Roma
Lazio Ambiente SpA: oltre 200 maestranze rischiano di restare a casa
Tempo di lettura 3 minutiOggi sindacati e lavoratori manifesteranno davanti al “cubo”, sede della loro azienda
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8 anni agoon
Red. Cronaca
COLLEFERRO (RM) – A Colleferro il nuovo anno si apre con la vertenza delle organizzazioni sindacali dei lavoratori di Lazio Ambiente spa che il 10 gennaio manifesteranno davanti al “cubo”, sede della loro azienda. Oltre 200 maestranze, soprattutto impiegati, rischiano di restare a casa. I Comuni che escono dalla società non portano con sé questa categoria, che rimane a carico di Lazio Ambiente spa e dei pochi Comuni che ancora vi aderiscono. Ne è un esempio il Comune di Subiaco che dal 1° gennaio ha affidato il servizio alla Pragma srl, che non assorbirà tutto il personale e prevede il licenziamento di 2 unità. Da tempo i dipendenti chiedono la salvaguardia dei livelli occupazionali, contro il ricorso alla cassa integrazione, la dismissione pubblica della gestione. Temono la fuga dei Comuni conferitori, la cessione delle quote societarie e l’incognita sul soggetto che, a seguito della gara ad evidenza pubblica, diventerà il nuovo proprietario.
Con la nuova legge di stabilità per il 2017 la Regione Lazio ha deciso che il pacchetto azionario possa essere acquistato anche da un privato, scendendo sotto il 51% del capitale societario. I dipendenti chiedono alla Regione di recedere dalla dismissione delle quote, dalla messa in liquidazione o cessione e che sia mantenuta la natura di società “a totale partecipazione pubblica”. Le problematiche intorno alla società regionale risalgono al momento stessa della sua costituzione nel 2011, nata sulle ceneri dell’ex Consorzio Gaia spa (tuttora in amministrazione straordinaria per la liquidazione degli ultimi assett).
La società regionale si è limitata alla sopravvivenza affidandosi a questo o a quel manager pur di non affrontare i problemi gestionali attraverso un progetto innovativo per il rilancio dell’attività che puntasse su un nuovo ciclo dei rifiuti e sul nuovo modello di economia circolare, che avrebbe garantito profitti, occupazione e migliori condizioni di salute
Le Amministrazioni comunali (escluse quelle morose che hanno concorso al debito verso Lazio Ambiente spa per 21 milioni di euro) e le forze sociali locali hanno sempre denunciato la carenza del servizio di gestione dei rifiuti, i costi elevati del “carrozzone”, lo stallo progettuale e il cattivo utilizzo di risorse pubbliche.
La manovra di bilancio per il 2017 ha stanziato per il ciclo dei rifiuti 21,2 milioni di euro e per il programma straordinario di raccolta differenziata 75 milioni per il triennio.
Nessuna possibilità di chiudere la discarica di colle Fagiolara, dismettere gli inceneritori di colle Sughero, abbandonare i due progetti di TMB (Trattamento meccanico biologico). Nessuna progettualità nuova, nessuna programmazione per le campagne di formazione e informazione ai cittadini.
Il Comitato manifesta la sua totale contrarietà alla chiusura della discarica addirittura nell’arco di un triennio, al revamping degli inceneritori e alla dismissione di Lazio Ambiente spa che necessita di essere riorganizzata restando pubblica.
"Se ciò avverrà, oltre alla perdita di posti di lavoro, la gestione del servizio di igiene ambientale diventerà preda di imprese private e Colleferro continuerà ad essere una “colonia” romana. – Dichiarano dal Comitato – Giusto chiedere alla Regione di recedere dalla dismissione – proseguono – e giusta la difesa del posto di lavoro da parte di un drappello di consiglieri comunali del territorio ma vogliamo domandarci il motivo per il quale, al di là della facile retorica, il servizio pubblico si difende solo quando lo status quo è messo in discussione? Questi amministratori erano ampiamente a conoscenza dello stato economico-finanziario di Lazio Ambiente spa! Si sono domandati da cosa fossero generate quelle perdite? E in che modo sono intervenuti? Sappiamo bene che i ricavi dell’azienda sono crollati e che risentono del ritardo cronico dei pagamenti da parte dei Comuni, ritardo determinato in buona parte da una elevata evasione della Tari, che è il costo (e un peso per le famiglie) per un servizio inefficiente. Non emerge mai abbastanza la scarsa qualità del servizio, la sua inefficienza, le mancate azioni legali intraprese verso la società. Dobbiamo sottolinearlo a gran voce – evidenziano dal Comitato – che la raccolta differenziata raggiunge oggi livelli bassissimi, nonostante le direttive europee, perché questo conviene ai Comuni! Ricordiamoci sempre che mantenere aperta la discarica significa assicurare un introito alle casse comunali di Colleferro! Nonostante roboanti inaugurazione di isole ecologiche ancora siamo lontani dall’inizio di un nuovo ciclo rifiuti. Possibile che alcune opere pubbliche vengano realizzate con il solo fine di accontentare ditte e progettisti senza mai porsi il problema del loro effettivo utilizzo? Cosa succederà nei prossimi mesi è difficile da immaginare non esistendo un tavolo, un forum, un osservatorio dove dibattere queste problematiche e ricevere informazioni verificate. Ad oggi ci risulta che molti Comuni, come Valmontone e Colonna, hanno già aderito ad Ambiente spa. Il protocollo d’intesa per un nuovo consorzio, proposto dall’attuale management di Lazio ambiente spa, è stato approvato da pochissimi Comuni, rendendo il cammino di questa operazione molto difficile. L’intero sistema dei rifiuti regionale sembra destinato a gravare con le sue distorsioni sulle tasche e sulla salute dei cittadini. La difesa del servizio pubblico concludono dal Comitato residenti di Colleferro -appare come una scusante dietro cui celare interessi privati e noi cittadini dobbiamo subire solo la prepotente imposizione dall’alto.
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