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Castelli Romani

Lazio, una criminalità in giacca e cravatta: attivi oltre 90 clan di cui 50 nella sola Capitale

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Viene confermato con dei dati, quello che da anni veniva più volte denunciato. Il Lazio è diventato ormai un territorio in mano alla criminalità. Un crimine “in giacca e cravatta”, rappresentato da importanti coalizioni in grado di spartirsi ogni angolo del territorio. Del resto, il rapporto “Mafie nel Lazio” presentato ieri e curato dall’Osservatorio Sicurezza e Legalita’ della Regione Lazio, attraverso un resoconto rigoroso e documentato, delle principali inchieste giudiziarie sulle organizzazioni criminali nel territorio parla da solo: nel 2017 sono 6 i procedimenti con 29 indagati per associazione di stampo mafioso, 58 i procedimenti con 412 indagati per reati con l’aggravante del metodo mafioso, 102 procedimenti con 1010 indagati per associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, 21 procedimenti con 164 indagati per traffico di rifiuti e 9 procedimenti con 40 indagati per usura.

Secondo i dati del Servizio Centrale per i Servizi Antidroga della Polizia di Stato nel 2017 son ben 7.883 Kg di droga sequestrati nel Lazio

Il numero dei gruppi criminali storicamente presenti nella regione dagli anni Settanta ad oggi e’ complessivamente pari a 154. I clan che, invece, sono stati evidenziati nel Rapporto come “attivi”, al dicembre 2017, corrispondono a 93, fra gruppi, clan, famiglie, tradizionali, autoctone e narcotrafficanti che usano il metodo mafioso. Dei 93 clan attivi nel Lazio, circa 50 clan, operano, nel solo territorio della Capitale. La III edizione del Rapporto sulle ‘Mafie nel Lazio’, dedica gran parte della sua analisi alle indagini che hanno interessato proprio la capitale e il territorio provinciale, provando ad identificare i contorni di questo ‘sistema multilivello’, attraverso la descrizione dei clan che qui operano e tentando di rappresentare, anche graficamente, le modalità di interazione di questi fenomeni criminali, non solo mafiosi.

A Roma sono presenti clan di mafia tradizionale, come Cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra

Gruppi di derivazione mafiosa che son diventati ‘autonomi’ sul territorio romano, clan autoctoni ovvero generati dal tessuto socio-economico romano che nel tempo hanno ‘mutuato’ per effetto contagio ‘il metodo mafioso’ che oggi esercitano sul territorio, come già confermato in alcune sentenze. Il sistema criminale complesso romano vede anche l’azione di gruppi flessibili e autonomi che entrano in azione con i gruppi già menzionati e con i narcotrafficanti che a Roma commerciano droga e controllano alcuni quartieri, sempre attraverso l’uso del metodo mafioso, non ultimi sono presenti i boss delle Mafie straniere.

Ed è proprio la gestione delle piazze di spaccio a Roma a destare maggiori preoccupazioni, come si legge nel Rapporto, perché rappresentano il luogo in cui maggiore è il contagio delle mafie tradizionali con i gruppi della criminalità romana che fatalmente evolvono nell’assunzione del metodo mafioso. A Roma funzionano contemporaneamente un centinaio di piazze di spaccio, operative h24 e caratterizzate dall’uso di sentinelle, ostacoli mobili e fissi, come le inferriate, l’utilizzo di telecamere e l’esistenza di edifici che, da un punto di vista urbanistico, garantiscono un controllo delle aree di spaccio. I gruppi organizzati, in gran parte romani, gestiscono le piazze di spaccio con una rigidissima suddivisione del territorio, spesso nella stessa strada, e hanno rapporti e relazioni con soggetti componenti appartenenti ai casalesi, gruppi di camorra e soprattutto calabresi, che sono i grandi fornitori delle piazze di stupefacenti.

E’ comunque la ‘ndrangheta che può essere considerata l’organizzazione leader nel settore del narcotraffico romano e non solo

Queste organizzazioni oltre alla gestione del traffico degli stupefacenti i occupano di fatti criminali, come usura ed estorsione. Queste organizzazioni originariamente non sono mafiose, spiega il Rapporto, non hanno una derivazione, una matrice mafiosa, non sono organizzate in termini mafiosi. Di mafioso non avevano nulla eppure stanno cominciando ad acquisire tutti i connotati, gli ingredienti tipici dell’esercizio del metodo mafioso. I quartieri più interessati allo spaccio sono Romanina, Borghesiana, Pigneto, Montespaccato, Ostia, Primavalle, San Basilio.

Ma è senza dubbio Tor Bella Monaca a registrare la zona di maggiore concentrazione di piazze di spaccio dove a spartirsi il territorio sono 11 clan, alcuni dei quali evidenziano con inquietante nettezza l’evoluzione verso il metodo mafioso. Nei quartieri di Ostia, Tor Bella Monaca, Romanina e San Basilio, l’Osservatorio, sempre a partire dalle carte giudiziarie consultate, evidenzia la presenza del cosiddetto ‘controllo del territorio’ da parte delle ‘mafie di Roma’. “Da secoli – ha sottolineato Luigi Ciotti di Libera nel suo intervento alla presentazione – parliamo di Mafie nonostante sacrifici e impegni di anni. Dobbiamo liberare le nostre speranze dai vincoli dell’ignoranza, della paura e della rassegnazione. Tutti questi segnali sono un grido. Abbiamo troppi cittadini a intermittenza. Servono cittadini più responsabili, e l’educazione è il primo investimento di una società aperta al futuro. Servono una città e una Regione educative dove tutti insieme concorrono a questo processo. Serve una legge concreta e categorica sul gioco d’azzardo, mentre sulla droga siamo tornati ai massimi livelli”.

Marco Staffiero

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