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Redazione Lazio

LAZIO PISANOPOLI, LA FARSA DELLE ELEZIONI DI FEBBRAIO: ECCO LE FINALITA' DELLA DIABOLICA MESSA IN SCENA

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Tempo di lettura 9 minutiRenata ha voluto forzatamente tagliare i consiglieri da 70 a 50 nonostante questo taglio configurasse un vizio di forma per l’indizione delle elezioni.

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[ LEGGE REGIONALE DEL 13 GENNAIO 2005, N. 2 ]

 

Chiara Rai

Roma – Elezioni regionali del Lazio il prossimo 10 e 11 febbraio 2013. Purtroppo non ci stiamo rendendo conto che sta per andare in scena un ennesimo teatrino che ci porterà alla rovina. La causa è tutta in uno slogan, o meglio in una minuziosa operazione che può apparire di facciata e per i “malpensanti” studiata a tavolino: “li mando a casa io”. Un frase micidiale che ha spazzato via la possibilità di agire nella legittimità e di poter avere una futura amministrazione regionale stabile e duratura.

Un ennesimo regalo fatto ai cittadini del Lazio, da una signora che a dire di molti, predica bene ma razzola male: oltre al danno di essere stati martoriati dai tagli alla sanità e dall’immobilismo nonché vergogna e indignazione che Batman e feste suine hanno suscitato nell’opinione pubblica (danneggiando le tasche dei contribuenti) adesso arriva la beffa del concreto pericolo di rimanere commissariati per un anno abbondante.

“Li mando a casa io” è una operazione diabolica. Renata ha voluto forzatamente tagliare i consiglieri da 70 a 50 nonostante questo taglio configurasse un vizio di forma per l’indizione delle elezioni.

Infatti da Legge regionale del 13 Gennaio 2005, n. 2 art. 3  “il Consiglio regionale è composto da 70 membri, di cui 56 eletti sulla base di liste circoscrizionali concorrenti e 14 eletti con sistema maggioritario, insieme con il Presidente della Regione, sulla base di liste regionali, nei modi previsti dalle disposizioni vigenti nella l. 43/1995”.

Se anziché fare la frittata e quindi ridurre i consiglieri dopo lo scandalo “pisanopoli”, avesse indetto le elezioni per sbrigarsi a ridare la parola agli elettori a quest’ora saremmo in piena e legittima campagna elettorale. Da un lato, la normativa regionale stabilisce un numero fisso di consiglieri: 70 più il Presidente della Regione. Dall’altro lato, il decreto legge n. 174 del 2012 indica un rapporto necessario fra popolazione regionale e numero dei consiglieri. Nel caso della Regione Lazio, in base all’ultimo censimento generale della popolazione (effettuato nel 2001, e dichiarato attraverso il d.p.c.m. 2 aprile 2003), le elezioni andrebbero pertanto indette per un numero di consiglieri pari a 50 più uno. La Polverini si è dimessa il 27 settembre 2012, il giorno dopo il Consiglio regionale è stato sciolto.

Con questa tenaglia normativa, l’art. 2, comma 3, del d.l. 174 modifica di fatto l’art. 19 dello Statuto del Lazio: sicché dovremmo leggervi, d’ora in avanti, «cinquanta» invece di «settanta» (il numero dei consiglieri regionali).

Una modifica anomala e irrituale, che scavalca tutte le regole sancite dall’art. 123 della Costituzione. In questo caso, evidentemente, i cittadini voterebbero per eleggere 50 consiglieri; ma il punto è che non può farlo, perché il Consiglio è stato sciolto il 28 settembre 2012, prima ancora che il Governo approvasse il decreto 174.

L’analisi politica di tutta questa “ribollita diabolica”, rispecchia la condotta: il centrodestra nel Lazio (ora non intendo parlare a livello nazionale) ha fallito sotto la guida di Renata Polverini che doveva tagliare la spesa pubblica e i consiglieri subito dopo l’insediamento e non quando si è trovata con l’acqua alla gola. E’ chiaro che la vendetta della signora sindacalista da quando portava i pantaloni corti è stata non permettere una vittoria facile ai prossimi. In questo caso il centrosinistra, che ha facile vittoria in mano, si potrebbe trovare con le elezioni invalidate perché la manovra di tagliare i consiglieri e indire le elezioni con 50 anziché 70 può essere impugnata per vizio di forma.

