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Economia e Finanza

L'ERA DEI SUICIDI… PER IL POPOLO SOVRANO

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Tempo di lettura 4 minutiNel solo 2014 record di aziende italiane fallite, a quota oltre 15 mila, 1 milione di posti persi

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di Cinzia Marchegiani

Quest’era sarà ricordata come l’economia dei suicidi. Numeri senza appello che rispecchiano la crisi e la frustrazione di chi ha perso lavoro e sa che difficilmente ne troverà un altro. Condizioni sconvolgenti che gettano nello sconforto molte persone che vedono perdere tutta la propria stabilità per politiche economiche incomprensibili. A mettere nero su bianco con statistiche che riguardano soprattutto le famiglie interviene l’Osservatorio Fallimenti CERVED, leader in Italia nell’analisi del rischio del credito che con fedeltà riporta dati impressionanti. La Lombardia è la regione più colpita in termini occupazionali, il Terziario e costruzioni i settori più coinvolti mentre è in forte diminuzione le procedure non fallimentari (-16,4% vs 2013) e le liquidazioni volontarie (-5,3% rispetto alle 91 mila dell’anno precedente). Cerved conferma che è stato un anno di luci e ombre il 2014 fotografato dal loro Osservatorio su Fallimenti, Procedure e Chiusure di imprese. Complessivamente, secondo i dati raccolti dal leader in Italia nell’analisi del rischio del credito, sono 104 mila le aziende che hanno chiuso i battenti nell’ultimo anno, tra fallimenti, procedure concorsuali non fallimentari e liquidazioni volontarie. Un dato che segna comunque un’inversione di tendenza (-3,5%) rispetto al valore massimo del 2013. Dall’inizio della crisi nel 2008, sono fallite più di 82 mila imprese dove lavoravano circa 1 milione di addetti. La serie storica dei dati mostra chiaramente come i costi occupazionali siano stati elevatissimi, fino a raggiungere il picco nel 2013 quando 176 mila lavoratori hanno perso il posto di lavoro. Il dato 2014 è in miglioramento rispetto allo scorso anno (175 mila posti; -0,5%) in quanto si è ridotta la dimensione media delle imprese che hanno portato i libri in tribunale. I posti di lavoro persi sono comunque più che raddoppiati rispetto al 2008: un incremento percentuale del 136%. A livello geografico, l’area più colpita nel 2014 è il Nord Ovest, con oltre un terzo di impieghi persi, circa 59 mila (314 mila tra 2008 e 2014), di cui ben 40 mila solo in Lombardia (220 mila).
Dal punto di vista settoriale, le aziende del terziario sono quelle più coinvolte, con 29 mila posti persi nei servizi non finanziari e 27 mila nella distribuzione. In ambito manifatturiero, colpisce il caso del sistema moda dove l’emorragia occupazionale ha toccato i 9 mila posti di lavoro. “L’anno da poco concluso presenta, accanto ad aspetti negativi, anche elementi incoraggianti – commenta Gianandrea De Bernardis, Amministratore Delegato di Cerved – la crescita record dei fallimenti del 2014 e le conseguenze sull'occupazione riflettono l’onda lunga della crisi, dovuta a più di sei anni di recessione e debolezza economica. D'altra parte, il calo delle liquidazioni volontarie è il termometro di un ritorno di fiducia da parte degli imprenditori che fa ben sperare per i trimestri a venire.”

Ma il dato sui fallimenti il 2014 regala il nuovo record:”Nel quarto trimestre del 2014, 4.479 aziende sono state dichiarate fallite (+7% vs 2013), il massimo osservato in un singolo trimestre dall’inizio della serie storica nel 2001. Nel corso dell’ultimo anno, i fallimenti aziendali hanno superato il tetto di 15 mila, segnando un nuovo record negativo da oltre un decennio e un incremento del +10,7% rispetto al 2013."

Dati impressionanti che trovano correlazione con il report dei numeri di suicidi di imprenditori e lavoratori che non riuscendo a vedere strade alternative, hanno preso decisioni irreversibili, guidati dalla paura dell’ignoto e della perdita di dignità che ha prevalso in modo determinante. Una cartina al tornasole beffarda la situazione italiana da cui emergere anche le responsabilità di politiche di sostegno, praticamente assenti. “La disoccupazione colpisce direttamente la salute degli individui e, ovviamente, gli studi hanno proposto un'associazione tra la disoccupazione e il suicidio” è l’analisi di uno studio appena pubblicato sulla rivista Lancet Psychiatry che ha analizzato retrospettivamente i dati pubblici per il suicidio, la popolazione, e l'economia dal database di mortalità dell'OMS e database World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale dal 2000 al 2011.

Lo studio spiega nel dettaglio: “un tasso di suicidi più alto preceduto un aumento della disoccupazione (ritardato da 6 mesi) e che l'effetto era non lineare con effetti maggiori per bassi tassi di disoccupazione di base. In tutte le regioni del mondo, il rischio relativo di suicidio associato con la disoccupazione è stata elevata di circa il 20-30% nel corso del periodo di studio. Nel complesso, 41.148 (95%) i suicidi sono stati associati con la disoccupazione nel 2007 e 46.131 nel 2009, indicando 4.983 i suicidi in eccesso dopo la crisi economica del 2008.” Gli autori di questo studio, il Dr Carlos Nordt, Ingeborg Wamke, Prof Erich Seifritz e Wolfram Kawohl ritengono che i suicidi associati con la disoccupazione sono pari a un numero a nove volte più elevato di morti di suicidi in eccesso attribuiti alla più recente crisi economica e indicano che le strategie di prevenzione devono essere incentrate sia sui disoccupati che sull'occupazione, poiché le condizioni vanno monitorate non solo in tempi difficili, ma anche in tempi di economia stabile.
Guardando meglio ci si accorge che lo studio riguarda l’analisi fino all’anno 2011, ma sappiamo che la situazione si è aggravata, anzi è precipitata negli ultimi 4 anni, basta ricordare i tg nazionali e regionali, che con una cadenza quasi settimanale, riportava l’annuncio di suicidi che provenivano esclusivamente dalla disperazione di chi aveva perso un lavoro, o perché l’impresa ha dovuto dichiarare fallimento… Questa è la fotografia fredda dell’economia dei suicidi che sembra nessuno abbia responsabilità.

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