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Editoriali

le stragi famigliari ci colpiscono

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di Andrea Barbi

Prima che le televisioni mandino in onda fiumi di discussioni, spesso demagogiche, scontate e anche ipocrite riguardo la tragedia accaduta nella profonda provincia ferrarese, paragonando gli omicidi di Langorino con quelli commessi a Novi Ligure dai fidanzatini Erika e Omar o con quelli commessi 10 anni prima da Pietro Maso aiutato da tre suoi amici nel veronese. Prima che chiunque si improvvisi sociologo, antropologo o filosofo, ergendosi al livello di chi può permettersi di giudicare fatti dai quali pensa di essere completamente immune, perchè ricondotti alla pazzia di un singolo individuo o all'educazione che ha ricevuto in un contesto famigliare e sociale malsano e squilibrato; è doveroso ricordare una persona che nessuno ha ancora preso in considerazione, se non di sfuggita, Alessandro Vincelli. Alessandro è il fratello 25enne di Riccardo, il ragazzino 16enne che martedì nel primo pomeriggio ha avvertito prima i vicini di casa, poi i carabinieri fingendo di aver trovato i cadaveri dei propri genitori. Lui e il suo migliore amico, di un anno più grande, hanno tentato di depistare le indagini degli inquirenti, ma tutta la dinamica del crimine e i racconti del giovani non hanno convinto, fin dall'inizio, gli investigatori. Dopo 10 ore di interrogatori serrati presso la caserma dei carabinieri di Comacchio lui e il suo complice hanno confessato l'orribile dinamica dei fatti. Salvatore Vincelli e Nunzia Di Gianni sono stati uccisi nel sonno a colpi di ascia, nella notte tra lunedì e martedì, proprio dal loro figlio aiutato dal suo compagno di avventure. La coppia di ristoratori aveva anche un altro figlio che studia cinema a Torino. Questo ragazzo appassionato di film d'azione e di manga ora non ha più i genitori per colpa del fratellino con il quale è cresciuto. La sua famiglia è stata completamente distrutta in quella notte di follia sulla quale continuano ad emergere particolari sempre più agghiaccianti. Pare infatti che Riccardo Vincelli avesse programmato l'omicidio da giorni e per convincere l'amico ad aiutarlo gli aveva promesso dei soldi. L'arma del delitto è stata gettata in un piccolo canale non lontano dal piccolo centro abitato di un'altra frazione (Caprile) a pochi km di distanza dal luogo del crimine. Il movente economico è stato escluso dal procuratore di Ferrara durante una prima conferenza stampa. Da indiscrezioni pare che la causa di una tale ferocia omicida sia da ricercarsi nei contrasti che l'adolescente aveva con i propri genitori e in particolare con la madre a causa dello scarso rendimento scolastico del 16enne e in generale del suo stile di vita poco regolare. Sicuramente altri particolari raccapriccianti emergeranno nelle prossime ore e non faranno altro che alimentare quel senso di incredulità e orrore che coglie tutta l'opinione pubblica in questi casi. Vicende come queste non si possono liquidare con facilità tirando in ballo raptus omicidi, malattie mentali o altro, perché siamo di fronte a persone lucide, nel pieno delle proprie facoltà mentali che premeditano le loro azioni. E' proprio questo che spaventa, terrorizza anche più della violenza stessa; i genitori di ragazzi adolescenti in particolare. La normalità quotidiana che diventa cronaca nera nazionale, una villetta in provincia che diviene una casa degli orrori. I contesti ordinari all'interno dei quali vengono partorite queste stragi pazzesche e inconcepibili turbano tutti perché tutti vi si possono immedesimare. Per questo motivo ogni particolare della tragedia diventa importante, si cerca di recepire più informazioni possibili sulla storia di quella famiglia distrutta e sulle personalità dei singoli componenti dai media, in modo quasi ossessivo, con la speranza di trovare una qualche anomalia. Quel qualcosa che ci possa tranquillizzare e convincerci di essere diversi, di vivere in una realtà in cui queste atrocità non accadono. La verità è che, così come non esistono motivi tanto gravi che possano giustificare, o almeno servire a comprendere razionalmente, questi gesti assurdi; non ci sono nemmeno motivi per pensare di esserne immuni. 

