente ritengo, a prescindere da qualsiasi considerazione, che ai nostri figli e nipoti bisogni presentare la realtà storica di qualsiasi personaggio, senza cadere in giudizi dettati da posizioni faziose. Nessun personaggio storico – tanto meno i papi – può essere dichiarato esente da lati oscuri del proprio comportamento:se ci fosse ancora Mastro Titta lo potrebbe testimoniare. Oppure la ‘Santa’ Inquisizione; o ancora la strage dei Catari, o le Crociate. Ciononostante, Lutero, accusato con la sua predicazione di aver causato quella che è passata alla storia come la ‘Rivolta dei contadini’, che provocò numerosissime vittime, è stato il fautore di un fatto storico estremamente importante. Affiggere le 95 tesi sul portone della Cattedrale di Wittenberg, il 31 ottobre del 1517, ha richiesto un coraggio ed una fede non comuni, in tempi, cioè, in cui il papa aveva potere di vita e di morte. Cioè da quando Urbano II, con il suo “Dictatus Papae”, del 1075, operò una sorta di golpe contro l’autonomia della sfera politica, instaurando di fatto il potere tamporale. Senza considerare la presa di potere politico e secolare da parte della Chiesa, non si può comprendere la rivoluzione luterana. Ma questo argomento non si può esaurire così semplicemente. Voglio solo ricordare che uno dei principali motivi della ‘ribellione’ del monaco agostiniano fu la vendita delle indulgenze, una impellenza economica per il vescovo Albrecht, pesantemente indebitato con vari Istituti di credito. Albrecht, infatti, aveva fatto stampare un catalogo con l’offerta di oltre 9mila reliquie, e a quei tempi, una città in cui veniva esposto lo scheletro di un santo era proclamata luogo di pellegrinaggio. Mi pare che da allora non sia cambiato granchè, guardando ciò che succede a S. Giovanni Rotondo, con la salma di S. Pio, ritoccata in silicone da una azienda specializzata inglese, ed esposta nella grande chiesa da quattromila posti progettata da Renzo Piano. Nulla a che vedere con la chiesetta della Madonna delle Grazie attigua alla clausura, in cui si trova la cella di S. Pio da Pietrelcina, chiesa poi sostituita e integrata da un edificio più grande attiguo al primo. Insomma, il tempo e i secoli passano, ma il business dei pellegrini fa sempre gola, insieme ai mille gadgets di papa Francesco venduti in Via della Conciliazione. Aveva dunque torto Lutero a denunziare la corruzione della Chiesa di quel tempo? Pare di no. Anche se molti evangelici non si riconoscono nella denominazione di ‘protestanti’, la realtà è che con Lutero abbiamo in comune ‘Sola Scriptura’ (con la sola Bibbia), ‘Sola Fide’ (con la sola fede), ‘Sola gratia’ (con la sola grazia), ‘Solus Christus’ (soltanto Cristo),’Soli Deo gloria’ (per la gloria di Dio solo). Secondo la Bibbia, infatti, la persona che accetta Cristo – vangelo di Giovanni cap. 1 – è salvato per grazia, e non per opere, a seguito della morte di Gesù sulla croce, che ha purgato tutti i nostri peccati e ci ha riconciliati con Dio Padre. Noi predichiamo il ‘sacerdozio universale dei credenti’, per cui ognuno è sacerdote di sé stesso e delegato a spargere il ‘buon seme della Parola di Dio’. Il nostro rapporto con il Padre, infatti, è diretto, attraverso soltanto lo Spirito Santo – il Consolatore, il Paracleto – e Gesù stesso, il quale dichiara, nel Vangelo di Giovanni, cap. 14, versetto 6, “Io sono la via, la verità e la vita, e nessuno viene al Padre se non per mezzo di me”. Di tutt’altro avviso pare papa Bergoglio in un suo recente discorso che è rimbalzato sul web, nel quale afferma testualmente che “Non esistono battitori liberi”, riferendosi al fatto che, secondo lui, sarebbe “pericoloso e nocivo andare direttamente a Gesù Cristo”, senza passare attraverso la Chiesa. Sarebbecioè un cristianesimo che lui definisce ‘fai da te’, in termini dispregiativi. Tanti infatti, e lo stesso papa lo rimarca, rifiutando la Chiesa, rifiutano anche il rapporto con Gesù e con la fede, e di conseguenza gettano via il bambino con l’acqua sporca, non sapendo che esistono altre realtà cristiane nelle chiese evangeliche, che hanno princìpi diversi, aderenti alla Scrittura, la Parola di Dio. “Essere cristiano significa appartenere alla Chiesa” dichiara Bergoglio. Secondo la Scrittura, invece, essere cristiano significa appartenere a Cristo, che è l’unico morto per noi e resuscitato per la nostra salvezza. “Avere un rapporto con Gesù senza la mediazione della Chiesa è una tentazione pericolosa” dice ancora il papa, senza spiegarne i motivi. “Il nome è Cristiano” conclude “il cognome è ‘appartenente alla Chiesa’”. No, caro Bergoglio, noi diciamo “Il nome è ‘Figlio di Dio’, il cognome è ‘Salvato per grazia’, secondo la Scrittura. È chiaro che, dopo aver recitato preghiere islamiche in Vaticano, e aver fatto propaganda a favore di un Nuovo Ordine Mondiale, papa Bergoglio è lontanissimo dall’essere in grado di predicare Cristo, come Gesù comandò ai suoi. Possiamo legittimamente dubitare di una sua autentica vocazione leggendo un articolo apparso sui giornali poco tempo fa, nel quale si narra della psicoterapia a cui Bergoglio sarebbe ricorso anni fa, e che dimostra la mancanza di una sua trasformazione interiore. Politico, sindacalista, capo di un piccolo Stato con un capitale enorme – pare che le riserve auree del Vaticano siano al terzo posto nel mondo – papa Bergoglio ha deciso di distruggere la Chiesa Evangelica, come ha dichiarato tempo fa in una intervista rilasciata durante uno dei suoi viaggi all’estero. L’impressione è che gli facciano più paura gli evangelici che i musulmani: questo potrebbe essere il motivo di questi attacchi frontali. Quanto a Lutero e le sue eresie, esse sono stabilite unilateralmente e univocamente, da una sola posizione; un po’ come le scomuniche, a cui non crede più nessuno, tranne Ratzinger. Lo stesso Milingo, nel riceverne una , disse che ‘non valeva la carta su cui era scritta’. E comunque, pare che di recente, con una lettera pubblicata sul sito ‘Correctiofilialis.org’, Bergoglio sia stato accusato di eresia per la sua enciclica ‘Amoris laetitia’. Così riporta il sito: “Una lettera di 25 pagine firmata da 40 sacerdoti cattolici e studiosi laici è stata consegnata a Papa Francesco l’11 agosto. Dal momento che non è stata ricevuta alcuna risposta dal Santo Padre, questo è oggi reso pubblico, oggi, il 24 settembre, la Festa della Madonna di Ransom e della Madonna di Walsingham. La lettera, aperta ai nuovi firmatari, ha ora i nomi di 62 cleri e studiosi laici di 20 paesi , che rappresentano anche altri che non dispongono della necessaria libertà di parola. Ha un titolo latino: ‘Correctio filialis de haeresibus propagatis’ (letteralmente, ‘Una correzione filiale relativa alla propagazione delle eresie’).Essa afferma che il Papa, con la sua esortazione apostolica Amoris laetitia e con altre parole, atti e omissioni, ha sostenuto efficacemente 7 posizioni eretiche sul matrimonio, sulla vita morale e sull’accoglienza dei sacramenti e ha causato la diffusione di queste opinioni eretiche nella Chiesa Cattolica. Queste 7 eresie sono espresse dai firmatari in latino, la lingua ufficiale della Chiesa.”

