LAZIO, SISTEMA SANITARIO REGIONALE: CENTRALE NUCLEARE DEL GARIGLIANO MONITORATA DAL DIPARTIMENTO DI EPIDEMIOLOGIA

Angela Carretta

Lazio – A novembre scorso il nucleo sommozzatori della Guardia di Finanza partenopea prelevò dei campioni dalle acque del fiume Garigliano limitrofi ai canali di deflusso dei reattori della centrale nucleare di Sessa Aurunca chiusa già dal 1982.

Dalle prime indiscrezioni, emergerebbe che i risultati delle analisi effettuate dai militari del Cisam – Centro Interforze Studi Applicazioni Militari – di San Piera Grado evidenzierebbero inquinamento radioattivo del fiume riscontrato soprattutto nell’area di prelievo attenzionata, sono stati da pochi giorni consegnati al Sostituto Procuratore della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Giuliana Giuliano, che, a fine novembre, aprì il procedimento penale 9664/12 per irregolarità in materia di sicurezza nucleare (DL 230/95).

Si evincerebbe comunque che gli studi predisposti sui campioni avrebbero riscontrato che la radioattività accertata non sarebbe eccessiva, anche se la ormai certezza della contaminazione radioattiva presente nel fiume obbliga ad interrogarsi su quali siano i rischi per la popolazione esposta alla contaminazione, per l’agricoltura, per gli allevamenti presenti sul territorio e sostentamento dell’economia locale.

Resta il fatto comunque che se anche in forma non elevata l’inquinamento da radioattività è presente, e sarà necessario avviare delle attività di bonifica on site che sembra siano già in via di disposizione dalle autorità competenti.

C’è da ricordare che già la cronaca riportava, nei mesi scorsi, a seguito di alcune verifiche pregresse effettuate in un’area interna al sito rinvenimento di rifiuti sotterrati quali anche materiali tecnici probabilmente adoperati dal personale dell’impianto, e che per tale motivo furono apposti i i sigilli dalle autorità nell’area denominata Trincee dal piano di bonifica. Ricordiamo che il termine per le operazioni di decommissioning dell’impianto è atteso per il 2022, e che il pericolo a cui la centrale espone la popolazione residente nell’area interessata è ancora oggetto di studi e monitoraggi, riscontrabili anche nella recente pubblicazione “Valutazione Epidemiologica dello stato salute della popolazione residente nelle centrali nucleari di Borgo Sabotino e del Garigliano” redatto dal Dipartimento Epidemiologia del SSR del Lazio, congiuntamente ad altri enti territoriali, ricordando che la provincia pontina da anni è oggetto di interesse per la presenza nel territorio di ben due centrali nucleari: Borgo Sabotino e Garigliano, attive dagli inizi degli anni Sessanta alla fine degli anni Ottanta.

Lo studio epidemiologico ha di fatto evidenziato un aumento della rilevanza del tumore tiroideo nelle donne residenti entro 7 km dalle centrali nucleari, ma l’analisi dell’incidenza e della mortalità tumorale per distanza dagli impianti non ha dimostrato eccessi per patologie correlate all’esposizione a radiazioni, obbligandoci ad una accurata riflessione su quanto questi impianti anche se dismessi rappresentino un grosso peso sulle generazioni che ne hanno ereditato l’ingombrante presenza, e che devono convivere con l’esposizione continua ai fattori di rischio ancora non del tutto accertati.

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