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Ambiente

Agenda 2030, sostenibilità ambientale: ecco come impegnarci

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La sostenibilità ambientale è uno dei goals previsti nell’Agenda 2030. Tale documento evidenzia obiettivi molto importanti tra cui, porre fine alla fame nel mondo, dire stop alla violenza sulle donne etc …

Nelle scuole italiane e non solo sono stati avviati progetti per arrivare ai traguardi preposti.
Negli ultimi anni, l’obiettivo della sostenibilità ambientale ha visto una maggiore consapevolezza individuale e collettiva.

All’interno di molte scuole, sono state programmate diverse attività tra cui, insegnare la raccolta differenziata, organizzare gite guidate presso inceneritori e impartire lezioni o laboratori di educazione civica e ambientale da parte dei docenti.

Ogni proposta ha rappresentato la possibilità di rendere i ragazzi e gli adulti maggiormente consapevoli di alcune problematiche legate al nostro pianeta: dalla deforestazione, alle banche di plastica che osteggiano la pulizia dei nostri mari, al riscaldamento globale fino ad arrivare alla totale trasformazione del territorio mondiale.

Molte di queste problematicità, causate principalmente dall’agire umano, vengono studiate non solo dalla scienza, ma anche dalla geografia. Siamo in un mondo globale in cui la questione ambientale e le sue possibili modifiche future preoccupano gli studiosi.
Per tale motivo il concetto di sostenibilità dell’ambiente è un argomento che sta molto a cuore agli esperti e non solo.

Tuttavia, sono nate diverse occasioni per evitare una totale inaccuratezza da parte dell’uomo. Pertanto, per sviluppare una maggiore sensibilità di fronte alla cura costante e attiva del nostro ambiente sono state previste diverse iniziative, partendo proprio dal comportamento dei cittadini stessi:

  • periodicamente si svolgono numerose campagne ambientali per sviluppare una corretta raccolta differenziata da parte dei singoli Comuni, Regioni e Stati;
  • ogni città al suo interno ha organizzato incontri in cui vengono spiegate le diverse fasi di raccolta dei rifiuti;
  • si sono definite regole precise per mantenere pulite le città;
  • di tanto in tanto ogni regione predispone seminari o incontri a tema su come incentivare l’uomo a rendere sempre più vivibile l’ambiente in cui abita;
  • molte scuole hanno sviluppato ricerche e sondaggi, tramite esperti del settore, per sensibilizzare i giovani e gli adulti a far fronte a questa urgenza di “pulizia” all’interno degli ambienti in cui si vive;
  • si organizzano, inoltre, convegni internazionali sulla sostenibilità ambientale e su eventuali nuove tecniche di intervento.

In generale, dalle scuole, alle diverse associazioni e al governo si è trattato l’argomento sulla sostenibilità, ponendo questi obiettivi come primari e improrogabili per “risistemare” il nostro pianeta.

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Editoriali

Aggressione omofoba a Roma: chi ha più prudenza l’adoperi!

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Mercoledì due ragazzi, per un bacio, sono stati aggrediti da un gruppo di egiziani al grido: “Questa è casa nostra e voi froci qua non dovete stare” rischiando davvero grosso.


Per fortuna, invece di reagire, hanno chiesto l’intervento delle forze dell’Ordine che, prontamente, sono intervenute mettendo in salvo i due ragazzi. In queste situazioni “Ci vuole prudenza!”

È un pensiero che la mia generazione ha recepito troppe volte in malo modo e, di contro, le generazioni attuali non sanno neanche da dove provenga.

E se alla mia età arrivo a scrivere di questo è perché il clima che si respira in ogni parte del mondo predica proprio la prudenza. Assistiamo, troppe volte, a situazioni in cui le aggressioni, le violenze, i soprusi colpiscono e fanno piangere proprio perché quella virtù molto predicata e poco praticata, la prudenza appunto, viene accantonata per imporre magari le nostre ragioni di fronte a soggetti che non hanno nulla da perdere pronti a tutto e senza scrupoli.