In conclusione: il rifiuto di dedicare una via a Martin Lutero lascia il tempo che trova. Testimonia però di un clima di persecuzione e pregiudizio nei confronti di chi non vuole seguire il dettato della Chiesa cattolica, ma soltanto la Parola di Dio. Clima evidentemente palese in ambienti ecclesiali, che si manifesta con queste preclusioni, pregiudizi e giudizi al limite della calunnia. Quando il papa dice che “E’ pericoloso e nocivo andare a Cristo senza la mediazione della Chiesa”, dice una falsità secondo la Bibbia: ma c’è tanta gente pronta a credergli sulla parola.

Roberto Ragone

 

 

 

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San Felice Circeo, ai Giardini di Vigna la Corte si accendono i riflettori su “Lazio, la Bellezza del Talento”

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Due serate di arte, moda e musica

San Felice Circeo si prepara ad accogliere un evento che unisce arte, moda e cultura nella suggestiva cornice dei Giardini di Vigna la Corte.

Il 1° e 2 settembre, la località laziale sarà il palcoscenico delle due serate finali della kermesse “Lazio, la Bellezza del Talento”, un’iniziativa voluta dalla Regione Lazio per valorizzare le meraviglie paesaggistiche e i giovani talenti locali.

L’evento, organizzato in collaborazione con il concorso Miss Italia Lazio e alcune delle più prestigiose scuole di alta formazione della regione, come l’Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini e la Maiani Accademia Moda, mira a celebrare il connubio tra bellezza naturale e capacità artistiche.

