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di Angelo Barraco
Erano le prime ore dell’alba del 24 gennaio 2004, quando i Carabinieri di Somma Lombardo, dopo aver ricevuto una telefonata di segnalazione, giungono al Canale Villoresi, nei pressi della diga di Panperduto dove trovano un giovane in stato confusionale, sporco di terra, sangue e visibilmente sotto effetto di sostanze stupefacenti urla e si dimena, è palesemente scosso e riesce a riferire agli inquirenti soltanto che la sua ragazza necessita di aiuto e indica loro il luogo in cui si trova. Pochi chilometri più avanti vengono rinvenute due autovetture, una di esse si è schiantata contro la ringhiera della diga e poco più avanti vi era una Fiat Uno di colore grigio rimasta incastrata sul ponte. Quest’ultima ha un finestrino rotto e vi sono tracce di sangue sul vetro; gli inquirenti rinvengono sul sedile di guida una ragazza in overdose, immediatamente i due vengono portati in ospedale.
Gli inquirenti identificano i due giovani: lui si chiama Andrea Volpe, nato a Gallarate il 7 febbraio del 1976, disoccupato e tossicodipendente; lei si chiama Elisabetta Ballarin , nata a Milano il 22 luglio del 1985. La giovane ha lasciato la scuola e ha lasciato anche il nido domestico per andare a vivere con il suo Andrea in un chalet in mezzo ai boschi a Golasecca. La droga annebbia la mente, distorce il presente e crea immagini ben distanti dalla tangibile realtà quotidiana fatta da elementi oggettivi e logici ma quando tale sostanza abbandona il corpo e va via, per lasciare spazio a quelli che sono i ricordi pregressi e alla lucidità mancata, tutto assume una nuova forma ed è proprio in quella circostanza specifica che Elisabetta Ballarin inizia a parlare di alcune cose terribili accadute poche ore prima, allora i Carabinieri si recano nello chalet per verificare le affermazioni di Elisabetta, intanto hanno verificato che la Fiat Uno grigia è di Mariangela Pezzotta, ex fidanzata di Andrea Volpe. La sera prima è uscita ma non ha fatto rientro a casa. Ma dalle indagini svolte dagli inquirenti sulle autovetture emergono degli elementi che accendono campanelli d’allarme poiché gli inquirenti rinvengono all’interno del portabagagli dell’altra autovettura la borsa di Mariangela all’interno di una busta di plastica, le sigarette, chiavi: dov’è Mariangela?
[ESTRATTO DALL'ARTICOLO DE L'OSSERVATORE D'ITALIA VIRTUAL PAPER – PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO CLICCARE QUI PER APRIRE L'EDIZIONE DEL GIORNALE E ANDARE A PAG. 8]
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