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Editoriali

L’Europa alla prova di maturità

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Quella che comunemente molti chiamano Europa unita non è altro che lo strumento per un patto tra Stati e mai, come si vuole fare credere, un atto fondativo di qualsivoglia entità sovranazionale.

Da questa dicotomia nascono i vari punti controversi

Quel “ patto tra Stati” contempla Competenze esclusive, Competenze concorrenti e  Competenze di supporto.

Le prime riguardano l’Unione, le seconde gli Stati membri e le terze sono competenze di sostegno dell’Unione verso i vari  Stati membri.

L’adesione a questo patto non si può dire essere stata plebiscitaria.

Segni di  rigetto da parte dei cittadini non sono mancati

Alcuni paesi hanno apertamente dichiarato il loro dissenso  tramite referendum costituzionali.

Molti hanno ratificato l’atto  con sofferte procedure  parlamentari, qualche paese ha ratificato il patto senza consultare la cittadinanza. Se poi a tutto questo si aggiungono l’allargamento e gli aggiornamenti vari ai regolamenti  susseguiti dal 2007 a oggi e i vari trattati aggiuntivi, tranquillamente si può concludere che il progetto costituzionale sognato dai padri fondatori  sia stato stravolto e nulla rimane di quello originale.

Le modifiche al patto originario

Al patto Spinelli/De Gasperi/Schuman/Adenauer, sono stati aggiunti tanti orpelli rendendo l’applicazione di ogni direttiva macchinosa e difficilmente applicabile.  Il risultato di ciò è stato l’aumentata disuguaglianza tra gli stessi Stati membri. I vari regimi fiscali, i contratti salariali e le condizioni lavorative vigenti in ogni paese membro, tutti concorrenziali fra di loro, sono la prova della politica fallimentare di questa Unione.

L’aggiunta di competenze

Ci sono organizzazioni che operano per ridimensionare le competenze che nel tempo sono state  aggiunte e che causano tanto disagio e malumore tra le popolazioni.

Una di queste organizzazioni indipendenti che promuove idee per le riforme politiche ed economiche di questa Unione europea,  è la Open Europe, un think tank con uffici a Londra e Bruxelles. Uno degli scopi prefissi di questa organizzazione è la riduzione dell’accentramento dei poteri in Unione.

Molti sono i  punti controversi che si possono riscontrare nel patto  sottoscritto fra gli Stati. Forti critiche al testo  arrivano da opinioni diametralmente opposte. Ci si è preoccupati di fare una  sintesi delle diverse politiche degli Stati membri partecipanti  senza minimamente  prevedere  che così facendo si stava creando un “documento debole”, troppo burocratizzato e lontano dagli interessi reali dei cittadini.

Una controversia che si poteva evitare, se non fosse per la forte resistenza della Francia, riguardava ogni riferimento, in quel patto, alle radici giudaico-cristiane della coscienza europea. Seguendo incautamente la molto discussa scelta della Francia, i firmatari svuotavano  la comunità europea da ogni e qualsiasi radice, rendendola senza identità alcuna.

Hanno ingenuamente scambiato “cultura” con “religione”

Essendo poi la gran parte dei paesi del nord , come la laica Francia , allergici alla sola parola “cattolicesimo”, hanno reso questo continente,  terra rasa, candidata per “un’altra cultura”.  Tutto ciò spiega la massiccia ondata di immigrazione che sta mettendo in ginocchio la tenuta dello stesso “patto europeo”. Quanto sopra spiega la forte critica che arriva da parte di tante personalità , contrari alla ratifica del Trattato Comunitario europeo. Alcuni , come i Federalisti Europei, arrivano al punto tale da bollare come inganno il solo chiamare Costituzione un documento che tale non è.

Al “patto” viene contestata, e non a torto, l’eccessiva attenzione ai temi economici e agli interessi capitalistici. Tutto ciò si fa  a scapito di politiche e a danno e svantaggio  della  garanzia e la difesa dei lavoratori. Un caso fra tanti è l’assenza del tema “welfare state” un argomento che è stato completamente  trascurato in quel “patto”. 

Mentre gli europeisti usano tirare fuori, a buona ragione,  che grazie ai trattati, l’Europa ha potuto godere questi ultimi 70 anni di pace, rimane tuttavia  inspiegabile l’assenza di riferimento al ripudio alla guerra. Non è certo facile spiegare, anche se tanti la vogliono fare  passare per operazione di pace,  il fatto che gli eserciti europei ora possono essere  intercettati in diversi scenari di guerra in giro per il mondo.

Come se tutto quanto su esposto non bastasse a spiegare le ragioni degli euroscettici, ci sono altre  ragioni ben diverse seppure ugualmente valide.

Le modifiche apportate negli anni al patto originale hanno così stravolto gli scopi a tale punto,  tanto da originare un  “patto europeo”ex novo , che si vuole chiamare Costituzione. Ora c’è  il rischio che i firmatari di questa nuova cosiddetta Costituzione, pretendendo di disporre di  poteri sufficienti tentino   di svuotare di significato e di autorità i singoli Stati.

Qualche lettore potrebbe giudicare tutto ciò solo pura fantasia.

Dopo la seria minaccia all’Italia di essere sottoposta alla procedura d’infrazione di questi giorni, dopo  il cartellino rosso da parte della Commissione Ue, detentrice di quel patto stravolto, tanta pura fantasia non dovrebbe essere.

Dal braccio di ferro con l’Europa, l’Italia oggi è uscita  leccandosi  le ferite

 Il  rinnovatore “Macron” costretto a  calare le braghe davanti alla voce del suo paese, ha costretto i burocrati a Bruxelles  a scoprire le loro nudità.  Sia l’Europa che l’Italia sono state sottoposte  alla prova di maturità. I risultati non sono facilmente prevedibili.

Le aspettiamo agli scritti, però se  tanto ci dà tanto, c’è poco da sperare.

Emanuel Galea