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di Simonetta D'Onofrio
Occorre sfruttare le potenzialità che le telecomunicazioni, industria in continua crescita, offrono nel mercato del lavoro. Per questo motivo il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, durante la visita ufficiale in Cina, ha incontrato una delegazione del colosso Huawei, società presente da una decina di anni nel nostro paese, con circa 700 dipendenti e due sedi a Roma e Milano.
I dirigenti della società controllante hanno confermato l’interesse dell’azienda nel nostro paese, indicando un incremento previsto del 15% di personale (corrispondente in circa 200 posti di lavoro) per il 2015. Il ruolo degli investitori stranieri è particolarmente importante in un mercato del lavoro asfittico, come quello italiano.
In particolare, l’industria cinese, oltre alla rete commerciale, ha sviluppato nel nostro paese uno dei centri di innovazione tecnologica, che a livello globale occupa una posizione di primo livello nel proprio business. Nel 2012 in innovazione tecnologica sono stati investiti quasi 5 miliardi di dollari, pari a circa il 14% del fatturato.
Il modello societario della società cinese, inoltre, è un’interessante versione della politica socialista applicata al libero mercato. Huawei tecnologies è detenuta interamente dai propri dipendenti.
In Italia gli occupati in ricerca e sviluppo sono circa un centinaio, tutti altamente specializzati, hanno una stretta collaborazione con le università italiane, e ogni anno i migliori laureandi vengono mandati per uno stage di alta specializzazione nei tre centri cinesi dell’industria (a Shangai, Pechino e Shenzhen) dove hanno possibilità di applicare gli studi effettuati.
L’espansione di Huawei in Italia è continua, i suoi prodotti e servizi si stanno imponendo a livello mondiale, essere tra i primi partner europei può essere solamente un valore aggiunto per le telecomunicazioni italiane.
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