Editoriali
L’Europa alla prova di maturità
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6 anni agoon
Quella che comunemente molti chiamano Europa unita non è altro che lo strumento per un patto tra Stati e mai, come si vuole fare credere, un atto fondativo di qualsivoglia entità sovranazionale.
Da questa dicotomia nascono i vari punti controversi
Quel “ patto tra Stati” contempla Competenze esclusive, Competenze concorrenti e Competenze di supporto.
Le prime riguardano l’Unione, le seconde gli Stati membri e le terze sono competenze di sostegno dell’Unione verso i vari Stati membri.
L’adesione a questo patto non si può dire essere stata plebiscitaria.
Segni di rigetto da parte dei cittadini non sono mancati
Alcuni paesi hanno apertamente dichiarato il loro dissenso tramite referendum costituzionali.
Molti hanno ratificato l’atto con sofferte procedure parlamentari, qualche paese ha ratificato il patto senza consultare la cittadinanza. Se poi a tutto questo si aggiungono l’allargamento e gli aggiornamenti vari ai regolamenti susseguiti dal 2007 a oggi e i vari trattati aggiuntivi, tranquillamente si può concludere che il progetto costituzionale sognato dai padri fondatori sia stato stravolto e nulla rimane di quello originale.
Le modifiche al patto originario
Al patto Spinelli/De Gasperi/Schuman/Adenauer, sono stati aggiunti tanti orpelli rendendo l’applicazione di ogni direttiva macchinosa e difficilmente applicabile. Il risultato di ciò è stato l’aumentata disuguaglianza tra gli stessi Stati membri. I vari regimi fiscali, i contratti salariali e le condizioni lavorative vigenti in ogni paese membro, tutti concorrenziali fra di loro, sono la prova della politica fallimentare di questa Unione.
L’aggiunta di competenze
Ci sono organizzazioni che operano per ridimensionare le competenze che nel tempo sono state aggiunte e che causano tanto disagio e malumore tra le popolazioni.
Una di queste organizzazioni indipendenti che promuove idee per le riforme politiche ed economiche di questa Unione europea, è la Open Europe, un think tank con uffici a Londra e Bruxelles. Uno degli scopi prefissi di questa organizzazione è la riduzione dell’accentramento dei poteri in Unione.
Molti sono i punti controversi che si possono riscontrare nel patto sottoscritto fra gli Stati. Forti critiche al testo arrivano da opinioni diametralmente opposte. Ci si è preoccupati di fare una sintesi delle diverse politiche degli Stati membri partecipanti senza minimamente prevedere che così facendo si stava creando un “documento debole”, troppo burocratizzato e lontano dagli interessi reali dei cittadini.
Una controversia che si poteva evitare, se non fosse per la forte resistenza della Francia, riguardava ogni riferimento, in quel patto, alle radici giudaico-cristiane della coscienza europea. Seguendo incautamente la molto discussa scelta della Francia, i firmatari svuotavano la comunità europea da ogni e qualsiasi radice, rendendola senza identità alcuna.
Hanno ingenuamente scambiato “cultura” con “religione”
Essendo poi la gran parte dei paesi del nord , come la laica Francia , allergici alla sola parola “cattolicesimo”, hanno reso questo continente, terra rasa, candidata per “un’altra cultura”. Tutto ciò spiega la massiccia ondata di immigrazione che sta mettendo in ginocchio la tenuta dello stesso “patto europeo”. Quanto sopra spiega la forte critica che arriva da parte di tante personalità , contrari alla ratifica del Trattato Comunitario europeo. Alcuni , come i Federalisti Europei, arrivano al punto tale da bollare come inganno il solo chiamare Costituzione un documento che tale non è.
Al “patto” viene contestata, e non a torto, l’eccessiva attenzione ai temi economici e agli interessi capitalistici. Tutto ciò si fa a scapito di politiche e a danno e svantaggio della garanzia e la difesa dei lavoratori. Un caso fra tanti è l’assenza del tema “welfare state” un argomento che è stato completamente trascurato in quel “patto”.
Mentre gli europeisti usano tirare fuori, a buona ragione, che grazie ai trattati, l’Europa ha potuto godere questi ultimi 70 anni di pace, rimane tuttavia inspiegabile l’assenza di riferimento al ripudio alla guerra. Non è certo facile spiegare, anche se tanti la vogliono fare passare per operazione di pace, il fatto che gli eserciti europei ora possono essere intercettati in diversi scenari di guerra in giro per il mondo.
Come se tutto quanto su esposto non bastasse a spiegare le ragioni degli euroscettici, ci sono altre ragioni ben diverse seppure ugualmente valide.
Le modifiche apportate negli anni al patto originale hanno così stravolto gli scopi a tale punto, tanto da originare un “patto europeo”ex novo , che si vuole chiamare Costituzione. Ora c’è il rischio che i firmatari di questa nuova cosiddetta Costituzione, pretendendo di disporre di poteri sufficienti tentino di svuotare di significato e di autorità i singoli Stati.
Qualche lettore potrebbe giudicare tutto ciò solo pura fantasia.
Dopo la seria minaccia all’Italia di essere sottoposta alla procedura d’infrazione di questi giorni, dopo il cartellino rosso da parte della Commissione Ue, detentrice di quel patto stravolto, tanta pura fantasia non dovrebbe essere.
Dal braccio di ferro con l’Europa, l’Italia oggi è uscita leccandosi le ferite
Il rinnovatore “Macron” costretto a calare le braghe davanti alla voce del suo paese, ha costretto i burocrati a Bruxelles a scoprire le loro nudità. Sia l’Europa che l’Italia sono state sottoposte alla prova di maturità. I risultati non sono facilmente prevedibili.
Le aspettiamo agli scritti, però se tanto ci dà tanto, c’è poco da sperare.
Emanuel Galea
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