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LAZIO, TUTTI PAZZI PER LA POLENTA: DUE APPUNTAMENTI DA NON PERDERE A SERMONETA E A ORVINIO
Tempo di lettura 3 minutiSermoneta Borgata di Tufette (LT) Domenica 27 gennaio – Orvinio (RI) Domenica 3 febbraio
Tempo di lettura 3 minutiSermoneta Borgata di Tufette (LT) Domenica 27 gennaio – Orvinio (RI) Domenica 3 febbraio
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12 anni faon
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Lazio – Due ghiotti appuntamenti con uno dei piatti nazionali più amati dagli Italiani: La polenta. La potremo degustare sia a Sermoneta – Borgata di Tufette (LT) che a Orvinio (RI)
Sermoneta Borgata di Tufette (LT)
Dopo la Sagra della Polenta di Domenica 20 Gennaio nel centro storico di Sermoneta, organizzata dall’Associazione Festeggiamenti del Centro Storico e dall’Amministrazione Comunale, e a Doganella di Ninfa, nelle prossime settimane il piatto tipico invernale, che è nato proprio nelle terre sermonetane, viene celebrato nelle borgate. Il prossimo appuntamento è per domenica 27 gennaio nella borgata di Tufette, nello spazio adiacente la chiesa di Nostra Signora di Lourdes. A seguire, Sermoneta Scalo (3 febbraio) e Pontenuovo-Carrara (17 febbraio).
Il programma per domenica prossima prevede l'inizio della preparazione della polenta alle ore 6.00, la santa messa alle ore 11.00, la benedizione dei pani e, alle 12.30, la distribuzione del prelibato piatto, condito con sugo di salsiccia, pomodoro ed olio di oliva locale.
Ma perché la polenta è nata a Sermoneta? Nel 1503, quando il seme del mais arrivò in queste terre grazie a Guglielmo Caetani, che dopo un lungo esilio a Mantova, fece ritorno a Sermoneta appena avuta notizia della morte di Alessandro VI Borgia, il Papa che gli aveva tolto il feudo con la scomunica e fatto uccidere due fratelli. Guglielmo ritornando al suo paese portò con se il seme del granoturco venuto dall’America e lo seminò sui su fertili territori. La farina del granturco fu usata inizialmente per procurare pietanze ai prigionieri del castello ed in seguito dai poveri e dai pastori come cibo quotidiano. A quei tempi a Sermoneta tra i poveri vi erano molti pastori scesi dai monti dell’alto Lazio e dall’Abruzzo alla ricerca di pascoli più verdi per i loro bestiami. Per la ricorrenza della festa di Sant’Antonio Abate protettore degli animali domestici, che ricorre il 17 gennaio, i pastori scendevano in paese a far benedire i loro animali ed in questa occasione veniva offerto loro e a tutta la popolazione un piatto di polenta condita con carne di maiale e cucinata sulla pubblica piazza. Da qualche anno si è diffusa la tradizione di “replicare” la sagra della polenta anche nelle altre borgate di Sermoneta.
Orvinio (RI)
Dopo il rinvio dettato da condizioni meteo avverse, la Pro Loco di Orvinio (RI) fissa la nuova data per la sagra del polentone che è stata calanderizzata per il 3 febbraio
L’appuntamento, assolutamente da non perdere, si terrà a partire dalle 12 nel piazzale antistante la scuola comunale, a pochi passi dall’ingresso del Parco Regionale dei monti Lucretili, dove alcuni addetti allestiranno un punto informativo ambientale. Mercatini artigianali ed enogastronomici faranno da cornice alle vie del centro storico. La sagra si svolgerà al coperto, in una struttura riscaldata con oltre 700 posti a sedere. Durante il pranzo sarà possibile ascoltare musica live e divertirsi con l’animazione della Pro Loco che si appresta a festeggiare l’ennesimo successo dopo migliaia di presenze registrate nelle ultime edizioni. Un appuntamento gastronomico da non perdere, quindi, dove sarà protagonista il tipico piatto della tradizione montana di Orvinio, il polentone. Tagliato a filo su un ripiano di marmo, il polentone viene condito con sugo in bianco di carne e accompagnato da verdure di campo, per poi essere servito sul tipico scifo di legno che potrà restare a casa dei buongustai che verranno a degustare il polentone.
Orvinio. Il borgo medievale, da cui si accede attraverso il grande arco che si affaccia sulla SS 314 Licinese, conserva ancora il suo antico fascino. L’origine dell’antica Orvinium viene fatta risalire al periodo in cui i Siculi conquistarono la sabina. L’antica città di Orvinium (di cui Dionisio di Alicarnasso cantava le lodi) fu completamente distrutta prima dell’anno mille. Successivamente prese il nome di “Canemortem”, da cui Canemorto, nome che conservò fino al 1863. Per molti secoli rimase sotto il dominio dei monaci Benedettini di Santa Maria del Piano, nel XVI secolo divenne prima feudo della famiglia Orsini e poi della famiglia ducale dei Muti. Dopo il 1625 passò ai Borghese che ne divennero duchi. Nell’800 Orvinio fece parte dello Stato Pontificio e fu sede di Governo e residenza del Governatore.
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