La prima serata vedrà l’esibizione di artisti emergenti, tra cui Giulia Guastella e Alessandro Ragazzo, mentre verrà assegnato il premio “Lazio, la Bellezza del Talento 2024”. Il giorno seguente, sarà il turno delle creazioni sartoriali degli studenti della Maiani Accademia Moda, accompagnate dalle performance teatrali e musicali di altri giovani talenti.

A chiudere la kermesse, l’elezione di Miss Lazio 2024, con la partecipazione delle ultime vincitrici del titolo nazionale. Un’occasione unica per ammirare il talento e la bellezza in una cornice d’eccezione.

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Grottaferrata: Arianna Sabatini incoronata Miss Eleganza Roma 2024

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È Arianna Sabatini la nuova Miss Eleganza Roma 2024.
Nella suggestiva cornice del Park Hotel Villa Ferrata a Grottaferrata, la ventenne romana si aggiudica la 12 tappa del Tour delle Finali Regionali di Miss Lazio 2024 organizzato dalla Delta Events agenzia esclusivista dal 2011 del Concorso per la Regione Lazio.

nella foto, da sx, il sindaco di Rocca di Papa, Massimiliano Calcagni, Giulia Gerardi, la neo Miss Eleganza Roma 2024, Arianna Sabatini, ed il sindaco di Grottaferrata Mirko di Bernardo

A consegnarle fascia e corona i sindaci di Grottaferrata, Mirko di Bernardo, e di Rocca Di Papa, Massimiliano Calcagni, insieme alla modella Giulia Gerardi.

alcune Miss durante la sfilata degli abiti di Barbara Basciano

Le 40 ragazze che hanno preso parte allo show si sono esibite in diversi outfit ispirati allo stile Hippie tipico degli anni ’70 ed al film “Barbie” presentando, poi, in passerella i capi della collezione di Alta Moda della stilista Barbara Basciano che ha presentato una collezione dedicata alle donne che hanno subito violenze sia fisiche che psicologiche realizzata con l’Associazione “Donna Autonoma” di cui la stilista è anche il presidente.

Arianna Sabatini con Margherita Praticò

La serata è stata presentata da Margherita Praticò con la regia di Mario Gori, entrambi anima pulsante del concorso nel Lazio, protagonisti dei recenti successi della nostra regione con i titoli nazionali vinti da Alice Sabatini (2015), Martina Sambucini (2020) e Lavinia Abate (2022).

nella foto da sx, Giulia Gerardi, il sindaco di Grottaferrata, Mirko di Bernardo, ed il sindaco di Rocca di Papa, Massimiliano Calcagni

La giuria composta dal sindaco di Grottaferrata Mirko Di Bernardo, il sindaco di Rocca di Papa Massimiliano Calcagni, l’assessore al Bilancio del comune di Grottaferrata Alberto Rossotti, il fotografo di moda Piero Consoli, la modella Giulia Gerardi, il produttore cinematografico Luca Mastrangelo ed il preparatore atletico Tommaso Capezzone ha poi assegnato il secondo ed il terzo posto, rispettivamente a Ludovica Tofani, 18 anni di Roma e a Sara Tancredi, 19 anni di Roma.

Le finaliste al Concorso Miss Lazio 2024

Nel corso della serata sono state anche scelte le 27 concorrenti che parteciperanno alla finalissima regionale per l’assegnazione del prestigioso e storico titolo assoluto di Miss Lazio 2024 che verrà assegnato a San Felice Circeo (LT), domenica 1 e lunedì 2 settembre presso la suggestiva location dei Giardini di Vigna la Corte, nell’ambito della kermesse “Lazio, la bellezza del Talento – 2024” promossa dalla Regione Lazio e curata da Lazio Innova in collaborazione con il Concorso Nazionale Miss Italia, Regione Lazio e con alcune delle più prestigiose scuole di alta formazione tecnologica della Regione Lazio: Maiani Accademia Moda, ITS Academy Sistema Moda, Officina delle Arti Pier Paolo Pasolini, Scuola d’Arte Cinematografica Gian Maria Volontè, ITS Academy Lazio Digital, ITS Turismo Academy Roma. Ecco i loro nomi con le città di residenza : Alisea Sdrubolini (Roma), Arianna Ciamei (Roma), Arianna Sabatini (Roma), Beatrice Scintu (Roma), Camilla Bodesmo (Fondi), Clarissa Asesse (Leonessa), Claudia Raimondi (Viterbo), Cristina Josan (Riano Flaminio), Cristina Onica (Roma), Delia Valentini (Civitavecchia), Elena di Palma (Roma), Eleonora Stanghellini (Tolfa), Francesca Risi (Roma), Giorgia Casadei (Ardea), Giulia Ursini (Roma), Greta Caretta (Roma), Lavinia Abeloos (Roma), Lavinia Puggioni (Roma), Linda Ferraro (Alatri), Maria Sofia Conte (Roma), Martina di Trento (Sperlonga), Melody Bernabiti (Ladispoli), Noemi Agus (Fiumicino), Sara Bumbaca (Roma), Sara Tancredi (Roma), Soraya Galuppi (Latina), Victoria Masprone (Roma).

