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Editoriali

L'EUROPA CI FA CONOSCERE I VULCANI: PIOGGIA DI FINANZIAMENTI PER 575 MILIONI DI EURO

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Tempo di lettura 2 minuti Maglia d'onore per l'Italia con 20 i ricercatori che riceveranno una borsa di studio di consolidamento.

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di Cinzia Marchegiani

bEN 312 sono gli scienziati che il Consiglio Europeo della Ricerca (CER) ha selezionato su 3600 proposte, per conferire le borse di studio di consolidamento. La Commissaria europea per la ricerca, l’innovazione e la scienza, Màire Geoghegan apostrofa quest’importante notizia: “Questi ricercatori percorrono strade innovative che faranno avanzare la conoscenza e apporteranno un contributo concreto nella società. Il CER offre loro assistenza in una fase cruciale, in cui è spesso difficile reperire finanziamenti quando hanno bisogno di spingersi avanti nella carriera sviluppando la loro propria ricerca con la loro squadra.”

Il generoso bando ha visto ricevere molte domande per ricerche in ogni campo e quest’anno sono aumentate del 46%. Dall’anno scorso il sistema borse di studio ha individuato due categorie, le borse di avviamento, cui possono accedere ricercatori dai 2 a 7 anni di esperienza dopo il loro conseguimento del dottorato di ricerca, e le nuove borse di consolidamento, che come indica il nome, sono indirizzate a ricercatori con più esperienza conseguita, che va dai 7 ai 12 anni.
Maglia d'onore per l'Italia con 20 i ricercatori che riceveranno una borsa di studio di consolidamento. Tra le varie ricerche spicca "CHRONOS" del dottor Diego Perugini, giovane ricercatore dell'Università di Perugia. Il finanziamento assegnatogli di 1,9 milioni di euro gli permetterà di fare ricerca sulla previsione delle eruzioni vulcaniche, un progetto ambizioso. Dal sito Cer si legge: “Dall'eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. agli eventi più recenti del vulcano Eyjafjallajökull in Islanda (2010) le eruzioni vulcaniche hanno segnato la storia dell'umanità. La causa scatenante delle eruzioni è il riempimento di una camera magmatica al di sotto del vulcano e il mescolamento di magma al suo interno. Basandosi sullo studio di questi processi il dottor Perugini e la sua squadra sperano di arrivare a calcolare con precisione i tempi delle eruzioni. Quando i diversi magma si mescolano causano modifiche agli elementi chimici che vengono registrate nelle rocce vulcaniche come se fossero congelate nel tempo. I ricercatori useranno questi dati geochimici per misurare il tempo trascorso tra il mescolamento e l'eruzione, proprio come l'ora rimane fissata su un orologio rotto sulla scena di un crimine. Le ricerche si concentreranno su due regioni attive nell'Italia meridionale, inclusa l'area del Vesuvio, e sul vulcano di Soufrière Hills, ai Caraibi, diventato attivo nel 1995 con effetti catastrofici. La squadra realizzerà anche il primo "mescolamento di magma" sperimentale in laboratorio. Se avrà successo, il progetto consentirà di prevedere in modo molto preciso le eruzioni vulcaniche e di mitigarne i pesanti effetti sociali e ambientali.”

Venticinque commissioni di scienziati e luminari hanno valutato e scelto i progetti, il 45% dei borsisti è stato selezionato nel settore “fisica e ingegneria”, il 37% in quello delle “scienze della vita” e il 19% in quello delle “scienze sociali e umane.

Finanziamenti importanti dal CER daranno la spinta alla ricerca per obiettivi importanti futuri, secondo le loro stime, coinvolgeranno 1100 studenti di post dottorato in istituti ospitanti negli stati membri europei o paesi associati al programma di ricerca dell’Unione Europea.

Le menti geniali sono quelle che riescono sempre a fare la differenza, la ricerca e la scoperta sono i semi delle innovazioni e i contributi importanti che l’umanità attende sempre con impazienza, siano questi finanziamenti la tutela all’ingegno che nella solitudine e nell’impossibiltà economiche avrebbero trovato difficoltà ad esprimere la loro conoscenza e soprattutto la loro creatività.

 

Editoriali

Corsi di recupero per i debiti formativi: dettagli ed efficacia

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Ogni scrutinio di classe è diverso e proprio per questo possono essere decretate promozioni, bocciature o sospensioni di giudizio, nonché i cosiddetti debiti formativi.

In questo articolo non si vuole tanto commentare la decisione di dare 1 o 2 o 3 debiti formativi in una o più discipline, quanto l’efficienza dei corsi formativi che dovrebbero aiutare lo studente, in sospensione di giudizio, a ripassare la materia/e per poi dare l’esame “riparativo” da fine agosto a inizio settembre.

La regola ministeriale sancisce che chi “salda” il debito/i passa all’anno scolastico successivo e chi non lo supera dovrà ripetere l’anno.

Quello che spesso ci si domanda, tra docenti, è quanto l’alunno riesca a comprendere dal corso formativo e quanto sia utile lo studio individuale.

Sicuramente, il corso formativo aiuta l’alunno a ristudiare i punti di fragilità della disciplina in cui ha il debito, ma un buono studio individuale può rendere maggiormente efficace il recupero.

In questo caso, sarebbe necessario avere un’insegnante esterno che possa aiutare lo studente a focalizzarsi sui punti chiave svolti a lezione.

