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Redazione
Lazio – «Siamo fuori tempo massimo sulla questione arsenico nel Lazio? A circa due mesi dalla scadenza della deroga ai limiti massimi di concentrazione dell'arsenico nell'acqua potabile imposta dall'Unione europea, che ricordiamo è al 31 dicembre 2012, il lavoro di bonifica degli acquedotti ci sembra al di fuori di Roma ancora molto arretrato. – afferma il Presidente dei Verdi del Lazio, Nando Bonessio – Per questo motivo abbiamo fatto, tramite il Consigliere regionale e Presidente nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli, un'interrogazione alla Presidente Polverini, che è anche Commissario nominato dal Governo per l'emergenza arsenico, nella quale chiediamo quale sia lo stato dei lavori, se le somme impegnate sono sufficienti per riportare i limiti nella norma, quali provvedimenti si stanno predisponendo per salvaguardare la salute dei cittadini nel caso non si riesca a rispettare la scadenza di fine anno. Inoltre chiediamo se sono state redatte le relazioni da inviare all'Unione europea, quali provvedimenti sono stati presi nel frattempo per tutelare la fascia più sensibile all'inquinamento da arsenico, ossia quella dei bambini fino ai tre anni e cosa si intende fare alla luce dei risultati della Valutazione Epidemiologica realizzata dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale che attesta definitivamente la relazione tra arsenico nell’acqua e aumento delle patologie tumorali nella popolazione. Nonostante la nostra sia "un'interrogazione urgente a risposta scritta" non confidiamo in un rapido riscontro come pretenderebbe la situazione visto che la Polverini sembra affaccendata in tutt'altre questioni rispetto al governo della Regione e per questo motivo abbiamo scritto sia al Presidente della Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, On. Angelo Alessandri, sia al Ministro della Salute, Prof. Renato Balduzzi, affinchè, convochino la Presidente e Commissario all'Emergenza arsenico, in Commissione Ambiente, per rispondere su questi quesiti. Ogni altro ritardo nella soluzione del problema è un vero e proprio attentato alla salute dei cittadini e al bilancio dello Stato, poichè dal 1 gennaio 2013 potremmo essere multati dall'Europa, per il non rispetto delle norme Comunitarie, per una cifra di 300mila euro al giorno».
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