Clicca e condividi l'articolo
Tempo di lettura 3 minuti
Viterbo – Per l’esiguo numero e per la loro dislocazione le cosiddette fontanelle di acqua depurata, sparse un po’ a macchia di leopardo nei comuni della Provincia di Viterbo, sono una risposta tardiva, insufficiente ed indecorosa alle necessità e al diritto delle popolazioni di ricevere acqua salubre per poter ridurre i rischi derivanti da una esposizione cronica, ultradecennale, a valori di arsenico fuorilegge nelle acque ad uso umano.
Il recente studio “Valutazione Epidemiologica degli effetti sulla salute in relazione alla contaminazione da Arsenico nelle acque potabili nelle popolazioni residenti nei comuni del Lazio”, realizzato dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale della Regione Lazio, ha documentato una situazione molto grave e preoccupante; a pagina 42 si legge infatti: ” In conclusione, l’indagine evidenzia eccessi di incidenza e mortalità nei Comuni con livelli stimati per il periodo 2005-2010 per patologie associabili ad esposizione ad arsenico (tumori del polmone e della vescica, ipertensione, patologie ischemiche, patologie respiratorie, diabete).
Un altro recente studio “ Arsenico urinario speciato quale biomarcatore dell’esposizione alimentare all’arsenico inorganico in popolazioni residenti in aree ricche di arsenico nel Lazio”, effettuato anche su soggetti volontari residenti nei comuni di Acquapendente, Canepina, Capranica, Caprarola, Carbognano, Civita Castellana, Fabrica di Roma, Farnese, Lubriano, Marta, Montalto di Castro, Orte, Ronciglione, Tarquinia, Tessennano,Vetralla e Viterbo, ha concluso che : “…Valori eccedenti i 15 μg/L per iAs ( arsenico inorganico) e metaboliti sono stati trovati nel 41% dei campioni, evidenziando esposizioni alimentari all'arsenico inorganico superiori alla media della popolazione generale…” .
Alla luce anche delle conclusioni di questi studi è evidente che si deve agire urgentemente per dare acque dearsenificate e salubri alle popolazioni nel rispetto del diritto alla salute, come sancito dall’articolo 32 della Carta costituzionale e dalle vigenti disposizioni di legge.
Bisogna pertanto subito realizzare interventi rapidi e risolutivi per la completa dearsenificazione delle acque ad uso potabile, avviare una informazione corretta e diffusa rivolta a tutti i cittadini delle aree interessate e in particolare per quelli residenti nei Comuni dell’Alto Lazio interessati da questa problematica, e nelle scuole, negli ambulatori medici, nelle strutture militari e carcerarie.
E’ inoltre necessario che nella fase di realizzazione degli impianti e/o di nuove captazioni da falde di superficie – fase che appare ancora molto lontana e problematica nella maggior parte dei casi – si utilizzino immediatamente forme alternative di approvvigionamento idrico, anche mediante autobotti, per tutta la popolazione e in particolare per i malati, le donne in gravidanza, i neonati e i bambini ( per i noti effetti dell’arsenico anche sullo sviluppo cerebrale con incremento di disturbi neurocomportamentali e neoplasie).
Ricordiamo infatti che l’arsenico è classificato dall’Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (I.A.R.C.) come elemento cancerogeno certo di classe 1 e posto in diretta correlazione con molte patologie oncologiche e in particolare con il tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute; una consistente documentazione scientifica lo correla anche ai tumori del fegato e del colon.
E sempre l’assunzione cronica di questo elemento tossico e cancerogeno, è indicata anche quale responsabile di patologie cardiovascolari; neurologiche; diabete di tipo 2; lesioni cutanee; disturbi respiratori; disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.
E’ per queste fondate e incontrovertibili ragioni che il Decreto Legislativo 31/2001, in recepimento della Direttiva europea 98/83 ne fissava già nel 2001 il limite massimo in 10 microgrammi/litro, per le acque destinate ad uso potabile e per il loro utilizzo nelle preparazioni alimentari ed è sempre per queste stesse ragioni che l’Organizzazione mondiale della sanità( Oms) raccomanda valori di arsenico il più possibile prossimi allo zero.
Il Decreto Legislativo 31/2001 colpevolmente non è stato rispettato , attraverso il ricorso all’Istituto della deroga, così negli ultimi dieci anni le popolazioni del Lazio coinvolte da questa problematica ambientale e sanitaria, sono state molto spesso se non quasi del tutto lasciate all’oscuro circa i gravissimi rischi correlati all’assunzione di acqua ed alimenti contaminati da arsenico ed esposte a valori di arsenico fuorilegge, che hanno raggiunto anche i 50 microgrammi/litro, ovvero cinque volte il limite di legge previsto, per questa sostanza tossica e cancerogena per la quale non esiste alcuna soglia accettabile di sicurezza per esposizioni croniche.
Per quanto sopra esposto l’ Associazione italiana medici per l'ambiente – Isde (International Society of Doctors for the Environment) di Viterbo fa nuovamente appello perché i rappresentanti delle istituzioni abbandonino atteggiamenti superficialmente rassicuranti ed ammettano la gravità della situazione, solo così si potranno riconoscere i danni già subiti dalle popolazioni esposte, e in particolare da quelle dell’Alto Lazio, ed intervenire con la messa in funzione di tecnologie di dearsenificazione che siano garantite almeno per 20 anni relativamente alla loro efficacia di abbattimento dell’arsenico e alla loro corretta gestione.
Correlati