LAZIO, IL CASO DI UN AVVOCATO E MAMMA DI 4 FIGLI CHE COMBATTE CON IL CONTRATTO "SEPTIES"

Redazione

Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell'avvocato Claudia B.

Lettera per la Dott.ssa Chiara Rai
Sono un avvocato di 40 anni che nel 2005 ha lasciato la libera professione ed ha accettato un’assunzione presso un’azienda ospedaliera romana con la sottoscrizione di un contratto ex art. 15 septies D.vo 503/92 s.m.i. quinquennale. Alla scadenza naturale del contratto (1.11.2010) lo stesso è stato prorogato, per due volte, in virtù delle norme regionali finalizzate alla stabilizzazione del personale precario delle sanità (nn. 4 e 27 del 2006). In virtù di tali norme e degli accordi sindacali successivi nelle more sono stati prorogati tutti i contratti a tempo determinato. Il 4 dicembre 2011 (nono mese di gravidanza) sono stata collocata in astensione obbligatoria per maternità ed il 3 aprile 2012, il giorno prima del mio rientro, ho ricevuto una comunicazione dalla mia azienda con la quale sono stata informata che il mio contratto non era stato prorogato come tutti gli altri non essendo pervenuta specifica deroga in tal senso dalla Regione Lazio e che lo stesso contratto , scaduto il 31.12.2011, è proseguito sino al 4 aprile 2012 solo in termini economici. La Regione Lazio il 29.12.2011 ha sottoscritto l’accordo per la proroga di tutto il personale a tempo determinato sino al 31.12 2012. Il 30.12.2011 la stessa Regione ha inviato una nota a tutti i direttori generali invitando gli stessi, nelle ipotesi di contratti sottoscritti ai sensi dell’art. 15 septies, a richiedere una deroga non esplicitando le motivazioni sottese alla discriminazione di tali contratti (a tempo determinato) rispetto a tutti gli altri a tempo determinato prorogati. A titolo meramente indicativo del caos regionale, lo stesso dirigente che ha inviato la predetta lettera del 30.12.2011, in una precedente comunicazione inviata alle aassll nel mese di novembre 2011, avente ad oggetto “precisazioni in merito al superamento del precariato”, ha chiarito che i contratti stipulati ai sensi dell’art. 15 septies sono considerati contratti a tempo determinato e che il personale assunto attraverso tale tipologia contrattuale deve considerarsi “personale precario”. Il direttore generale della mia azienda, sensibile e attendo a garantire il risparmio di denaro pubblico, ha immediatamente richiesto tale deroga con note del 4 gennaio e del 19 gennaio 2012 , ponendo a fondamento di tale richiesta diverse motivazioni tra cui la necessità di garantire continuità difensiva per l’azienda, nonché per evitare il ricorso ad avvocati esterni con duplicazione dei costi e comunque esborso di maggior denaro rispetto all’utilizzo di avvocati interni. In più il direttore nella richiesta inoltrata alla regione ha anche fatto presente che ben poteva essere applicato l’art.54 comma 2 lett c) del d.lvo 151/2001, legge a tutela della maternità, con il conseguente mantenimento in servizio della sottoscritta sino al compimento di un anno della bambina nata nel mese di dicembre 2011. Nonostante le numerose lettere e solleciti scritti e verbali la regione lazio non ha mai risposto al direttore generale. Durante questi anni ho dedicato tutta me stessa per dirigere diligentemente la struttura legale la cui responsabilità mi era stata affidata, non usufruendo per ragioni di servizio di gran parte dei giorni ferie previsti annualmente (accantonando in 6-7 anni quasi 100 giorni di ferie non godute) recandomi in ufficio e in udienza con l’influenza e quant’altro e non usufruendo di alcun beneficio legato alla maternità e alla prole se non l’astensione obbligatoria per maternità. Sono mamma di 4 figli e grazie al sacrificio profuso nel lavoro garantivo l’entrata principale per il sostentamento di tutta la mia famiglia. Ora mi trovo da un giorno all’altro senza lavoro, senza stipendio, e quindi non in grado di sostenere la mia famiglia,(mio marito è infermiere professionale quindi con uno stipendio che non arriva ai 1500,00 euro) e con degli impegni economici già da tempo pianificati, come ad esempio l’asilo nido della piccola di 4 mesi, che allo stato non so come rispettare, sono inoltre costretta a intraprendere un’azione giudiziaria d’urgenza per veder tutelati i miei diritti di lavoratrice e di mamma. Ma nell’attesa dell’esito del giudizio o qualora lo stesso non dovesse essere positivo una donna, mamma di 4 figli, che sette anni fa ha chiuso il proprio studio professionale, rinunciando a tutti i clienti, possibile che deve iniziare nuovamente tutto da capo, peraltro in un momento di crisi così evidente? Troppo spesso al telegiornale ogni giorno si sente di un suicidio a causa della difficoltà a guadagnare il necessario per sopravvivere, ma neanche questo mi potrei permettere per amore dei miei figli. Quanto è accaduto è ancor più assurdo per il fatto che la mia attività per anni ha fatto risparmiare una gran quantità di denaro pubblico!!!!!!!!!!