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Editoriali

Liberazione, un nodo da sciogliere

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Diceva Montanelli – e in questi giorni la pubblicità TV ce lo ricorda – che “un popolo che ignora il proprio passato non saprà mai nulla del proprio presente”. In realtà, elidendo il termine ‘proprio’, possiamo ben dire che è importante conoscere la storia, per evitare di commettere errori marchiani.

La brigata Ebraica, protagonista della lotta di liberazione, ha rinunciato a sfilare a Roma per la presenza dei palestinesi, e non è la prima volta

A Milano la stessa Brigata è stata duramente contestata da quella parte della sinistra che, ammantandosi di ‘antifascismo’, si ritiene in diritto di compiere ogni atto al limite dell’eversione, partendo da manifestazioni di piazza, per lo più parecchio rumorose. Qualcuno ha detto che sono prove generali per altre iniziative molto meno pacifiche. Fatto sta che spesso, durante i disordini, vengono adottate tecniche di guerriglia urbana per niente casuali. Allora, mettiamoci d’accordo su di un fatto fondamentale.

Gli Ebrei sono stati perseguitati, deportati, torturati, uccisi e cremati da un regime nazista che aveva purtroppo come complici anche gli Italiani, e che è stato combattuto da quella stessa parte che oggi contesta gli Ebrei. Oggi i nemici degli Ebrei continuano ad essere anche alcune frange poco intelligenti di neonazisti, nostalgici di un regime che al mondo ha fatto solo del male. Ma purtroppo costoro, fra i quali anche coloro che negano stupidamente l’Olocausto, non conoscono il passato. O meglio, lo conoscono a maniera loro, sventolando bandiere di cui non conoscono genesi, significati, né effetti collaterali. È assolutamente idiota, oggi, rifarsi ad un regime criminale che tante vittime innocenti ha fatto anche fra gli Italiani, e che tanti crimini di guerra – mai riconosciuti neanche dal governo tedesco di oggi – ha perpetrato, non ultimo, – sul quale ci ha rinfrescato la memoria una bella puntata del canale di RAI Storia, – il massacro di Cefalonia, del settembre del 1943, quando furono fucilati migliaia di soldati e ufficiali italiani che si erano arresi ai tedeschi – divenuti nemici dopo l’armistizio – per impossibilità di continuare a combattere. Dall’altra parte, è ancora più idiota continuare a sostenere una causa storicamente persa, cioè quella dei territori assegnati ad Israele da una delibera dell’ONU, mai accettata dagli Stati Arabi.

Sarebbe troppo complesso e complicato entrare nel merito di questa questione, né è questo l’obiettivo di queste righe. Vogliamo soltanto rilevare che la parte politica che una volta sosteneva, coadiuvata dagli stessi Ebrei, la guerra di liberazione, oggi, camuffata da antifascista sui generis, lasciapassare buono per ogni stagione, contesta anche la partecipazione della Brigata Ebraica alle manifestazioni di commemorazione di una liberazione dal nazifascismo che comunque ha visto gli Ebrei come compartecipi. Insomma, una contraddizione in termini, un ossimoro politico generato da chi la storia non conosce, e va solo dietro a slogan coniati da quelle forze più o meno occulte che hanno interesse a che in quelle zone mediorientali si continui a mantenere uno stato di guerra, con una nazione ormai legittimamente insediata, dopo le battaglie del 1948, e un popolo palestinese che viene strumentalizzato per interessi poco puliti.

Al punto da mandare scientemente a morire ragazzi adolescenti con le tasche piene di pietre contro i fucili dei soldati israeliani, creando la fabbrica dei martiri. A costoro non interessa la vita dei Palestinesi, anzi, meglio avere tanti martiri da esibire alle TV dell’Occidente. Né a loro interessa che i Palestinesi abbiano una nuova nazione. Civiltà moderna contro medioevo: è facile capire chi vince. Per ciò che riguarda la nostra ‘liberazione’, penso che siano pochi gli Italiani che si sentono veramente ‘liberi’. In realtà, sotto un sottile strato di pretesa ‘democrazia’, l’Italiano sta vivendo uno dei periodi peggiori della sua storia. Non abbiamo Hitler e Mussolini, ma abbiamo l’Unione Europea, che ci è stata ammannita come la panacea universale per ogni problema. La verità è che siamo tutti più poveri, sotto l’egida dell’UE, con un euro che non è una vera moneta, ma solo un accordo fra banche, privati della sovranità nazionale, ma rispondenti solo ad una sovranità europea; né il nostro Stato, non essendo sovrano, può battere moneta, ciò che è la cosa più importante per una nazione. E per soprammercato, dobbiamo sottostare ad una serie di regole decise da un Parlamento che è distante da noi non solo migliaia di chilometri, ma addirittura anni luce. “Ce lo chiede l’Europa” è stato, ed è tuttora, la giustificazione per qualsiasi assurdità autolesionista; come, ad esempio, l’importazione di milioni di tonnellate d’olio dalla Tunisia, oppure di arance dal Marocco: tutte iniziative che hanno messo in ginocchio la nostra agricoltura. Senza parlare del TAP, che sta distruggendo le campagne del Salento, o della TAV , che non si sa a che cosa servirà, visto che anche una persona al di sopra di ogni sospetto come il giudice Imposimato ne contestava l’efficacia. Per non parlare del debito che cresce ogni giorno, e sugli interessi del quale i soloni europei pontificano e lucrano quotidianamente. L averità è che siamo in mano ad una classe politica che piuttosto che fare gli interessi dell’Italia, appoggia tutto ciò che fa comodo all’UE e a chi la controlla. Siamo stanchi di sottoporci ad una autorità non riconosciuta, e soprattutto stanchi d’essere vessati con nuovi e inevitabili balzelli, tesi al pagamento di inique vessazioni economiche.

