Cronaca
LECCE, ULIVI COLPITI DA XYLELLA: DIECI INDAGATI PER LA DIFFUSIONE DELLA MALATTIA
Tempo di lettura 6 minutiIndagato anche il commissario straordinario Giuseppe Silletti
Published
9 anni faon
di Domenico Leccese
Lecce – Decreto di sequestro preventivo e d’urgenza per tutti gli ulivi salentini interessati dal piano per l’emergenza Xylella. Questo il dispositivo emesso dal procuratore della Repubblica di Lecce, Cataldo Motta, e dai pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci e messo in atto dagli uomini del Corpo forestale dello Stato.
Per la vicenda Xylella risultano indagate dieci persone tra cui anche il commissario straordinario Giuseppe Silletti. I reati ipotizzati a vario titolo dalla procura sono di diffusione di una malattia delle piante; violazione dolosa delle disposizioni in materia ambientale; falso materiale commesso da pubblico ufficiale in atti pubblici, falso ideologico, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali. Tutti reati che sarebbero stati commessi nel territorio di Lecce e zone limitrofe fin dall'anno 2010 ad oggi. Oltre al commissario Silletti, sono indagati Antonio Guario, già dirigente dell’Osservatorio fitosanitario regionale di Bari; Giuseppe D’Onghia, dirigente del servizio Agricoltura della Regione; Silvio Schito, attuale dirigente dell’Osservatorio fitosanitario; Giuseppe Blasi, capo dipartimento delle Politiche europee e internazionali e dello sviluppo rurale del Servizio fitosanitario centrale; Vito Nicola Savino, docente dell’università di Bari e direttore del centro di ricerca `Basile Caramia´ di Locorotondo (Bari); Franco Nigro, docente di Patologia vegetale all’università di Bari; Donato Boscia, responsabile della sede operativa di Bari dell’Istituto per la Protezione sostenibile delle piante del Cnr; Maria Saponari, ricercatrice dello stesso istituto; Franco Valentini, ricercatore dell’Istituto agronomico mediterraneo di Valenzano (Bari).
Il sequestro preventivo e d’urgenza messo in atto dal Corpo Forestale dello Stato su dispositivo della procura Il sequestro è relativo a tutte le piante di ulivo interessate dalle operazioni di rimozione immediata delle piante infette previste in esecuzione del piano Silletti, tutte le piante interessate da rimozione volontaria e tutte le piante già destinatarie di provvedimenti di ingiunzione emessi dall’Osservatorio fitosanitario. Così come si legge nelle 58 pagine del decreto di sequestro preventivo d’urgenza: “dall’attività d’indagine sinora svolta emergono gravi indizi si sussistenza dei delitti sopra ipotizzati secondo quanto documentato nell’informativa del 27 novembre scorso dagli ufficiali di polizia giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato che riepiloga e sintetizza quanto sinora accertato sia con riferimento alle emersione e gestione “ufficiale” del fenomeno Xylella nella quale si manifestano non solo criticità ma anche specifiche ipotesi penalmente rilevanti sia con riferimento alle inerzie, negligenze e imperizie configurabili a carico degli organi istituzionalmente preposti alla gestione del fenomeno”.
Gli inquirenti parlano di “perseveranza colposa” nell’adozione da parte dei protagonisti istituzionali e non della vicenda di un piano di interventi univocamente diretto alla drastica e sistematica distruzione del paesaggio salentino benchè annotano gli inquirenti “costituisca ormai un dato inconfutabile che la estirpazione delle piante non è assolutamente idonea nè a contenere la diffusione del disseccamento degli ulivi nè tantomeno a contribuire in alcun modo al potenziamento delle difese immunitarie delle piante non interessate dall’uno o dall’altro fenomeno”. Il sequestro trova fondatezza anche in altre motivazioni: tralasciando in tale contesto gli inquietanti aspetti relativi al progettato stravolgimento della tradizione agroalimentare e della identità territoriale del Salento per effetto del ricorso a sistemi di coltivazione superintensiva e introduzione di nuove coltivazioni d’olivo (vedasi accordo con la spagnola AGROMILLORA research s.r.l.) approvato nell’ottobre del 2013 su cui le indagini sono ancora in corso va evidenziato il grave rischio di ulteriore aggravamento delle conseguenze dei reati ipotizzati derivante dall’attuazione delle ultime misure dettate dal Commissario Delegato in applicazione del previsto “Piano degli Interventi”.
