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Roma

LAZIO, BANCHE POPOLARI: E' CRISI

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Tempo di lettura 2 minutiI dipendenti di Dexia Crediop rischiano il licenziamento

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di Simonetta D'Onofrio

Licenziamenti collettivi. È questa è la preoccupazione che sta attanagliando i lavoratori della Dexia Crediop, Banca quasi centenaria, specializzata nei settori delle infrastrutture (Autostrade, TAV, Energie alternative, Telecomunicazioni, Ospedali, investimenti degli Enti locali, ecc.) e dei servizi di pubblica utilità, che rischiano il licenziamento, circa 180 persone, dimenticate dalla politica.
“Il patrimonio di pertinenza di tre Banche Popolari italiane bruciato in un fallimento parastatale franco-belga e le Istituzioni italiane finora sono indifferenti”, così commentano le sigle sindacali più rappresentative del settore credito per quanto concerne la situazione che si è creata in un settore così importante per il nostro Paese. Il Gruppo Dexia – sostanzialmente fallito e nazionalizzato dagli Stati di Francia e del Belgio – attualmente ne mantiene il controllo con il 70% del capitale, le restanti quote sono detenute da importanti banche italiane: Banca Popolare dell’Emilia Romagna (10%), Banca Popolare di Milano (10%) e Banco Popolare (10%).  Il Crediop, che negli ultimi 10 anni prima della crisi ha invece finanziato oltre 45 miliardi di euro di investimenti in Italia, potrebbe svolgere in collaborazione con altri attori pubblici o privati un ruolo importante per il rilancio del Paese, mettendo a disposizione le sue competenze e il patrimonio dei soci italiani che altrimenti rischia di essere irrimediabilmente perso.

I Governi di Francia e Belgio, d’intesa con la Commissione Europea, hanno recentemente deciso di mettere in liquidazione la Banca italiana, avviando conseguentemente al licenziamento i suoi 177 lavoratori (una prima tranche pari ad oltre 1/3 già nelle prossime settimane) e iniziando il trasferimento oltralpe di capitali, attività finanziarie e lavoro. Il personale e il know how saranno dispersi. Il patrimonio, di cui il 30% in mani italiane, sarà dissipato nella liquidazione di un gruppo parastatale estero famoso solo per le dimensioni gigantesche dei propri errori e delle buonuscite milionarie accordate ai propri amministratori – in genere ex funzionari pubblici o esponenti del sottobosco politico franco-belga.

Le Organizzazioni Sindacali negli ultimi 60 giorni hanno avanzato più volte proposte per cercare una risoluzione del problema, chiedendo incontri al MEF ed al MISE, per un confronto condiviso, che a tutt’oggi ancora non c’è stato. Il 7 gennaio, nel piazzale antistante il Ministero dell’Economia, hanno organizzato una manifestazione con i lavoratori di Dexia Crediop per sollecitare l’intervento delle Autorità Pubbliche contro lo smantellamento della loro Banca e il licenziamento dei suoi lavoratori e un incontro con il Governo Renzi.
Ad aggrevare la situazione di Dexia c’è una crisi di settore in cui la vicenda si colloca. L’intera categoria sciopererà il prossimo 30 gennaio, per contestare la decisione unilaterale di ABI di dare disdetta e successiva disapplicazione dei contratti collettivi di lavoro dal 1 aprile 2015. E’ l’inizio di un periodo caldo per i lavoratori dei sevizi finanziari, che vedono progressivamente sgretolarsi la rete di tutele del posto di lavoro, senza che nessuno operi per contrastare la crisi in atto.
 

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