La nostra vita è diventata un percorso a ostacoli, un imbuto senza uscita nel quale siamo destinati a soccombere. Riteniamo che il nostro debito pubblico sia stato già ampiamente ripagato con gli interessi, e che, a questo punto, tutto vada azzerato, come la Germania ci ha insegnato un po’ d’anni fa. Altrimenti correremo su di un mattone. Niente pensioni, tranne quelle milionarie dei soliti noti, niente ribasso delle tasse, niente crescita, solo quella fasulla di Renzi, niente liberazione. Siamo passati da un regime totalitario ad una invasione strisciante, messa in atto con la complicità di alcuni dei nostri governanti. Liberazione? La festeggeremo quando da queste pastoie saremo davvero liberi.

Roberto Ragone

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Ambiente

Agenda 2030, sostenibilità ambientale: ecco come impegnarci

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La sostenibilità ambientale è uno dei goals previsti nell’Agenda 2030. Tale documento evidenzia obiettivi molto importanti tra cui, porre fine alla fame nel mondo, dire stop alla violenza sulle donne etc …

Nelle scuole italiane e non solo sono stati avviati progetti per arrivare ai traguardi preposti.
Negli ultimi anni, l’obiettivo della sostenibilità ambientale ha visto una maggiore consapevolezza individuale e collettiva.

All’interno di molte scuole, sono state programmate diverse attività tra cui, insegnare la raccolta differenziata, organizzare gite guidate presso inceneritori e impartire lezioni o laboratori di educazione civica e ambientale da parte dei docenti.

Ogni proposta ha rappresentato la possibilità di rendere i ragazzi e gli adulti maggiormente consapevoli di alcune problematiche legate al nostro pianeta: dalla deforestazione, alle banche di plastica che osteggiano la pulizia dei nostri mari, al riscaldamento globale fino ad arrivare alla totale trasformazione del territorio mondiale.

Molte di queste problematicità, causate principalmente dall’agire umano, vengono studiate non solo dalla scienza, ma anche dalla geografia. Siamo in un mondo globale in cui la questione ambientale e le sue possibili modifiche future preoccupano gli studiosi.
Per tale motivo il concetto di sostenibilità dell’ambiente è un argomento che sta molto a cuore agli esperti e non solo.

Tuttavia, sono nate diverse occasioni per evitare una totale inaccuratezza da parte dell’uomo. Pertanto, per sviluppare una maggiore sensibilità di fronte alla cura costante e attiva del nostro ambiente sono state previste diverse iniziative, partendo proprio dal comportamento dei cittadini stessi:

  • periodicamente si svolgono numerose campagne ambientali per sviluppare una corretta raccolta differenziata da parte dei singoli Comuni, Regioni e Stati;
  • ogni città al suo interno ha organizzato incontri in cui vengono spiegate le diverse fasi di raccolta dei rifiuti;
  • si sono definite regole precise per mantenere pulite le città;
  • di tanto in tanto ogni regione predispone seminari o incontri a tema su come incentivare l’uomo a rendere sempre più vivibile l’ambiente in cui abita;
  • molte scuole hanno sviluppato ricerche e sondaggi, tramite esperti del settore, per sensibilizzare i giovani e gli adulti a far fronte a questa urgenza di “pulizia” all’interno degli ambienti in cui si vive;
  • si organizzano, inoltre, convegni internazionali sulla sostenibilità ambientale e su eventuali nuove tecniche di intervento.

In generale, dalle scuole, alle diverse associazioni e al governo si è trattato l’argomento sulla sostenibilità, ponendo questi obiettivi come primari e improrogabili per “risistemare” il nostro pianeta.

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Editoriali

Aggressione omofoba a Roma: chi ha più prudenza l’adoperi!

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Mercoledì due ragazzi, per un bacio, sono stati aggrediti da un gruppo di egiziani al grido: “Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare” rischiando davvero grosso.