Dai colloqui informali avuti con alcuni coltivatori la polizia giudiziaria ha appreso che, verso la fine del 2009, in alcuni oliveti nei comuni di Gallipoli, Racale, Alezio, Taviano e Parabita erano stati notati strani fenomeni di essiccamento anomalo di alcune branche di alberi di ulivo secolari, l’evento era stato ritenuto trascurabile e non era stata effettuata alcuna segnalazione alle autorità competenti. A tale proposito gli investigatori hanno sentito uno dei proprietari degli oliveti interessati che, in effetti, ha dichiarato di aver notato i primi sintomi di seccume fra il 2009 e il 2010 e di essersi limitato unicamente ad effettuare la potatura dei rami secchi. Per gli investigatoti “è singolare la coincidenza della comparsa dei primi sintomi di disseccamento con l’avvio delle attività del progetto “Olviva” e con il proliferare di convegni sul tema del disseccamento degli olivi e sulla formazione di personale qualificato per il trattamento della Xylella”. Già nel 2011 era abbondantemente conclamata la presenza del fenomeno del disseccamento rapido degli ulivi e l’Università di Bari ne era stata tempestivamente informata. Nell’ambito dell’inchiesta a maggio furono sequestrati dieci computer di scienziati e ricercatori – del Cnr, dell’Università di Bari, dello Iam e del Centro Caramia di Locorotondo – che avevano studiato la malattia. I provvedimenti odierni di sequestro che arrivano in un momento delicatissimo per l’Italia, alla quale l’Unione Europea sta chiedendo conto di ritardi e omissioni nella lotta al batterio killer. A non convincere la Comunità Europea è il numero basso di eradicazioni effettuate finora (1.600 a fronte delle 3.000 promesse a settembre), a causa di una ferma protesta dei cittadini e anche delle numerose ordinanze con cui il Tar Lazio ha bloccato i tagli di ulivi sani nel raggio di 100 metri da quelli malati.
È l’ultimo episodio dell’epidemia di Xylella, un batterio che ha infettato alcuni ulivi del Salento e contro il quale non esiste alcuna cura? Questa settimana la procura di Lecce ha disposto il sequestro di tutti gli ulivi che erano destinati ad essere abbattuti nel tentativo di contenere la malattia e ha inviato avvisi di garanzia al commissario del governo nominato per gestire l’emergenza e ad altri nove esperti e ricercatori che si sono occupati del caso. Sospetti e indagini nei loro confronti vanno avanti da mesi, da quando lo scorso maggio furono accusati di aver contagiato loro stessi gli ulivi. Il rapporto tra scienza e giustizia in questo paese non è sempre stato dei migliori. Abbiamo visto giudici obbligare le strutture pubbliche a praticare terapie farlocche inventate da scienziati della comunicazione contro malattie neurodegenerative, tribunali del lavoro imporre cure contro il cancro senza alcuna validità scientifica, scienziati processati per non aver previsto i terremoti, magistrati d’assalto cercare correlazioni tra vaccini e autismo sulla base delle farneticazioni di qualche ciarlatano, ma la vicenda Xylella in Puglia forse segna un salto di qualità, in peggio. La procura di Lecce, nell’ambito dell’epidemia degli ulivi causata dal batterio Xylella fastidiosa, ha infatti iscritto nel registro degli indagati 10 persone tra ricercatori, scienziati, funzionari sanitari e commissari per l’emergenza fitosanitaria. Le accuse riguardano i reati di diffusione colposa di malattia delle piante, inquinamento ambientale, falso materiale e ideologico in atti pubblici, getto pericoloso di cose, distruzione o deturpamento di bellezze naturali. In pratica coloro che per ruolo e competenze si occupano della salute e della cura delle piante sono accusati di essere i responsabili dell’epidemia, in un’inchiesta che ha sempre più i contorni di una caccia all’untore di manzoniana memoria. I pm Elsa Valeria Mignone e Roberta Licci e il procuratore di Lecce Cataldo Motta hanno disposto il