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Ardea, dopo 60 anni storico ritorno per il “Pomodoro Pantano”

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Quello che veniva chiamato “Lo Stortone” proprio per la forma irregolare che lo contraddistingue tornerà al centro delle tavole

Era ormai un prodotto finito nelle memorie di quei pochi che lo avevano coltivato subito dopo la guerra. Con una ricerca attenta unita alla voglia di riscoprire vecchi sapore e vecchie tradizioni, il Comune di Ardea, nel cuore di quell’agro pontino, figlio di una delle più importanti bonifiche della Storia, e cuore nevralgico dell’agricoltura laziale, ha recuperato uno dei prodotti autoctoni più importanti della zona: il Pomodoro Pantano di Ardea.
È stato per decenni una delle fonti di ricchezza dei coltivatori ardeatini e pometini, con quella doppia valenza, “pomodoro da insalata” e nel contempo “da passata”.
Il pomodoro pantano scomparso da oltre sessant’anni torna alla ribalta ed il comune di Ardea lo celebra con la “Prima Sagra del Pomodoro Pantano” che si terrà dal 30 agosto al 1 settembre in via Laurentina al km. 32,500.

“Abbiamo voluto, ci spiega l’assessore Fulvio Bardi, delegato alla Attività Produttive, riportare in auge uno dei simboli della nostra agricoltura ricostruendo una filiera capace di donare ricchezza e prestigio ad uno dei simboli del nostro territorio”.
“Una scelta, aggiunge il sindaco Maurizio Cremonini, che punta al rilancio di uno dei settori che è stato per decenni il volano della nostra economia”.


Grazie all’associazione Cercatori di Semi di Ardea – Pomezia in due anni, con la collaborazione di coltivatori locali, questo prodotto è stato reintrodotto nei luoghi che l’hanno visto protagonista per decenni.
Una notizia che non può che rendere felici tutti colori che puntano ad un rilancio delle biodiversità di cui sono ricchi la nostra regione ed il nostro paese.
“Con orgoglio le dico, ci spiega con gioia l’assessore Bardi, che con delibera di Giunta abbiamo creato il primo marchio D.O.CO., denominazione d’origine comunale, proprio a sancire l’unione del Pomodoro Pantano con la nostra città e con la sua Storia”.


Grazie ad Arsial, l’Agenzia Regionale per lo Sviluppo e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio, e quei pochissimi appassionati e coltivatori locali si è riusciti a recuperare questi preziosissimi semi, prima tra tutti Elisa Chinellato che ha regalato i semi conservati da suo zio.


E venerdì il taglio del nastro della “Prima Sagra del Pomodoro Pantano” riuscirà a farci riscoprire questo antico sapore figlio di un Agro Pontino ricco ancora oggi di centinaia di biodiversità agricole.

“Pensi, ci dice sorridente l’assessore Bardi, ne sentivo parlare da bambino ed oggi riuscire a riportarlo sulle tavole dei miei concittadini mi riempie di una gioia immensa e mi offre davvero la possibilità di far comprendere, anche alle nuove generazioni, quali risorse di ricchezza offre ancora il comparto agricolo che troppo spesso viene messo all’angolo sulle scelte di prospettiva lavorativa”

Quindi quello che veniva chiamato “lo stortone” proprio per la forma irregolare che lo contraddistingue tornerà al centro delle tavole di tutti noi magari, aggiunge, sempre il sorridente assessore Fulvio Bardi, “con un pezzo di palontella (altro prodotto tipico della città di Ardea n.d.s.) per riscoprire in pieno tutte le delizie della nostra cucina”.
Quindi ricordate l’appuntamento venerdì 30 agosto a partire dalle ore 18,00 ad Ardea per la prima Sagra del Pomodoro Pantano che accompagnerà per tutto il week end la ricca estate Ardeatina.

“Dimenticavo, ci dice alla fine della chiacchierata l’assessore Bardi, ci saranno degustazioni di piatti tipici a base di pomodoro curati da chef stellati ma un regalo per tutti: la distribuzione gratuita di sementi antiche da parte dell’Azienda Agricola Santa Teresa che ci ha aiutato proprio al rilancio di questo antico prodotto”.

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