Per fortuna, invece di reagire, hanno chiesto l’intervento delle forze dell’Ordine che, prontamente, sono intervenute mettendo in salvo i due ragazzi. In queste situazioni “Ci vuole prudenza!”

È un pensiero che la mia generazione ha recepito troppe volte in malo modo e, di contro, le generazioni attuali non sanno neanche da dove provenga.

E se alla mia età arrivo a scrivere di questo è perché il clima che si respira in ogni parte del mondo predica proprio la prudenza. Assistiamo, troppe volte, a situazioni in cui le aggressioni, le violenze, i soprusi colpiscono e fanno piangere proprio perché quella virtù molto predicata e poco praticata, la prudenza appunto, viene accantonata per imporre magari le nostre ragioni di fronte a soggetti che non hanno nulla da perdere pronti a tutto e senza scrupoli.

E non mi si venga a dire “ci rivuole il manganello” perché violenza chiama violenza, aggressione chiama aggressione, sopruso chiama sopruso.

Non so “offrire” una ricetta perché i tanti “Soloni”, esperti in materia, sono decenni che “toppano”, sbagliano, predicando il “dente per dente”.

Occorre “certezza di pena” e “controllo del territorio”. E se a tutto ciò aggiungiamo un “cultura woke” che, a mio avviso, vuole imporre a colpi di “politicamente corretto” scelte sulla vita di ognuno ci ritroveremo davvero a riconsiderare vero ed attuale il pensiero di Thomas Hobbes “Homo hominis lupus”, l’uomo è lupo agli uomini.

Perché l’integrazione non si impone per legge come anche l’inclusione.
Sono processi che passano attraverso l’accettazione di entrambe le parti in modo paritetico e rispettoso ognuno dell’altro.

Quindi, “prudenza” perché, come diceva Henry de Montherlant: Bisogna fare cose folli, ma farle con il massimo di prudenza”.

l’immagine rappresenta l’allegoria della Prudenza

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Editoriali

L’illusione della superiorità e l’incoscienza di chi crede di avere una coscienza superiore: Beata ignoranza!

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Nell’era dell’informazione e dell’autorealizzazione, sempre più individui si convincono di possedere una coscienza superiore, una sorta di illuminazione intellettuale e morale che li pone al di sopra della massa. Questa percezione, spesso priva di una reale base di merito, non solo è pericolosa, ma anche profondamente ingannevole. L’illusione della superiorità può infatti condurre a un’autocelebrazione sterile e alla svalutazione di tutto ciò che non rientra nella propria visione del mondo.

L’autocompiacimento dell’ignoranza

Uno dei fenomeni più diffusi è l’autocompiacimento dell’ignoranza. Alcuni individui, forti di una conoscenza superficiale acquisita attraverso fonti discutibili o parziali, si autoconvincono di avere una comprensione profonda e completa delle cose. Questo atteggiamento li porta a rifiutare qualsiasi opinione contraria, chiudendosi in una bolla di autoconferma. Il paradosso è che più limitata è la loro comprensione, più ferma è la loro convinzione di essere superiori.

La mediocrità travestita da eccellenza

Chi si illude di avere una coscienza superiore spesso ignora la necessità di un’autoanalisi critica e di un continuo miglioramento. Questa mancanza di umiltà e di riconoscimento dei propri limiti porta a una stagnazione intellettuale e morale. La mediocrità, in questo contesto, si traveste da eccellenza, mascherata da un velo di arroganza e presunzione. La vera eccellenza richiede infatti la capacità di riconoscere i propri errori e di apprendere continuamente dall’esperienza e dagli altri.

Il confronto con la realtà

Per smascherare l’illusione di una coscienza superiore, è essenziale confrontarsi con la realtà in modo aperto e onesto. Questo implica ascoltare opinioni diverse, accettare critiche costruttive e riconoscere l’importanza della competenza e dell’esperienza. Solo attraverso questo confronto si può sviluppare una vera comprensione e una consapevolezza autentica.

L’importanza dell’umiltà

L’umiltà è la chiave per evitare la trappola dell’illusione di superiorità. Riconoscere che la propria conoscenza è limitata e che c’è sempre spazio per migliorare è il primo passo verso una crescita autentica. L’umiltà permette di apprendere dagli altri e di riconoscere il valore della diversità di pensiero e di esperienza. Solo con questa attitudine si può sviluppare una coscienza realmente superiore, basata non sulla presunzione, ma sulla consapevolezza e sulla continua ricerca del miglioramento.

L’illusione di una coscienza superiore è un inganno pericoloso che porta all’arroganza e alla stagnazione. La vera superiorità non risiede nella convinzione di essere migliori degli altri, ma nella capacità di riconoscere i propri limiti, di apprendere continuamente e di confrontarsi con la realtà in modo aperto e umile. Solo attraverso questo percorso si può raggiungere una consapevolezza autentica e contribuire in modo significativo al proprio sviluppo e a quello della società.

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