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IN DATA 26 GENNAIO 2024 L’AVV. MARIA PAOLA FERRARI DELLO STUDIO LEGALE LICONTI GALLIANO VILLA E ASSOCIATI HA INVIATO UNA PEC A QUESTO QUOTIDIANO PER INFORMARE RIGUARDO L’ESITO FINALE DELLA VICENDA GIUDIZIARIA, VALE A DIRE DELL’AVVENUTA ASSOLUZIONE DEL DOTT. CETARA E DEL DIRETTORE DE “IL SECOLO XIX” DOTT. LA ROCCA DALLE IMPUTAZIONI LORO ASCRITTE, INTERVENUTA CON LA SENTENZA DELLA CORTE D’APPELLO PENALE DI GENOVA N. 2703 DEL 28/9/2023, PASSATA IN GIUDICATO E DEPOSITATA IN CANCELLERIA IN DATA 27 NOVEMBRE 2023 CHE RENDIAMO DISPONIBILE QUI DI SEGUITO:
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La macchina del fango spesso e volentieri diventa un boomerang per chi la costruisce e pensa che possa avere un minimo effetto su persone tutte d’un pezzo come è Roberta Bruzzone, una professionista che evidentemente ha destato gelosie nel suo campo anche da parte di chi si è riciclato in un ambiente che non lo acclama tanto quanto la bionda criminologa ospite fissa a “Porta a Porta” ogni qual volta si commentano i casi di cronaca nera. E proprio il salotto di Vespa è stato destinatario di una lettera che ha provato invano a screditare Roberta Bruzzone tant’è che in sede giudiziaria stanno arrivando i primi esiti: il Gup Dott.ssa Cinzia Perroni, all’esito dell’udienza preliminare del 03/10/2017, ha rinviato a giudizio l’ex Direttore del quotidiano genovese “il Secolo XIX”, Umberto La Rocca, ed il giornalista Graziano Cetara.
I reati contestati sono: diffamazione a mezzo stampa per il giornalista ed omissione di controllo da parte dell’ex Direttore, per avere dato credito e risalto, in un articolo pubblicato nell’ottobre del 2011, ad un documento, gravemente offensivo della reputazione della nota Criminologa Roberta Bruzzone, “riportando fatti senza verificarne la veridicità ed omettendo di rendere note rettifiche e smentite” prontamente espresse da persone falsamente citate come firmatari.
In particolare, il citato articolo rendeva nota l’esistenza di una lettera aperta indirizzata a Bruno Vespa, della cui trasmissione “Porta a Porta” la Bruzzone è tutt’ora ospite pressoché fisso, nella quale, senza alcun fondamento, veniva segnalata una presunta mancanza di titoli per l’esercizio della professione e, ancor più grave, la falsificazione di altri. Si sottolineava la presenza tra i firmatari di numerosi sindacati che, in seguito alla pubblicazione dell’articolo, hanno incisivamente manifestato la loro totale estraneità all’iniziativa, senza che la testata provvedesse alle doverose rettifiche e precisazioni.
Peraltro, in una conversazione telefonica antecedente la pubblicazione dell’articolo inerente la “lettera aperta”, il giornalista era stato reso edotto dalla Bruzzone della inconsistenza delle accuse, da attribuirsi ad una persecuzione operata da una terza persona nei confronti della quale già erano state avviate azioni giudiziarie. L’ennesima bufala insomma, che, anche a causa del credito concesso dall’imputato giornalista e dal quotidiano, ha assunto connotazioni gravi, che hanno fortemente leso la Criminologa.
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