E non mi si venga a dire “ci rivuole il manganello” perché violenza chiama violenza, aggressione chiama aggressione, sopruso chiama sopruso.

Non so “offrire” una ricetta perché i tanti “Soloni”, esperti in materia, sono decenni che “toppano”, sbagliano, predicando il “dente per dente”.

Occorre “certezza di pena” e “controllo del territorio”. E se a tutto ciò aggiungiamo un “cultura woke” che, a mio avviso, vuole imporre a colpi di “politicamente corretto” scelte sulla vita di ognuno ci ritroveremo davvero a riconsiderare vero ed attuale il pensiero di Thomas Hobbes “Homo hominis lupus”, l’uomo è lupo agli uomini.

Perché l’integrazione non si impone per legge come anche l’inclusione.
Sono processi che passano attraverso l’accettazione di entrambe le parti in modo paritetico e rispettoso ognuno dell’altro.

Quindi, “prudenza” perché, come diceva Henry de Montherlant: Bisogna fare cose folli, ma farle con il massimo di prudenza”.

l’immagine rappresenta l’allegoria della Prudenza

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Editoriali

L’illusione della superiorità e l’incoscienza di chi crede di avere una coscienza superiore: Beata ignoranza!

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Nell’era dell’informazione e dell’autorealizzazione, sempre più individui si convincono di possedere una coscienza superiore, una sorta di illuminazione intellettuale e morale che li pone al di sopra della massa. Questa percezione, spesso priva di una reale base di merito, non solo è pericolosa, ma anche profondamente ingannevole. L’illusione della superiorità può infatti condurre a un’autocelebrazione sterile e alla svalutazione di tutto ciò che non rientra nella propria visione del mondo.

L’autocompiacimento dell’ignoranza

Uno dei fenomeni più diffusi è l’autocompiacimento dell’ignoranza. Alcuni individui, forti di una conoscenza superficiale acquisita attraverso fonti discutibili o parziali, si autoconvincono di avere una comprensione profonda e completa delle cose. Questo atteggiamento li porta a rifiutare qualsiasi opinione contraria, chiudendosi in una bolla di autoconferma. Il paradosso è che più limitata è la loro comprensione, più ferma è la loro convinzione di essere superiori.

La mediocrità travestita da eccellenza

Chi si illude di avere una coscienza superiore spesso ignora la necessità di un’autoanalisi critica e di un continuo miglioramento. Questa mancanza di umiltà e di riconoscimento dei propri limiti porta a una stagnazione intellettuale e morale. La mediocrità, in questo contesto, si traveste da eccellenza, mascherata da un velo di arroganza e presunzione. La vera eccellenza richiede infatti la capacità di riconoscere i propri errori e di apprendere continuamente dall’esperienza e dagli altri.

Il confronto con la realtà

Per smascherare l’illusione di una coscienza superiore, è essenziale confrontarsi con la realtà in modo aperto e onesto. Questo implica ascoltare opinioni diverse, accettare critiche costruttive e riconoscere l’importanza della competenza e dell’esperienza. Solo attraverso questo confronto si può sviluppare una vera comprensione e una consapevolezza autentica.

L’importanza dell’umiltà

L’umiltà è la chiave per evitare la trappola dell’illusione di superiorità. Riconoscere che la propria conoscenza è limitata e che c’è sempre spazio per migliorare è il primo passo verso una crescita autentica. L’umiltà permette di apprendere dagli altri e di riconoscere il valore della diversità di pensiero e di esperienza. Solo con questa attitudine si può sviluppare una coscienza realmente superiore, basata non sulla presunzione, ma sulla consapevolezza e sulla continua ricerca del miglioramento.

L’illusione di una coscienza superiore è un inganno pericoloso che porta all’arroganza e alla stagnazione. La vera superiorità non risiede nella convinzione di essere migliori degli altri, ma nella capacità di riconoscere i propri limiti, di apprendere continuamente e di confrontarsi con la realtà in modo aperto e umile. Solo attraverso questo percorso si può raggiungere una consapevolezza autentica e contribuire in modo significativo al proprio sviluppo e a quello della società.

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