sequestro preventivo d’urgenza di tutte le piante d’ulivo interessate dal piano di eradicazione redatto dal commissario Silletti in accordo con l’Unione europea e le principali istituzioni scientifiche per evitare che un patogeno da quarantena e la sua patologia incurabile si diffondano nel resto d’Italia e d’Europa. Sotto sequestro sono finiti anche gli ulivi per cui era stata fatta richiesta di rimozione volontaria, impedendo anche a chi, sulla base delle evidenze scientifiche e delle indicazioni delle istituzioni competenti, vuole rimuovere volontariamente le proprie piante contagiate, al fine di salvare le altre, di farlo. Una follia. Gli inquirenti ritengono che il disseccamento delle piante che da anni sta colpendo gli ulivi salentini non necessariamente dipenda dalla diffusione del batterio Xylella fastidiosa, ipotesi che tra le altre cose fa a cazzotti con l’accusa ai ricercatori di aver diffuso una malattia delle piante. Untori di una malattia innocua, quindi? Oppure sono proprio i giudici che, impedendo la profilassi necessaria per contenere il contagio, ne stanno favorendo la diffusione? Verrebbe da ridere se non ci fosse da piangere.
La Procura di Lecce demolisce l’intero operato di chi finora ha guidato ricerca e contrasto a xylella e CoDiRO Le indagini erano partite a seguito di alcuni esposti presentati da alcune associazioni nell’aprile del 2014, con i quali venivano denunciati presunti fatti a rilevanza penale nella gestione della vicenda legata al disseccamento degli ulivi. Oltre al Procuratore Motta hanno partecipato alle indagini i magistrati Roberta Licci ed Elsa Valeria Mignone. Alla conferenza erano presenti tutti e tre i magistrati, accompagnati da due rappresentanti del Corpo forestale dello Stato, braccio operativo della magistratura in questa inchiesta. Motta ha spiegato i dettagli delle indagini, che vedono come indagati dieci protagonisti della lotta alla xylella, come Silletti, Boscia, Schito, Savino, Guario e altri 5. “Abbiamo cominciato quest’indagine – ha esordito Motta – nell’aprile del 2014. Il tempo che è trascorso è stato utilizzato per accertare determinati profili, ma le indagini non sono ancora concluse. Il tempo trascorso dà la dimensione della difficoltà nella quale si sono trovate le persone che vi hanno lavorato e anche della cautela con cui ci siamo mossi. Abbiamo scelto la linea della cautela”Si sta procedendo per i reati di inquinamento ambientale per la compromissione e il deterioramento della biodiversità anche agraria, deturpamento di bellezze naturali, diffusione colposa della malattia del disseccamento rapido dell’ulivo. Almeno per il momento si tratta di sole ipotesi di reato colpose, dovute a colpa generica, imprudenza e imperizia. Spiega Motta che nel condurre le indagini i magistrati si sono avvalsi di alcune consulenze tecniche per affrontare degli aspetti tecnici di particolare complessità. Il decreto di sequestro preventivo d’urgenza firmato dal Procuratore, ora attende la convalida davanti al Gip. L’urgenza è legata al fatto che le estirpazioni delle piante avrebbero dovuto riprendere il 16 dicembre. Il decreto riguarda tutti gli olivi, delle province di Lecce e Brindisi, colpiti dall’ultima ordinanza di abbattimento. Se dovessero giungere ulteriori ordinanze della stessa natura ai danni di altri alberi, allora i magistrati procederanno anche a tutela di quegli alberi, o con decreto d’urgenza se i tempi sono stretti, o con richiesta al Gip negli altri casi. Le motivazioni del decreto si pongono in linea con quanto già sostenuto da diverse parti, da attivisti, ambientalisti, ma anche scienziati italiani e stranieri. Le evidenze, che tuttavia sono ancora allo stadio delle indagini preliminari, dovrebbero aprire gli occhi anche a chi ha bollato le tesi del movimento a difesa degli ulivi come mero complottismo.
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