Questa dinamica è stata evidenziata il 23 novembre scorso dai gruppi consiliari regionali del Lazio della Lista Bonino Pannella, Federazione della Sinistra, Partito Socialista, Sinistra Ecologia e Libertà, e Verdi che hanno inviato alla Presidente della Regione Lazio Renata Polverini, al Presidente del Consiglio regionale del Lazio Mario Abbruzzese, al Ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri e per conoscenza al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano un parere pro veritate – richiesto dai gruppi medesimi al Professore Michele Ainis ordinario di Istituzioni di diritto pubblico nell’università di Roma Tre  – in merito alla vicenda dell’indizione delle elezioni regionali del Lazio, in particolare in relazione al numero di consiglieri che costituiranno il plenum della prossima legislatura.

Ainis è stato chiaro (si riassumono le conclusioni del suo parere: “il decreto legge 10 ottobre 2012, n. 174, deve considerarsi affetto da un vizio d’illegittimità costituzionale: sia per difetto del requisito posto dall’art. 77 Cost., ovvero il «caso straordinario di necessità e d’urgenza», non sanabile dall’eventuale conversione parlamentare del decreto (Corte cost., sentenze nn. 29 del 1995, 341 del 2003, 171 del 2007); sia per violazione delle competenze legislative e statutarie riservate alla Regione, in particolare dall’art. 122 Cost. (riserva di legge elettorale regionale, su cui v. Corte cost., sentenza n. 2 del 2004) e dall’art. 123 Cost. (riserva di Statuto). L’incostituzionalità del decreto 174 potrà farsi valere con gli ordinari mezzi di impugnazione degli atti legislativi, prefigurati dagli artt. 134 e 137 Cost., nonché dalla normativa d’attuazione. Quanto all’eventualità che il decreto d’indizione delle prossime elezioni regionali in Lazio applichi direttamente il decreto legge n. 174, la sua impugnazione è regolata dagli artt. 126 22 ss. del Codice del processo amministrativo, adottato con decreto legislativo n. 104 del 2010. A sua volta, il Consiglio di Stato ha reputato ammissibile il ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro il decreto di convocazione dei comizi elettorali (I sez., 28 ottobre 2009, n. 3653; V sez., 2 marzo 2009, n. 1194). Più di recente, il decreto legislativo 14 settembre 2012, n. 160 (novellando l’art. 129 del Codice del processo amministrativo), ha stabilito che gli atti diversi da quelli di esclusione del procedimento preparatorio per le elezioni regionali «sono impugnati alla conclusione del procedimento unitamente all’atto di proclamazione degli eletti».

Il pastrocchio è fatto e adesso la Regione Lazio andrà al voto, i cittadini si recheranno alle urne, il centrosinistra probabilmente salirà in poltrona per poi riscendere dopo un ricorso. Un altro commissario e il piano “riabilitazione pisanopoli” sarà fatto.

Il centrodestra avrà il tempo di riacquistare la fiducia e credibilità persa, nonché di riorganizzarsi, e intanto la crisi e i tagli e il commissariamento ridurranno in polvere tutto. Dal fango nascono dei fiori bellissimi, questo è l’auspicio ma l’evidenza è che la sete di potere e vendetta porta alla distruzione totale. Una inarrestabile corsa di un kamikaze impazzito che “polverizza” il poco rimasto. Questa la politica d’oggi signori e sinceramente la voglia e il pericolo che ci si affidi a comici per salvare questo sistema corrotto è sempre più tangibile. 

tabella PRECEDENTI: 

01/12/2012 LAZIO ELEZIONI, SI VOTA IL 10 E 11 FEBBRAIO 2013.

23/11/2012 ELEZIONI LAZIO, LISTA BONINO PANNELLA, FDS, PSI, SEL, E VERDI: ILLEGALE E IRRESPONSABILE INDIRE PROSSIME ELEZIONI INDICANDO CON 50 I CONSIGLIERI DA ELEGGERE 

21/11/2012 LAZIO ELEZIONI, CENTRODESTRA: SI PREPARA LA "GRAN RIBOLLITA" 

14/11/2012 LAZIO ELEZIONI, BONESSIO (VERDI): NO A ELECTION DAY REGIONALI-POLITICHE. TAGLI COSTI POLITICA NON APPARTENGONO A CULTURA CENTRODESTRA 

14/11/2012 LAZIO ELEZIONI, CANCELLIERI E POLVERINI CONCORDANO SU 10 E 11 FEBBRAIO

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