Essenzialmente, per questi motivi sarebbe idoneo:

  • 1. Focalizzare per memorizzare, ma anche per comprendere;
  • 2. Produrre uno schema riassuntivo sugli argomenti che appaiono più fragili da apprendere;
  • 3. Leggere gli schemi e i riassunti ad alta voce;
  • 4. Non darsi un tempo nello studio poiché ogni persona ha i suoi di tempi;
  • 5. Ripetere i concetti chiave più e più volte;
  • 6. Passare ad argomenti successivi;
  • 7. Produrre testi o comprensioni scritte per esercitarsi;
  • 8. Nella fase finale ripassare tutto a scaglioni.

Pertanto, costruirsi uno schema mentale è molto utile sia per l’alunno che per l’insegnante che, caso mai segue, individualmente il ragazzo/a.

Ecco, secondo questa progettualità di recupero, lo studente con debito/i potrebbe arrivare a risultati efficaci e fare “bella figura” davanti alla commissione di recupero. Tuttavia, la proposta vincente è si ai corsi formativi, ma anche un grande si allo studio individuale oppure accompagnato da un docente in rapporto 1/1.

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La linguistica italiana: qual’è l’elemento che si oppone al suo cospetto?

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La lingua italiana nel corso dei secoli ci ha lasciato poemi, trattati, racconti e storie che al giorno d’oggi necessitano di essere interpretati da esperti ( o non ) per poterli conoscere nella loro anima. Pensiamo alla Divina Commedia di Dante Alighieri nella versione volgare dell’italiano … ecco in questo caso per interpretarla dobbiamo “tradurla nell’italiano che si parla oggi”.

Gli studiosi, i docenti possono tradurla, ma chi non è erudito o non possiede le strumentazioni adatte (vocabolari, la conoscenza della storia della lingua italiana etc …) fa sicuramente più fatica a comprenderne il significato.
Tutto quello che la lingua italiana ci ha lasciato necessita di essere analizzato poiché come primo requisito per una giusta comprensione del poema è sapere quando è stato scritto? dove è stato scritto (in quale paese)? che influenze ha subito da parte di altre lingue? quale storia c’è dietro a quel racconto?

Parlare di interpretazione linguistica è banale, si necessità di una vera e propria traduzione, ad esempio dall’italiano volgare del 1200 a quello del 1800.
Ogni epoca ha delle caratteristiche linguistiche in termini diacronici che nessuno può modificare.

Come reca il titolo dell’articolo esiste un elemento che si oppone alla pura lingua italiana (così come la conosciamo oggi): il dialetto.

In molti paesi della nostra penisola il dialetto è conservato e tutt’ora oggi si mantiene vivo. Questo accade sia al nord, al centro che al sud Italia.

L’utilizzo del dialetto, considerato una lingua a tutti gli effetti, è molto in voga in Italia poiché molte persone vogliono mantenere le proprie origini e, non solo, anche la propria unicità/identità. Per tali motivi, assolutamente non banali, la lingua italiana si confronta anche con i vari dialetti.

La dialettofonia rappresenta il suono delle parole di un determinato registro linguistico tipico di una parte della nostra Italia. A volte il solo aspetto fonetico delle parole dialettali ci permette di riconoscere, ad esempio, da quale regione arriva quella tal persona.
Il dialetto “ricalca”, in senso figurato, uno stemma che ciascuno di noi porta nel suo DNA e che non può cancellare. Tuttavia, se una persona non parla il suo dialetto non vuol dire che non gli piaccia o che non sa esprimersi, ma semplicemente possono esserci delle abitudini pregresse che non gli consentono di utilizzare il dialetto.

Solitamente questo è il caso dei giovani d’oggi che preferiscono gli slang ai codici linguistici del proprio dialetto. Una caratteristica sicuramente positiva è mantenere vive le forme dialettali a favore di un loro utilizzo altrettanto diffuso.

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Un anno senza Silvio Berlusconi

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Era il maggio del 2016, mancavano pochi giorni alla sfida tra Beppe Sala e Stefano Parisi candidati sindaco di Milano.
Io ero un “semplice” candidato nel municipio 8 ove ero residente.
Una serata elettorale come tante io, ovviamente, giacca e cravatta come “protocollo detta”.
Si avvicina un amico e mi fa: vuoi venire a salutare il presidente?
Io tentenno – non lo nascondo, mi vergognavo un po’ – lo seguo entro in una stanza.
Presenti lui, il presidente, Maria Stella Gelmini, il mio amico ed un altro paio di persone.
Presidente lui è Massimiliano Baglioni è uno dei candidati del nostro schieramento, dice il mio amico.
Il presidente mi stringe la mano mi saluta e con un sorriso smagliante mi chiede:
Cosa pensa di me?
Ed io, mai avuti peli sulla lingua, rispondo:
Presidente non mi è particolarmente simpatico, lo ammetto, ma apprezzo in Lei quella Follia che ci unisce in Erasmo da Rotterdam.
Sorride si gira verso la Gelmini e dice:
Mary segna il numero di questo ragazzo, mi piace perché dice ciò che pensa.
Si toglie lo stemma di Forza Italia che aveva sulla giacca e lo appende sulla mia.
Non lo nascondo: sono diventato rosso.

Oggi, ad un anno dalla morte di Silvio Berlusconi riapro il cassetto della mia memoria per ricordare questo italiano che ha fatto della Follia un impero economico, una fede calcistica, una galassia di telecomunicazioni.
Conservo con cura quella spilla simbolo di  un sogno, simbolo di libertà.
Grazie ancora, presidente, ma si ricordi: non mi è, ancora oggi, simpatico.

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